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Concetti Chiave

  • Italo Svevo, nato Ettore Schmitz, emerge come un autore dalla complessa identità culturale, legato sia all'italianità di Trieste che alla cultura tedesca, e utilizza la letteratura come mezzo per esplorare temi personali e sociali.
  • Svevo si avvicina alla letteratura grazie all'influenza di filosofi come Marx, Freud e Nietzsche e teorizza che nella lotta per la vita non prevalga l'individuo più adatto, ma colui che continua a cambiare, concetto espresso pienamente ne "La coscienza di Zeno".
  • Nei suoi romanzi, Svevo introduce la figura dell'inetto, un protagonista inerte e dubbioso, in contrasto con gli individui eccezionali di altri autori; l'inetto è consapevole della propria superiorità culturale ma incapace di affermarsi nella società.
  • La psicoanalisi di Freud gioca un ruolo fondamentale nella poetica di Svevo, influenzando la struttura narrativa dei suoi romanzi, dove l'analisi della psiche dei protagonisti è centrale e la narrazione diventa volutamente inaffidabile e soggettiva.
  • "La coscienza di Zeno" esplora il tema dell'opposizione tra malattia e salute, con il protagonista che vede la sua incapacità di smettere di fumare come un simbolo della sua inettitudine, mentre la salute è vista come una superficialità che impone sugli altri.

Indice

  1. L'inizio della vita di Svevo
  2. La carriera letteraria iniziale
  3. L'incontro con Joyce
  4. L'influenza della filosofia
  5. I protagonisti dei romanzi
  6. L'analisi psicoanalitica
  7. La coscienza di Zeno
  8. La struttura del romanzo
  9. Il tema della malattia
  10. La prefazione e il preambolo
  11. Il vizio del fumo
  12. La morte del padre

L'inizio della vita di Svevo

Italo Svevo, nato Ettore Schmitz, nasce a Trieste nel 1861 in una famiglia di ebrei non osservanti. Il padre, un imprenditore, vorrebbe che il figlio frequenti una scuola di avviamento al commercio.

Però, una volta terminati gli studi, Svevo esprime il suo desiderio di dedicarsi alla letteratura, ma il padre non approva.

La carriera letteraria iniziale

In seguito, viene assunto a lavorare in banca ma, nonostante questo, si dedica alla lettura e al teatro, scrivendo recensioni e commedie. Principalmente, però, si dedica alla scrittura di romanzi, come: una vita e senilità, che pubblica a proprie spese, senza ottenere tuttavia alcun successo. Nei suoi romanzi si firma con lo pseudonimo di Italo Svevo proprio per sostenere l'italianità di Trieste e, allo stesso tempo, sottolinea il proprio legame con la cultura tedesca (Suebia).

Nel frattempo, sposa una sua ricca cugina e inizia così a lavorare nell'industria del suocero. Questo lo cambia nel profondo, decidendo di divenire un uomo serio e pratico, nascondendo così la sua passione per la letteratura ai suoi familiari. Finisce però per sfogare la sua frustrazione con il fumo, dal quale non riuscirà mai a liberarsi.

L'incontro con Joyce

Nel 1907 conosce lo scrittore irlandese James Joyce e tra i due nasce un'amicizia letteraria. Quest'ultimo, infatti, lo incoraggerà nello riavvicinarsi alla letteratura. Nel 1923 inizia a scrivere il suo terzo romanzo, La coscienza di Zeno. L'opera, però, viene accolta con freddezza, mentre Joyce elogia il suo lavoro e lo fa conoscere persino ad alcuni scrittori francesi, i quali ne pubblicano una traduzione. Poi, in seguito all'interesse mostrato all'estero, anche gli intellettuali italiani iniziano a mostrare interesse nei suoi confronti. In seguito a questo successo svevo si sente motivato nella sua vocazione e inizia a scrivere nuove opere, tra cui molte continuazioni della Coscienza di Zeno, mai portate a termine.

Nel 1928 rimane coinvolto in un incidente stradale e muore a causa di complicazioni cardiache.

