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Svevo, Italo - Vita e opere (14) scaricato 1 volte

Indice

  1. Italo Svevo
  2. Vita

Italo Svevo

Vita

Italo Svevo, o Ettore Schmitz, nacque a Triste nel 1861 da una famiglia ebraica. Padre austriaco, madre italiana, cosa che favorì la formazione culturale di entrambe le nazioni (Italo Italia, e Svevo dagli Svevi di Germania). La sua origine triestina influenzò molto le sue opere. Trieste era una città di confine che condivideva diverse etnie ed era una città aperta agli influssi della cultura mitteleuropea (dall’Europa centrale). Ricevette una istruzione bilingue nella scuola israeliana. Successivamente studiò in un’istituto commerciali in Baviera. Qui oltre a studiare tecniche commerciali ebbe l’occasione di approfondire la cultura tedesca legandosi alle opere di Goethe e Schopenhauer. Rientrato a Triste studiò in un’istituto superiore commerciale. In seguito al fallimento industriale della famiglia diventò un impiegato presso la Banca Union di Vienna. Nello stesso periodo iniziò a collaborare con il giornale “L’Indipendente” scrivendo recensioni teatrali e articoli di argomento letterario e filosofico. Nel frattempo si dedicava alla lettura dei grandi scrittori come Zola, ed entrando in contatto con la cultura positivista e le teorie di Darwin, rendendosi conto del condizionamento della società ed orientando così il suo pensiero verso le idee socialiste e marxiste. In questo periodi ebbe la delusione del suo primo insuccesso letterario (Una Vita). Sposò la cugina Livia Veneziani, di famiglia benestante, fatto che migliorò la sua condizione economica. Pochi anni dopo la nascita della figlia Letizia lasciò la banca per diventare direttore della fabbrica di vernici del suocero. Questo impiego professionale gli imperi la pubblicazione, ma egli continuò a scrivere. Dopo un secondo insuccesso letterario (Senilità) per motivi di lavoro si spostò più volte all’estero e per migliorare il suo inglese si rivolse a James Joyce, il quale lo convinse a continuare la sua opera letteraria. Lo scoppio della prima guerra mondiale pose un freno alla fabbrica di vernici e Svevo ebbe l’opportunità di dedicarsi allo studio della psicanalisi, in collaborazione con il giornale “La Nazione”. In questo periodo scrisse La coscienza di Zeno, che dopo un silenzio stampa ebbe l’attenzione meritata grazie a Joyce e alle recensioni di Montale. Mentre lavorava ad un quarto romanzo morì nel 1928. Opere Una Vita (1892) Si tratta del primo romanzo di Svevo, e narra la vicenda di un giovane di 22 anni, Alfonso Nitti, che dalla campagna si trasferisce in città (Trieste) per lavorare presso la banca del signor Maller. Nitti, incapace di adattarsi alla noiosa vita da impiegato, la sua condizione economica e l’ignoranza dei colleghi nutre un sentimento di superiorità intellettuale. Un giorno conosce Annetta, la figlia del suo principale, la quale è amante della letteratura come lui. Iniziano a frequentarsi anche se la loro differente formazione sociale rende la relazione difficile. Quando lei, innamorata di Alfonso, decide di parlare con il padre per convincerlo ad acconsentire al loro matrimonio, Alfonso progetta di tornare nella città natale. La domestica, Francesca, allora avverte Alfonso delle intenzioni di Annetta e gli consiglia di non partire. Ma lui torna comunque a casa, dove trova la madre malata e la assiste fino alla morte. Quando rientra in città scopre che Annetta si è fidanzata. In conflitto con se stesso richiede un colloquio con il padre e poi con Annetta. Ma convinto di non poter riconquistare l’amore della giovane si suicida. Senilità (1898) E’ il secondo romanzo di Svevo composto intorno al 1898 e pubblicato la seconda volta il 1927. Il racconto riprende il tema della piccola borghesia già presentata in Una Vita. Qui, Emilio Brentani, esattamente come Alfonso è un giovane impiegato insoddisfatto con aspirazioni letterarie. Questa passione la condivide con la sorella, Amalia. Emilio si innamora di Angiolini, una bella e giovane donna incontrata per caso. Egli non vorrebbe essere coinvolto in una storia d’amore, ma nonostante i consigli del Balli, un giovane di cui è innamorata la sorella Amalia, si abbandona completamente al fascino di Angiolina. Mentre Amalia si innamorava di Balli, Balli si invaghiva di Angiolina. Amalia, intanto inizia a far uso di etere, che dopo un’ampio periodo la porterà a squilibri mentali, fino alla morte, assistita dal fratello. Emilio, dopo la morte della sorella riprende la sua vita creandosi una visione distorta delle due donne da lui amate (Amalia ed Angiolina), dando