Concetti Chiave
- Il sonetto rappresenta il pentimento di Petrarca per aver inseguito beni terreni anziché dedicarsi a Dio, invocando la grazia divina per la redenzione eterna.
- La poesia si configura come una preghiera in cui l'autore chiede a Dio di soccorrere la sua anima fragile, pentendosi dei peccati commessi nella sua vita.
- Petrarca riflette sulla sua giovinezza sprecata nell'amore profano per Laura, riconoscendo il suo errore e cercando la pace e l'onestà nella morte.
- Il sonetto è strutturato in 14 versi endecasillabi con uno schema ritmico ABBA-ABBA-CDC-CDC, tipico della forma poetica classica.
- L'opera esplora il conflitto interiore del poeta tra il desiderio di una vita spirituale e le tentazioni materiali, cercando la salvezza attraverso la filosofia e la religione.
I’ vo piangendo i miei passati tempi
i quai posi in amar cosa mortale,
senza levarmi a volo, abbiend’io l’ale,
per dar forse di me non bassi exempi.
Tu che vedi i miei mali indegni et empi,
Re del cielo invisibile immortale,
soccorri a l’alma disvïata et frale,
e ’l suo defecto di tua gratia adempi:
sí che, s’io vissi in guerra et in tempesta,
mora in pace et in porto; et se la stanza
fu vana, almen sia la partita honesta.
A quel poco di viver che m’avanza
et al morir, degni esser Tua man presta:
Tu sai ben che ’n altrui non ò speranza.
Indice
Riflessioni di Petrarca
Tale opera è il penultimo sonetto del “Canzoniere”, nel quale Petrarca esprime il suo pentimento, dichiarandosi consapevole dei peccati commessi nella sua vita, volti alla ricerca di beni terreni, invocando Dio nella speranza della sua grazia, in modo da ricevere la redenzione eterna.
Ritroviamo un contrasto tra le tentazioni del mondo terreno, tra cui l’amore per Laura, che gli impediscono di elevarsi spiritualmente, dando prova delle capacità.
La poesia si presenta come una preghiera, nel quale l’autore si rivolge a Dio nella ricerca di un esame di coscienza.
L’opera è un sonetto, ovvero un componimento poetico composto da 14 versi endecasillabi che prevede due quartine e due terzine con un determinato schema ritmico, in questo ABBA-ABBA-CDC-CDC.
Analisi del Sonetto
Nella prima strofa ritroviamo una riflessione dell’autore, nel quale ripercorre la sua giovinezza pentendosi del fatto di non essersi concesso a Dio fin dall’inizio e del suo amore profano per Laura che, considerandolo l’ostacolo per raggiungere la grazia, nonostante avesse la possibilità di dimostrare il suo timore verso Dio e la sua fede.
In questa prima parte del testo possiamo percepire le sensazioni di sofferenza e sfinimento, seguito da un profondo pentimento e il rimpianto di tutti gli impulsi seguiti in vita e del tempo sprecato.
Parafrasi del Testo
Per analizzare tale testo la prima cosa da fare è scriverne la parafrasi, cioè adattare la struttura e il lessico del testo in prosa in un linguaggio più semplice e comprensibile:
Io sto rimpiangendo la mia vita passata, che ho speso amando qualcosa di terreno e senza innalzarmi a Dio, nonostante ne avessi la possibilità, per dare esempio delle mie virtù.
Tu (Dio), che vedi i miei peccati e le mie colpe, vieni in soccorso alla mia fragile anima, e riempi le mie mancanze con la tua grazia: in modo che se io ho vissuto durante la guerra possa morire in pace e al sicuro, e se il tempo in terra è stato vano, almeno fai s che la mia morte sia onesta.
a quel poco di vita che mi resta vienimi in soccorso: tu sai che non ho speranza nell’aiuto di nessun altro.
Nell’ultimo verso possiamo ritrovare un ultimo tentativo di elevarsi a Dio, affinché egli lo perdoni e lo accolga nella sua grazia, sottolineando il fatto che Petrarca ripone ogni speranza nella sua mano.
La mano divina rappresenta l’ultima spiaggia per il poeta di raggiungere la redenzione eterna e redimersi dai peccati giovanili, dominati dall’amore di Laura.
Riferimenti a Dio
Nel testo ritroviamo dei riferimenti espliciti a Dio, nel quale il poeta si riferisce direttamente al divino:
nella riga sette Petrarca chiede a Dio si soccorrere la sua anima fragile, colma di peccati; nella riga otto il poeta lo supplica di riempire la sua anima di grazia e redimerla; nella riga tredici si interpella a Dio chiedendogli una morte onesta e non sofferta.
