Concetti Chiave
- Il sonetto proemiale del Canzoniere di Petrarca funge da introduzione al libro, riflettendo sulla disillusione amorosa e sulla vergogna del passato.
- Temi principali includono l'errore dell'amore terreno, il pentimento e la caducità delle illusioni umane, evidenziando l'evoluzione spirituale del poeta.
- Petrarca si rivolge a lettori che hanno sperimentato l'amore, cercando comprensione per il suo passato, ma alla fine il sonetto diventa un monologo interiore.
- Il sonetto è caratterizzato da un contrasto tra passato e presente, con un focus sull'autoanalisi che porta a una comprensione più profonda della vita.
- La struttura formale del sonetto, con lunghe frasi e figure retoriche come l'allitterazione, sottolinea il tormento interiore e la ricerca di musicalità nel testo.
È il sonetto proemiale del Canzoniere, voluto cioè dall’autore come introduzione a tutto il libro. Secondo lo studioso spagnolo Francisco Rico, il sonetto risale al 1350, l’anno in cui Petrarca sta riordinando il Canzoniere. In ogni caso viene composto dopo la morte di Laura (1348), visto che il tema principale del testo è un bilancio sull’amore del passato.
● l’errore del passato (l’amore) e la disillusione odierna;
● la vergogna per aver ceduto a tale passione e il pentimento;
● il desiderio di parlare a chi ha fatto prova dell’amore;
● la caducità di ogni illusione umana.
● Sonetto con quartine a rime incrociate (schema: ABBA ABBA) e terzine a rime replicate
(schema: CDE CDE).
Indice
Riflessioni sull'amore e la fede
All’inizio del libro, il poeta presenta se stesso ai lettori.
Dice di avere commesso, in passato, un grande errore, perché si è fatto prendere da un amore terreno (quello per Laura). Chiede poi conforto ai lettori: quanti di loro hanno provato la stessa esperienza possono capirlo e scusare quindi il fatto che egli continui a parlarne in poesia. Ora, in ogni caso, Petrarca ha capito. È finito il tempo in cui la gente sparlava di lui, ridendo delle sue debolezze. Adesso sa che il vero bene consiste nella fede religiosa, nello stare lontani dall’amore, nel sapersi distaccare dalle creature terrene, inclusa Laura. Il poeta si dipinge quale filosofo che ha superato l’«errore» di gioventù, cioè l’amore: grazie all’autoanalisi, cioè alla riflessione continua su di sé, ora egli «conosce chiaramente» (v. 13), ha maturato una visione definitiva della vita, dei suoi inganni e del suo significato.Il monologo interiore di Petrarca
Il poeta chiama a colloquio i lettori, ma non tutti: solo quelli che hanno fatto la sua stessa esperienza («ove sia chi per prova intenda amore», v. 7) e che possono, dunque, ben capire quanto l’errore dell’amore sia coinvolgente e duraturo, quanto sia difficilissimo staccarsene. Gli altri, il «popol tutto» (v. 9), sono esclusi dal colloquio. Quella di Petrarca si presenta quindi come poesia per pochi. Nel corso del sonetto, però, il colloquio si restringe ancora più: se nelle due quartine iniziali il poeta parla agli altri, nelle due terzine finali si rivolge solo a se stesso. Il colloquio diviene una sorta di monologo: fin da questo sonetto introduttivo cogliamo che il vero protagonista del Canzoniere sarà l’io individuale, che analizza se stesso, si pone domande e fatica a trovare risposte. Il sonetto mette a confronto il presente e il passato, opponendoli nettamente fra loro («quand’era» / «quel ch’i’ sono», v. 4). Tutto il Canzoniere sarà un libro della memoria, dei ricordi personali, a cui la poesia presta voce. In quei ricordi il poeta cerca di trovare un equilibrio, e l’unico ordine possibile è privato, interiore, e si rivela quindi precario, oscillante.
Struttura e musicalità del sonetto
Il testo è costruito su due periodi molto lunghi: il primo occupa le due quartine, il secondo le due terzine; al centro c’è una netta pausa, segnata dalla forte antitesi del «Ma» che apre il verso 9. Il primo periodo è giocato su un vocativo iniziale che resta sospeso, poiché non coincide con il soggetto grammaticale della frase (“io”). Petrarca genera qui un evidente anacoluto, ossia una figura retorica in cui avviene una volontaria rottura della regolarità sintattica. Inoltre, la proposizione principale è posta in fondo al lunghissimo periodo, che è infarcito di subordinate. Queste scelte formali servono a Petrarca per sottolineare il contenuto del componimento: le forti oscillazioni e i dubbi del suo io tormentato. Ciò che colpisce di questi versi di Petrarca è soprattutto la ricerca costante di un ritmo piano e di suoni dolci, che conferiscono al testo una grande musicalità. Notiamo, per esempio, l’assidua presenza di una delle principali figure retoriche del suono, l’allitterazione, che coinvolge anche parole collocate a fine verso, che, se accostate, danno origine alla figura retorica della paronomasia (dove a un suono simile corrisponde però significato diverso), parole non a caso centrali nel significato complessivo del sonetto: «suono» (v. 1) / «sono» (v. 4) / «sogno» (v. 14). Anche l’allitterazione della /v/ e della /m/ («di me medesmo meco mi vergogno; // et del mio vaneggiar vergogna è ’l frutto», vv. 11-12) spinge il lettore a porre un’attenzione particolare alle parole essenziali nel pensiero del poeta: la consapevolezza della vanità di tutte le cose terrene, la centralità dell’io (ce lo dice l’insistenza sulle forme di prima persona presenti nell’intero sonetto, quali «mio», «i’», «io» ecc.) che avverte un senso di vergogna nel riconoscere il proprio errore passato.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale del sonetto proemiale del Canzoniere di Petrarca?
- Come si presenta il poeta ai lettori all'inizio del Canzoniere?
- Qual è la struttura del sonetto proemiale?
- A chi si rivolge Petrarca nel suo monologo interiore?
- Quali figure retoriche utilizza Petrarca per sottolineare i contenuti del sonetto?
Il tema principale è un bilancio sull'amore del passato, con riflessioni sulla disillusione e il pentimento dopo la morte di Laura.
Petrarca si presenta come un uomo che ha commesso un errore in passato, cedendo a un amore terreno, e ora cerca conforto nei lettori che hanno vissuto esperienze simili.
Il sonetto è composto da quartine a rime incrociate (ABBA ABBA) e terzine a rime replicate (CDE CDE).
Petrarca si rivolge a coloro che hanno provato l'amore come lui, escludendo il "popol tutto", e infine si concentra su un dialogo interiore con se stesso.
Petrarca utilizza l'anacoluto, l'allitterazione e la paronomasia per evidenziare le oscillazioni e i dubbi del suo io tormentato, conferendo al testo una grande musicalità.