L'influenza della filosofia

Fin da giovane, Svevo si dedica a numerose letture. In particolare legge filosofi come Marx, Freud e Nietzsche, i quali criticano le certezze condivise sul mondo e che asseriscono che le scelte morali dell'uomo non siano libere, bensì condizionate da fattori sociali, economici e psicologici inconsapevoli. Dalla sua personale elaborazione delle teorie di Darwin, Svevo si convince che nella lotta per la vita sopravviva soltanto l'uomo più adatto, mentre gli inadatti saranno sopraffatti. Tuttavia, se per lo scienziato ciò significa un'evoluzione, per lo scrittore coloro che raggiungono la forza necessaria per la sopraffazione si cristallizzano e arrestano il loro processo evolutivo. Infatti, secondo Svevo, il punto più alto dell'evoluzione non è raggiunto dall'individuo più adatto, ma da quello che continua a cambiare. Nella coscienza di Zeno questo principio trova la massima espressione.

I protagonisti dei romanzi

Nei suoi tre romanzi Svevo sceglie come protagonista l'inetto, molto diverso dall'individuo eccezionale di d'Annunzio. Si tratta di un uomo dubbioso e inerte che tende a deresponsabilizzarsi.

I protagonisti di una vita, di senilità e della coscienza di Zeno hanno alcune caratteristiche comuni:

Sono degli inetti e incerti, nonostante vogliano apparire forti e sicuri;

Hanno una natura contemplativa e intellettuale;

Sono consapevoli della propria superiorità culturale, ma nonostante questo non riescono ad affermarsi ed assistono all'affermazione degli ignoranti.

I protagonisti lottano principalmente per affermarsi a livello amoroso: tutti, infatti, sono costretti a rinunciare all'amore delle donne sicure di sé di cui si invaghiscono. La rinuncia, quindi, è la caratteristica principale degli inetti di Svevo.

Nel corso dei tre romanzi, però, è possibile cogliere un'evoluzione: mentre i protagonisti di Una vita e di Senilità vengono completamente sconfitti, Zeno si illude che la propria diversità non sia un'imperfezione, ma che anzi sia una possibilità di sviluppo che gli uomini già realizzati non possiedono.

Inoltre, nei romanzi è presente un antagonista che ha come funzione quella di mettere in evidenza i limiti dell'inetto: ovvero è un uomo borghese, adattato alla società, privo di capacità riflessive e di autocritica, che però esce vincitore nella competizione della vita.

L'analisi psicoanalitica

Per Svevo fu fondamentale la lettura della psicoanalisi di Freud. Per lui la teoria psicoanalitica è un mezzo per comprendere la mente umana, ma non è sufficiente per guarirla. Infatti, secondo Svevo, la guarigione è una minaccia alla complessità interiore degli individui contraddittori, che proprio per questa qualità sono superiori agli uomini sicuri di sé.

Questa influenza psicoanalitica è evidente nella scrittura dei tre romanzi. Nei primi due la narrazione, condotta in terza persona, è incentrata sull'analisi della psiche del protagonista e il lettore non riesce a identificarsi in lui poiché viene presentato in uno stato di perpetua instabilità. Nella Coscienza di Zeno questo aspetto si accentua perché la narrazione è affidata al personaggio stesso: questo impedisce al lettore di stabilire se la vicenda narrata è attendibile o se è frutto della psiche del protagonista.

La coscienza di Zeno

Svevo inizia la stesura della coscienza di Zeno nel 1918 e lo pubblica a proprie spese nel 1923, dopo una revisione linguistica da parte dell'editore. Nonostamte l'eliminazione dei germanismi il romanzo non ottiene successo.
Anche Zeno è un inetto, ma si distingue dagli altri protagonisti dei romanzi poiché:

Zeno è più allegro, non si autocompatisce, e parla di sè con molta ironia;

Alla fine del romanzo Zeno non soccombe, ma anzi si illude di essere guarito.

Nonostante la conclusione apparentemente positiva, il lettore non può fidarsi di Zeno. Infatti, vista l'assenza del narratore e la scrittura in prima persona, il lettore può solo affidarsi al racconto di Zeno, che però spesso mente anche a sè stesso e ricostruisce i fatti a proprio vantaggio.

L'unica voce alternativa a quella di Zeno è quella del Dottor S. La sua parola è fondamentale per il lettore, in quanto presenta il suo paziente come un malato di nevrosi, che ha l'abitudine di nascondere a sé stesso quello che gli fa scomodo. D'altro canto anche il medico si rivela un personaggio meschino, poiché pubblica le pagine scritte da Zeno come forma di ripicca. Quindi all'interno del romanzo non è presente alcuna voce attendibile e, di conseguenza, nessuna certezza: ogni rappresentazione dei fatti è soggettiva e deformata dal personaggio di turno.

