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Habilis
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Concetti Chiave

  • Il coro di pastori nell'Aminta di Tasso funge da commentatore collettivo delle vicende, simile al coro delle tragedie classiche, guidando l'interpretazione morale del pubblico.
  • L'opera critica la vita di corte, descrivendola come ipocrita e artificiosa, dominata da norme sociali che allontanano l'uomo dalla natura.
  • Viene proposto un ideale di vita edonistico, basato sul piacere libero da costrizioni morali, un tema ereditato dalla cultura umanistico-rinascimentale.
  • L'Aminta è una favola pastorale ambientata nel mondo semplice dei pastori, con una trama che segue l'amore non corrisposto e infine corrisposto tra Aminta e Silvia.
  • La canzone nell'opera è composta da cinque strofe di settenari ed endecasillabi, con uno schema di rime complesso e un congedo finale più breve.

Indice

  1. O bella età de l’oro
  2. Metrica
  3. La funzione del coro
  4. Il vivere artificioso di corte
  5. Un irrealizzabile ideale di vita
  6. Aminta

O bella età de l’oro

La condanna del tempo presente e della civiltà delle corti compare con particolare evidenza al termine del primo atto, quando i pastori che assistono alle tormentate vicende di Aminta e Silvia le commentano in coro.

Metrica

Canzone composta di cinque strofe di settenari ed endecasillabi (schema delle rime abCabCcdeeDfF), e di un congedo (strofa finale più breve) rimato secondo lo schema XyY.

La funzione del coro

Nell’Aminta Tasso introduce un coro di pastori che svolge una funzione analoga a quella delle tragedie classiche. Anche in quest’opera, come nelle antiche tragedie, il coro rappresenta una sorta di personaggio collettivo, formato da attori, che commenta le azioni dei personaggi o le vicende del dramma, incarnando il pensiero dell’autore e guidando il pubblico a comprenderne il valore morale.

Il vivere artificioso di corte

Nel brano seguente, uno dei più celebri dell’Aminta, il coro incolpa l’Onore di avere introdotto la vergogna nella società dei pastori, un tempo liberi di abbandonarsi ai piaceri dell’amore, e lo invita a lasciare i boschi per andare a turbare il sonno dei potenti. In tale invito si riconosce un chiaro riferimento all’ipocrisia e alla falsità che regnano nelle corti urbane, presso le quali l’onore si manifesta sotto la forma artificiosa della rispettabilità. Nelle corti infatti, dove la civiltà ha maggiormente corrotto gli uomini allontanandoli dallo stato di natura e rendendoli schiavi del giudizio altrui, vige il rigido sistema di norme sociali non scritte (ma rispettate da tutti) che Tasso mette implicitamente sotto accusa in questi versi. Tra queste norme rientrano, ad esempio, l’uso di un linguaggio sempre sorvegliato e l’assunzione di atteggiamenti studiati e innaturali (a i detti il fren ponesti, a i passi l’arte, v. 705).

Un irrealizzabile ideale di vita

La polemica contro l’Onore contiene insomma un’allusione al clima soffocante e repressivo che si respira nell’ambiente cortigiano e che costituisce l’esatto opposto di quell’ideale di vita edonistico, cioè fondato sul godimento del piacere libero da costrizioni morali (S’ei piace, ei lice, v. 681), che non si è mai davvero concretizzato se non nella letteratura classica e moderna a cui l’Aminta si ispira. Si tratta di un ideale che Tasso eredita dalla cultura umanistico-rinascimentale ormai in declino e che, sul piano psicologico, incarna il suo bisogno di sottrarsi alla realtà e di evadere anche solo con la fantasia nel mondo favoloso del mito.

Aminta

L’Aminta è un’opera teatrale, scritta in versi e suddivisa in cinque atti, che si ricollega sia alla tradizione della poesia pastorale antica sia al nuovo genere della favola pastorale, un tipo di dramma affermatosi a Ferrara che mette in scena vicende sentimentali a lieto fine ambientate nel mondo semplice dei pastori. La sua composizione e la prima rappresentazione, avvenute entrambe nel 1573, rispondono all’intenzione di intrattenere amabilmente il duca Alfonso e i suoi cortigiani: per tale motivo l’Aminta contiene diverse allusioni a personaggi della corte ferrarese (oggi spesso di difficile decifrazione). La trama si basa sull’amore non corrisposto del pastore Aminta per la ninfa Silvia, una bella fanciulla che, dedita esclusivamente alla caccia, nega a se stessa la possibilità di ricambiare il sentimento. Entrambi i giovani si confrontano con due maturi consiglieri (Silvia con Dafne e Aminta con Tirsi), i quali si mettono d’accordo per creare l’occasione di un loro incontro presso una fonte dove Silvia è solita immergersi. L’incontro, che dovrebbe permettere ad Aminta di vincere le resistenze dell’amata, non dà però il risultato sperato poiché Silvia continua a disdegnare il giovane e fugge nel bosco. Il dramma sembra volgere verso un finale tragico quando Aminta, credendo che Silvia sia stata sbranata dai lupi, tenta il suicidio; invece egli si salva in modo fortuito e Silvia, che a propria volta lo crede morto, si accorge di provare per lui quel sentimento d’amore che ha sempre represso. La vicenda si conclude quindi felicemente con il matrimonio dei due innamorati.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema principale dell'opera "Aminta"?
  2. Il tema principale dell'opera "Aminta" è l'amore non corrisposto tra il pastore Aminta e la ninfa Silvia, ambientato nel mondo semplice dei pastori, con un finale a lieto fine.

  3. Qual è la funzione del coro nell'opera "Aminta"?
  4. Nell'opera "Aminta", il coro di pastori svolge una funzione simile a quella delle tragedie classiche, commentando le azioni dei personaggi e incarnando il pensiero dell'autore.

  5. Come viene rappresentato il vivere di corte nell'opera?
  6. Il vivere di corte è rappresentato come artificioso e ipocrita, con norme sociali rigide che corrompono gli uomini, allontanandoli dallo stato di natura.

  7. Qual è l'ideale di vita proposto nell'opera "Aminta"?
  8. L'ideale di vita proposto è edonistico, fondato sul godimento del piacere libero da costrizioni morali, un ideale che non si è mai concretizzato se non nella letteratura classica e moderna.

  9. Qual è la struttura metrica della canzone nell'opera "Aminta"?
  10. La canzone è composta di cinque strofe di settenari ed endecasillabi, con uno schema delle rime abCabCcdeeDfF, e un congedo rimato secondo lo schema XyY.

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