vita ad una donna fantastica ed allusiva, bella ed affascinante come l’amante ma nel contempo mite e solare come la sorella. Durante il così detto silenzio letterario, Svevo in realtà continuo a scrivere comunque articoli, saggi e racconti, molti dei quali, saranno pubblicati dopo la sua morte. Di grande importanza è la sua dedizione alla traduzione del saggio L’interpretazione dei sogni di Freud, che lo portò ad interessarsi alla psicanalisi, e alla formazione e stesura del suo romanzo più importante ed innovativo La coscienza di Zeno. La coscienza di Zeno (1923) Dal 1919 al 1922 Svevo si dedicò al suo terzo romanzo che fu pubblicato nel 1923. Dopo un periodo di silenzio stampa fu accolto come un romanzo innovativo per le recensioni di Joyce e Montale. Si tratta di un romanzo psicoanalitico e biografico. Ispirato a Freud, Svevo inserisce nel romanzo le teorie proposte, come l’interpretazione dei sogni (9), la rimozione, l’innocentizazione (vede il padre come una figura buona per calmare i suoi sensi di colpa), il complesso di Edipo (egli odia il padre), l’atto mancato (mancherà al funerale del cognato). Il titolo, coscienza, richiama molteplici significati meglio interpretabili come consapevolezza del protagonista. L’opera è composta da otto capitoli. I primi due sono la Prefazione e il Preambolo, ne seguono le memorie di Zeno, divise secondo nuclei tematici e non in ordine cronologico, e l’ultimo capitolo è costituito dalle pagine di uhm diario che Zeno tiene tra il 1915 e il 1916. Il protagonista, Zeno Cosini, come sosterrebbe Freud è nevrotico, uno stato che condiziona il suo rapporto con gli altri e con se stesso. Egli è anche l’io narrante, ovvero un narratore inattendibile in quanto esprime molte verità e molte bugie. Il Dottor S. lo psicoanalista che lo segue gli propone come terapia la scrittura di un autobiografia, che Zeno, appunto scrive non in ordine sociologico ma organizzato secondo nuclei tematici. Nella prefazione il Dottor S. sostiene di voler pubblicare le memorie di Zeno vendicandosi per aver abbandonato il progetto di sedute prima della sua conclusione. Invece nel Preambolo è Zeno stesso che parla ed identifica quelli che sono i temi principali trattati, la organizzazione dei temi e le difficoltà affrontate nel recuperare i ricordi. Le sue idee sono molto confuse e la sua principale volontà è quella di stabilire con il Dottor S. un metodo di riorganizzazione per poter dare un senso logico agli avvenimenti più importanti della su vita, raccontati e descritti, grazie a dei ricordi, nei successivi capitoli.
. Il fumo: Zeno analizza il vizio del fumo ripercorrendo circa vent’anni della sua vita, mentre cercando invano di smettere.
• la morte del padre: Zeno traccia un ritratto del padre verso il quale prova un sentimento d’odio nonostante le ripetute dichiarazioni di affetto.
• la storia del suo matrimonio: Zeno racconta le circostanze che lo hanno indotto a sposare Augusta, pur essendo innamorato della sorella Ada.
• la moglie e l’amante: pur vivendo un matrimonio felice, per noi tradisce la moglie con una cantante Carla Greco e tormentato dal rimorso vorrebbe interrompere questa relazione extraconiugale senza successo.
• l’associazione commerciale: lavorando insieme al cognato Guido, Zeno limitato si trova sull’orlo del fallimento, e quando Guido muore suicida, Zeno salva l’impresa e restituisce ad Ada la tranquillità finanziaria.
• Psico-analisi: è l’ultimo capitolo e costituisce le pagine di un diario tra il 3 maggio 1915 quando Zeno descrive le sue reazioni dopo mesi di terapia e dopo che gli hanno diagnosticato il complesso di edipo, quando sceglie di sospendere la terapia.
Pensiero e poetica Un carattere che viene spesso espresso nelle sue opere è il tema dell’umorismo e dell’ironia con cui l’autore tratteggia i comportamenti goffi e bizzarri dei suoi personaggi. La sua è una continua indagine psicologica ed analitica ispirata ai testi di Freud, Joyce, Schopenhauer e Proust. La figura più importante e che compare in tutte le sue opere è la figura dell’inetto, ovvero quell’individuo che per mancanza di volontà non riuscirà mai ad affermarsi. In Una Vita, Alfonso è un inetto in quanto per mancanza di volontà sceglie di non lottare per l’amore di Annetta. In Senilità Emilio è un’inetto perché nonostante è consapevole delle bugie di Angiolini continuerò a frequentarla e non riuscirà mai a togliersela dalla testa. Nel La coscienza di Zeno, Zeno Cosini è un ricco borghese agiato che per mancanza di volontà per esempio non riuscirà mai a smettere di fumare.

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