La struttura del romanzo

Nella coscienza di zeno sono presenti molti elementi ricollegabili alla teoria di Freud:

Il ruolo fondamentale dell'inconscio;

La cura psicoanalitica;

La combinazione coscienza/inconscio, che consente di individuare tra le parole bugiarde di Zeno alcune verità rimosse.

Dato che la voce narrante è quella di Zeno, il racconto segue il suo filo mentale, passando da un tema all'altro senza un filo logico evidente. Il tempo del racconto e il tempo della storia sono quindi differenti: gli eventi di breve durata possono occupare un largo spazio narrativo e viceversa. Il romanzo copre tutta la vita di Zeno, ma la parte centrale della narrazione riguarda un periodo di quattro anni, dalla morte del padre a quella del cognato Guido, dal momento che si trattano di eventi fondamentali nella sua vita. Infine, anche il tempo del racconto non è oggettivo, ma, essendo parte della percezione di Zeno, il passato, il presente e il futuro finiscono per intrecciarsi.

Il tema della malattia

Inoltre, il romanzo è basato sull'opposizione tra malattia e salute. Il sintomo principale della malattia del protagonista è la sua incapacità di rinunciare al fumo e dunque la debolezza di volontà. Zeno vive in una perenne attesa di guarigione dalla sua inettitudine e nel disagio del mancato adattamento alla società, nonostamte egli si sforzi del contrario.

Nonostante ciò, la salute non è comunque qualcosa di positivo: per il protagonista i "sani" sono spesso superficiali e sciocchi. Perciò, benché vada in terapia, nello stesso tempo Zeno oppone resistenza alla guarigione perché per lui essere sani significa imporsi sugli altri nella lotta per la vita.

La fine del romanzo si conclude con una profezia catastrofica: in un mondo basato sulla lotta e sulla sopraffazione non ci sarà alcuna possibilità di progresso.

La prefazione e il preambolo

Nella Prefazione il dottor S. presenta al lettore le memorie di Zeno Cosini, un paziente a cui ha suggerito di raccontare per iscritto la sua vita per la sua terapia.

In seguito, però, il dottore si infastidisce della decisione di Zeno di smettere la psicoanalisi, e decide di pubblicare lo scritto per vendicarsi sul suo paziente.

Nel Preambolo la parola passa quindi a Zeno, che inizia a raccontare gli episodi più importanti della sua vita dedicando a ciascuno un capitolo:

Il vizio del fumo del quale per tutta la vita cerca di liberarsi, ma inutilmente;

La morte del padre, una figura autoritaria alla quale Zeno vorrebbe ssomigliare;

Il matrimonio frettoloso con Augusta, in seguito al rifiuto della sorella Ada;

La relazione con l'amante

Il legame d'affari con Guido.

Nel capitolo conclusivo Zeno parla della sua decisione di interrompere la cura, poichè la ritiene inutile. Nell'ultima annotazione, infatti, si dichiara guarito, perchè con lo scoppia della prima guerra mondiale era riuscito ad arricchirsi, vendendo le merci che aveva acquistato precedentemente a prezzi superiori. Dunque Zeno riesce a convincersi di essere divenuto un vincente, perché era riuscito ad omologarsi ai vincenti.

