Concetti Chiave
- Il componimento "Ne la stagion che ‘l ciel rapido inchina" è una Canzone di cinque strofe che si ispira alla Canzone di Dante e riflette il dolore del poeta per il suo amore per Laura.
- La struttura delle strofe è costante, ognuna inizia con un riferimento temporale, seguito da una descrizione della realtà esterna e infine dalla condizione interiore del poeta.
- La prima strofa utilizza l'immagine del tramonto e della vecchietta in viaggio per esprimere la fugacità del tempo e la malinconia del poeta.
- La seconda strofa dipinge il contrasto tra la serenità dei contadini al tramonto e l'inesorabile dolore del poeta, accentuato dalla rotazione del cielo e della terra.
- L'immagine del pastore nella terza strofa rappresenta la pace e la malinconia del tramonto, mentre il poeta è tormentato da un amore consumante e inafferrabile.
Indice
Influenze letterarie e ispirazioni
Il componimento, una Canzone composta di cinque strofe di 14 versi ciascuna (endecasillabi e settenari) a cui si aggiunge una ripresa o congedo) trova un modello nella Canzone di Dante “Io son venuto al punto della rota”. A sua volta, alla Canzone del Petrarca si è ispirato Giacomo Leopardi nel “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”. Tutti noi, nel tramonto troviamo un momento di pace e di serenità, ma non il poeta a cui il dolore provocato dalla passione per Laura non concede alcuna sosta e continua a farlo soffrire.
Struttura e temi della Canzone
Ogni strofa è organizzata nello stesso modo: indicazione temporale, rappresentazione della realtà, condizione interiore del poeta.
Ecco la parafrasi divisa per strofe.
Il tramonto e la malinconia
Nell’ora del tramonto, quando il cielo (= sole si volge rapidamente verso l’occidente,
e che la nostra vita vola via
verso altre persone che forse lo stanno aspettando,
vedendosi tutta sola in un luogo lontano,
la stanca vecchietta in viaggio
raddoppia i passi e si affretta sempre più;
e poi così sola,
alla fine della sua giornata,
a volte trova consolazione
in un breve momento di riposo in cui dimentica
la noia e le sofferenze degli anni passati.
[In apertura, Petrarca si riferisce alla concezione geocentrica del sistema tolomaico-aristotelico e perciò sono i cieli a ruotare intorno alla terra. Nei due versi iniziali, però, non c’è soltanto un richiamo astronomico, ma anche il rammarico per la luce che sta scomparendo; in esso, è implicito il sentimento della fugacità di ogni cosa e del continuo fluire del tempo che è uno dei motivi fondamentali e più ricorrenti nella poesia del Petrarca. Tale sentimento appare al lettore legato all’immagine e non in modo immediato. L’immagine di altre persone che forse stanno aspettando è vaga e indeterminata. Forse si tratta di coloro che abitano nell’emisfero australe che attendo che il nostro tramonto si trasformi per loro in alba e quindi in un nuovo giorno. La figura della vecchierella ricorda il sonetto XVI “Movesi il vecchierel canuto e bianco”; all’iniziale movimento e affanno legati ad un viaggio, espressi dagli endecasillabi dei versi 4, 5 e 6, si sostituisce un momento di quiete, resa dall’uso di tre settenari e ripresi dall’endecasillabo del verso 10. Tutte le stanze presentano questa contrapposizione della pace altrui che si contrappone al tormento intimo del poeta quando sopraggiunge il tramonto. Tuttavia, tutte le varie scene di quiete sono sempre avvolte da un velo di malinconia].
Dolore e malinconia del poeta
Ma ahimè, ogni dolore che porta con sé il giorno,
aumenta, quando la luce scompare
per andarsene da noi.
[La giornata del poeta è misurata in funzione di un dolore che la notte, invece di attenuare, inasprisce. Il senso di malinconia e di tristezza è indeterminato e si potrebbe qualificare come un generico “mal di vivere”.]
Contrasti tra luce e oscurità
Come il sole gira i suoi raggi infiammati
per far posto alla notte, per cui dagli alti monti
si fa avanti una grande oscurità
[In questi versi viene ripresa l’iniziale immagine del sole, insistendo però maggiormente sulla sua luminosità – i raggi sono infuocati - , per cui si nota un forte contrasto con il tramonto]
Il contadino e l'età dell'oro
il frugale contadino riprende i suoi attrezzi agricoli
e con parole e con un canto rustico
si libera il cuore da tutto ciò che lo preoccupa,
poi apparecchia senza ordine la sua mensa
con delle vivande povere
simili a quelle ghiande che tutti lodano a parole, ma che tutti rifiutano
[Si tratta di un accenno all’età dell’oro - le ghiande era il cibo mitico dell’età dell’oro - da cui emerge un certo tono polemico, forse non proprio opportuno, tenuto conto del tono complessivo del componimento.]
