h2]Il proemio della Gerusalemme liberata
L’annuncio della materia di cui tratterà la Gerusalemme liberata si risolve nei due versi iniziali del Proemio. Leggendoli, infatti, i lettori dell’epoca colgono immediatamente i riferimenti alla prima crociata – presentata come liberazione del «gran Sepolcro» di Cristo – e alla figura di Goffredo di Buglione, indicato come capitano dell’esercito cristiano («l’armi pietose»).
Strutturalmente il proemio si configura secondo lo schema dell’epica rinascimentale e quindi si suddivide in tre parti: protasi, invocazione alla Musa e dedica al signore. Nella protasi (ottava 1) la voce narrante sintetizza la trama del poema: racconterà dell’esercito cristiano (le «arme pietose») che, sotto la guida di Goffredo di Buglione (il «capitano»), portò alla liberazione del sepolcro di Cristo, e anche degli infruttuosi tentativi compiuti da Satana e dai musulmani per contrastarne la vittoria. Infine narrerà degli sforzi che Goffredo, sorretto dall’aiuto di Dio, dovette affrontare per riuscire a ricompattare l’esercito dopo che molti suoi compagni, cedendo alle tentazioni terrene, se ne erano allontanati («i suoi compagni erranti»). Nell’invocazione alla Musa (ottave 2 e 3) il poeta chiede alla Musa cristiana di ispirargli sentimenti religiosi e di perdonarlo se intreccerà la realtà storica (il «vero») con piacevoli episodi d’invenzione (i «fregi» e i «diletti»). Il lettore, infatti, è come un bimbo ammalato che può accettare una medicina amara solo se gli viene somministrata insieme alle sostanze dolci (i «soavi licor») di cui sono cosparsi i bordi del bicchiere: deve cioè essere ingannato con versi attraenti per accostarsi a una materia storica e religiosa (la medicina) che gli procura un giovamento spirituale. Infine, nella dedica al signore (ottave 4 e 5), Tasso offre il suo poema ad Alfonso II d’Este in segno di ringraziamento per avergli dato ospitalità e protezione dalle avversità della sorte.
Il rispetto apparente della norma
Nella protasi della Gerusalemme liberata si coglie l’intenzione dell’autore di congegnare un poema epico apparentemente conforme alle regole aristoteliche e ai princìpi della Controriforma. La prima ottava si basa infatti sulla norma aristotelica secondo cui l’argomento narrato deve essere unico e costituirsi in una struttura chiusa, con un inizio, uno sviluppo e una conclusione. Viene inoltre affrontato un argomento storico e fornito un chiaro riferimento religioso e morale. Ciò emerge con chiarezza se si confronta la protasi del poema di Tasso con quella dell’Orlando furioso di AriostoLa libertà di reinterpretare la norma
Dall’invocazione alla Musa traspare invece la rivendicazione della libertà di inventare storie affascinanti, ereditata dalla precedente cultura rinascimentale. Tasso vi sostiene infatti l’esigenza di reinterpretare il codice letterario e morale del suo tempo alla luce delle proprie convinzioni, accordando l’unità con la varietà, la storia con la finzione poetica e il giovamento con il diletto.Parafrasi
Ottava 1: Canto le armi devote a Dio (pietose) e il comandante che liberò [dai musulmani] il venerabile (gran) sepolcro di Cristo. Egli compì molte imprese (molto oprò) con la saggezza (’l senno) e con la forza (la mano), sopportò molte sofferenze (molto soffrì) durante la gloriosa conquista (acquisto) [di Gerusalemme]; e inutilmente (in van) si opposero a essa (vi s’oppose) le forze infernali (l’Inferno), e inutilmente si armarono le diverse genti (il popol misto) d’Asia e d’Africa (di Libia). Il Cielo gli diede sostegno (gli diè favore) e [Goffredo] ricondusse (ridusse) sotto le sante insegne (santi segni) i suoi compagni caduti in errore e dispersi (erranti).Ottava 2: O Musa, tu che non [ti] circondi la fronte con effimere corone di alloro (caduchi allori) sul [monte] Elicona, ma su nel cielo fra le schiere dei beati (infra i beati cori) hai una corona d’oro (aurea) di stelle immortali, tu ispira al mio cuore (petto mio) caldi sentimenti di fede (celesti ardori), tu rendi luminoso (rischiara) il mio canto e tu perdona se intreccio (s’intesso) la verità storica (ver) con gli ornamenti poetici ( fregi), se adorno in parte i miei scritti (le carte) con piaceri diversi (d’altri diletti) da quelli [spirituali] che ti sono propri (che de’ tuoi).
Ottava 3: Tu sai che tutti (il mondo) corrono là dove l’attraente (lusinghier) Parnaso sparge (versi) in maggiore quantità (più) le sue dolcezze, e che il vero [della storia], arricchito (condito) con versi piacevoli (molli), ha convinto (persuaso) con il fascino (allettando) [anche] i più restii (schivi). Allo stesso modo (Così) al fanciullo malato (egro) porgiamo i bordi del bicchiere (gli orli del vaso) cosparsi (aspersi) di dolci liquidi (soavi licor): così (intanto) egli (ei), ingannato, beve i succhi amari [della medicina] e dal suo inganno riceve la salute (vita).
Ottava 4: Tu, generoso Alfonso, che sottrai (ritogli) all’imperversare della tempesta (al furor di fortuna) e guidi verso il porto me, [che sono come] uno straniero vagabondo (peregrino errante), sballottato (agitato) tra gli scogli e tra le onde e quasi sommerso (absorto), accogli benevolmente (in lieta fronte) questi miei scritti (carte), che io offro (i’ porto) dedicati (sacrate) a te come un’offerta votiva (quasi in voto). Forse un giorno accadrà (un dì fia) che la [mia] penna profetica (presaga) osi scrivere di te quello a cui ora (ch’or n’) accenna [soltanto].
Ottava 5: È veramente cosa ragionevole (ragion), se mai (unqua) avverrà che si vedano i buoni seguaci (il buon popolo) di Cristo in pace [tra loro], e che [essi] cerchino con la flotta (navi) e con l’esercito (cavalli) di togliere nuovamente (ritòr) il grande e immeritato bottino (ingiusta preda) ai feroci Turchi (al fero Trace), che a te sia concesso il dominio (lo scettro) sulla terra o, altrimenti (se ti piace), il comando supremo (alto imperio) sui mari. Tu che segui le orme (Emulo) di Goffredo, ascolta intanto i miei versi (nostri carmi) e preparati (t’apparecchia) alle armi.