Il vizio del fumo

Il passo è tratto dal primo capitolo della Coscienza di Zeno, intitolato Il fumo. Zeno decide di scrivere le proprie memorie partendo dal suo vizio del fumo, iniziato nell'infanzia e rimasto fino al tempo presente (ora ha cinquantasette anni). Da bambino, dopo avere ricevuto le prime sigarette da un amico, comincia a rubare al padre gli spiccioli per comprarsele e poi si appropria di nascosto dei mezzi sigari che trova per casa, vince gare di fumo con altri giovinetti e poi, a vent'anni, essendosi ammalato alla gola e avendo ricevuto dal medico la proibizione di fumare, ricava da quel divieto un acuto desiderio di un'ultima sigaretta (《Pensai: "Giacché mi fa male non fumerò mai più, ma prima voglio farlo per l'ultima volta"》). Da quel momento Zeno rinnova continuamente i suoi propositi di smettere, nell'inutile tentativo di liberarsi del suo vizio. Decide quindi di annotare ogni volta le date per lui significative, ma senza successo. Infatti, egli sembra dare più importanza alla disposizione delle cifre che alla volontà di rispettare l'impegno preso, tanto che si mostra sorpreso che una tale armonia di numeri non sia riuscito a guarirlo ("ancora oggi mi pare che se quella data potesse ripetersi, io saprei iniziare una nuova vita"). Addirittura Zeno arriva a utilizzare parole iperboliche per cercare di elevare la sua forza come uomo ("sigillare per sempre la bara in cui volevo mettere il mio vizio"); l'effetto però è umoristico, perché evidenzia lo sforzo nel cercare di convincersi della propria volontà e l'inevitabile cedimento. In realtà, però, Zeno ricava dalla sua dipendenza un alibi che lo giustifica per la sua inettitudine: si convince che gli basterebbe smettere di fumare per divenire un vincente. Quindi, Zeno non ha nessun interesse a smettere, perché gli offre una scusa per continuare a vivere nell'inettitudine.

La morte del padre

Il passo è tratto dal capitolo 4 che si intitola La morte di mio padre. Nella parte iniziale del capitolo, Zeno, con la sua solita autoironia, elenca le differenze che lo distinguono dal padre. Inoltre, cita la data della sua morte, ma solo perché l'aveva annotata su un libro di scienze come ennesimo proposito per smettere di fumare. In seguito, ripercorre i momenti in cui il padre era ancora malato. Il dottor Coprosich dichiara a Zeno che suo padre sta per morire, ma che una cura con le sanguisughe avrebbe permesso di riportarlo per un breve tempo alla coscienza prima della morte. Zeno, però, non è d'accordo e si oppone a quella che gli sembra un'inutile crudeltà. Tuttavia, è costretto a cedere sotto il giudizio del dottore che lo accusa di non essere stato abbastanza presente per il padre, ma spera che il padre non ritorni in sé e muoia nel sonno.

Zeno è consapevole che il padre sta per morire. Un giorno, su suggerimento dell'infermiere, decide di costringere il padre ad alzarsi dal letto, come deciso dal medico. Tuttavia, incontra l'estrema resistenza del padre, che, una volta riuscito ad alzarsi, infuriato lo colpisce con uno schiaffo e poi si accascia per terra morto. Zeno cerca ancora una volta di giustificarsi con lui, ma ormai è tardi. Riesce soltanto in seguito a convincersi di non avere colpe e grazie a un dialogo interiore con il padre si riconcilia con lui.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'importanza dell'amicizia tra Italo Svevo e James Joyce nella carriera letteraria di Svevo?
  2. L'amicizia con James Joyce è stata fondamentale per Svevo, poiché Joyce lo ha incoraggiato a riavvicinarsi alla letteratura e ha promosso il suo lavoro all'estero, contribuendo al suo riconoscimento anche in Italia.

  3. Come influenzano le teorie di Darwin e la psicoanalisi di Freud i romanzi di Svevo?
  4. Svevo integra le teorie di Darwin e Freud nei suoi romanzi, esplorando la lotta per la sopravvivenza e l'influenza dell'inconscio, evidenziando come le scelte umane siano condizionate da fattori inconsci e sociali.

  5. Quali sono le caratteristiche comuni dei protagonisti nei romanzi di Svevo?
  6. I protagonisti dei romanzi di Svevo sono inetti, incerti e intellettuali, consapevoli della loro superiorità culturale ma incapaci di affermarsi, spesso rinunciando all'amore e al successo.

  7. In che modo la narrazione nella "Coscienza di Zeno" riflette la soggettività e l'inaffidabilità del protagonista?
  8. La narrazione in prima persona di Zeno rende la storia soggettiva e inaffidabile, poiché il lettore deve fare affidamento sul racconto di Zeno, che spesso mente a sé stesso e agli altri.

  9. Qual è il significato del vizio del fumo nella "Coscienza di Zeno"?
  10. Il vizio del fumo rappresenta l'inafferrabile desiderio di Zeno di cambiare e migliorare, fungendo da alibi per la sua inettitudine e giustificando la sua incapacità di adattarsi e affermarsi nella società.

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