Ma chi vuole si rallegri di tempo in tempo;
ma non io che non ho mai conosciuto, non voglio dire felice,
ma un’ora di riposo,
né a seguito della rotazione del cielo, né della terra
[L’ultimo verso ripropone l’ampiezza del ciel0, la sua rotazione e il moto degli astri, con cui si è aperto il componimento]
Il pastore e la serenità
Quando il pastore vede il calare dei raggi
del grande pianeta (=sole) verso la sua reggia,
e imbrunire i luoghi posti ad oriente,
si alza in piedi, , e con la verga logora,
lasciando l’erba, le fontane e i faggi,
con serena dolcezza guida il gregge;
poi in un luogo isolato
che sia una piccola capanna o una grotta
sparge a terra le fronde di giunco (per farsene un giaciglio);
in tal luogo, sgombro da pensieri si corica e si addormenta.
[Intorno alla figura del pastore si stende l’ampio spettacolo del tramonto. Come nelle altre stanze, la descrizione del crepuscolo e del pastore e fatta tramite endecasillabi finché è presente il movimento; quando si avvicina la quiete finale si passa ai settenari, con un ritmo disteso, tranquillo e a sottolineare la quiete finale subentra, nuovamente, un endecasillabo. L’immagine del sole che si colloca nella sua reggia è ripresa dall’Antichità: secondo gli antichi il sole, dopo il tramonto si ritirava nella sua reggia. Nell’insieme, la stanza diffonde un sentimento di pace unito a smarrimento e ad un velo di malinconia ].
Amore e sofferenza del poeta
Oh crudo Amore, ma allora tu mi sproni
A seguire la voce, i passi e le orme
di un animale feroce che mi consuma,
e non riesci ad incalzare lei perché si appiattisce e fugge.
E i naviganti si riposano
in una riparata insenatura della costa,
dopo la calata del sole,
sul duro ponte e sotto le ruvide coperte.
Ma io, non metto fine al mio implacabile dolore
per il fatto che [il sole] si tuffi in mezzo alle onde,
o lasci dietro le spalle la Spagna,
Granada, il Marocco e le Colonne d’Ercole,
e [per il fatto che] gli uomini, le donne
il mondo e gli animali
trovino conforto ai loro mali;
e mi dolgo che ogni giorno aggiunge gravità al [mio] dolore
dato che sono passati dieci anni dall’inizio dell’amore
[da questa informazione si può dedurre che siamo circa nel 1337]
sempre aumentando in questo desiderio,
né posso indovinare chi me ne potrà liberare. [non vedo alcuna via d’uscita a questa mia situazione]
Riflessioni sulla sofferenza e l'amore
E visto che continuando a parlare trovo uno sfogo al mio affanno,
la sera vedo i buoi senza giogo rientrare
dalla campagna e dai colli arati:
perché a me i sospiri non sono tolti
una volta o l’altra? Perché non mi è tolto il pesante giogo [quello imposto dall’amore]
perché giorno e notte ho gli occhi pieni di lacrime
[questi versi costituiscono una sorta di parentesi con cui il poeta, secondo una diffusa tradizione letteraria trova uno sfogo nel parlare della propria situazione]
Povero me che sono stato, quando ho voluto,
per la prima volta, tenere gli occhi fissi
nel bel viso [di Laura]
per scolpirlo nella mia immaginazione, in un luogo [il cuore del poeta]
dal quale né forza, né arte alcuna
non lo potrà mai cancellare finché non sia dato in pasto
a chi tutto separa [= la Morte].
Domande da interrogazione
- Quali sono le influenze letterarie della Canzone?
- Come è strutturata la Canzone?
- Qual è il tema principale del tramonto nella Canzone?
- Come viene rappresentato il dolore del poeta?
- Qual è il ruolo dell'amore nella sofferenza del poeta?
La Canzone è ispirata dalla Canzone di Dante "Io son venuto al punto della rota" e dal "Canto notturno di un pastore errante dell’Asia" di Giacomo Leopardi.
La Canzone è composta da cinque strofe di 14 versi ciascuna, con endecasillabi e settenari, seguite da una ripresa o congedo.
Il tramonto è associato alla malinconia e alla fugacità del tempo, contrastando con la pace che altri trovano in quel momento.
Il dolore del poeta aumenta con il calare della luce, intensificando la sua malinconia e il "mal di vivere".
L'amore è descritto come una forza crudele che spinge il poeta a seguire un desiderio inappagabile, aumentando il suo dolore nel tempo.