Petrarca si rivolge direttamente a Dio in altri due punti nel testo, nei versi cinque e quattordici, nei quali si rende conto che Dio vede i suoi peccati e non potrà rivolgersi a nessun altro.
Nella poesia ricorrono frequentemente espressioni negative che trasmettono una sensazione cupa al lettore:
nel primo verso Petrarca ricorre all’espressione “amar cosa mortale”, riferito al suo amore pagano per Laura che o ha allontanato dalla retta; nel verso cinque troviamo “mali indegni et empi”, facendoci capire un’allusione ai suoi peccati indegni compiuti durante la sua vita; nel verso sette/otto possiamo notare un riferimento alle mancanze avute in vita, cioè il pentimento di non essersi concesso a Dio fin dalla giovinezza; nel nono verso è presente “s’io vissi in guerra et in tempesta”, nel quale il poeta fa cenno al fatto che nella sua vita ha conosciuto il dolore e la sofferenza, nella speranza di morire in pace.
Nel decimo verso rinveniamo il termine “porto”, il luogo celeste dove, dopo la morte, il poeta potrà riposare in pace e al sicuro tra gli angeli, nella redenzione eterna.
Crisi e Contraddizioni
Petrarca si trova in un’età di crisi, durante un trapasso fra due epoche: Medioevo cristiano ed Età moderna, incentrata sull’uomo sulla realtà della vita terrena.
Tali concezioni porteranno un dissidio interiore al poeta, caratterizzato da una personalità complessa, tormentata da contraddizioni irrisolte: l’aspirazione a una vita pura che punta all’eternità e alla salvezza in Dio e la tentazione dei beni terreni, dalla ricchezza e dalla gloria. La sua scrittura è uno scavo interiore seguito dall’analisi di sé stesso.
Il poeta però arriverà al riconoscimento che le colpe sono una parte permanente e non eliminabile di sé, di cui non potrà redimersi da solo, ponendo ogni speranza nel soccorso divino.
Nelle sue opere analizza a fondo le sue debolezze: la crisi della volontà (accidia), il desiderio di gloria terrena e l’amore per Laura.
Attribuisce alla filosofia la funzione di analisi della coscienza e la ricerca di equilibrio e perfezione, per questo utilizza linguaggio e temi secondo criteri di eleganza e purezza.
Pentimento e Redenzione
Al termine della sua vita Petrarca tenterà di ritornare sulla retta via, trovando rifugio nei valori religiosi, la sua unica possibilità di salvezza, dopo aver passato l’intera giovinezza perso nelle illusioni di felicità e salvezza.
L’autore supplicherà il divino per superare la sua devozione ai falsi ideali mondani, ravvedendosi in modo da trovare la redenzione assoluta e ricevere una morte dignitosa.
Illusioni e Sentimenti
La poesia “voi ch’ascoltate in rime sparse il suono” notiamo il ricorrente argomento, quale il poeta attraverso uno studio dei suoi sentimenti si convince che tutte le sue emozioni sono illusioni, l’amore per Laura e per le cose terrene. Tutto è destinato a svanire.
In tale scritto il poeta ci offre quattro informazioni fondamentali: il fatto che era innamorato di Laura, che lui è cambiato nel tempo, la sua fase di pentimento e che è ormai degno di ricevere pietà e perdono, prendendo le distanze dal passato concentrandosi sul presente, dedicandosi a pentimento, vergogna e autoanalisi.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale del penultimo sonetto del "Canzoniere" di Petrarca?
- Come si manifesta il contrasto tra le tentazioni terrene e l'aspirazione spirituale nel sonetto?
- Quali sono i riferimenti espliciti a Dio nel sonetto?
- In che modo Petrarca affronta la crisi e le contraddizioni della sua epoca?
- Come si esprime il pentimento e la ricerca di redenzione di Petrarca?
Il tema principale è il pentimento di Petrarca per aver dedicato la sua vita a beni terreni, come l'amore per Laura, e la sua invocazione a Dio per ottenere la grazia e la redenzione eterna.
Il contrasto si manifesta attraverso il rimpianto di Petrarca per non essersi elevato spiritualmente a causa delle tentazioni terrene, come l'amore per Laura, che lo hanno allontanato dalla grazia divina.
Petrarca si rivolge a Dio chiedendo soccorso per la sua anima fragile, implorando la grazia divina per colmare le sue mancanze e sperando in una morte onesta e pacifica.
Petrarca vive un dissidio interiore tra l'aspirazione a una vita pura e le tentazioni terrene, riconoscendo che le colpe sono parte di sé e ponendo la sua speranza nel soccorso divino.
Petrarca esprime il suo pentimento attraverso la supplica a Dio per superare la devozione ai falsi ideali mondani, cercando la redenzione assoluta e una morte dignitosa.