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Concetti Chiave

  • Italo Svevo, nato Aron Hector Schmitz a Trieste, fu influenzato dalla cultura mitteleuropea, integrando elementi italiani e tedeschi nel suo pseudonimo e nella sua vita.
  • Svevo abbandonò l'idea di una carriera letteraria per diventare imprenditore, pur mantenendo una passione per la letteratura che lo portò a scrivere opere significative, spesso in conflitto con i valori borghesi.
  • La sua opera più celebre, "La Coscienza di Zeno", è innovativa per l'uso di un narratore inattendibile e una struttura narrativa non lineare, influenzata dalla psicoanalisi freudiana.
  • Il romanzo esplora temi come il vizio del fumo, il rapporto conflittuale con il padre, il matrimonio e l'inettitudine, offrendo una visione critica e disillusa della società borghese.
  • Svevo conobbe e fu influenzato da James Joyce, che contribuì a far conoscere i suoi romanzi all'estero, sebbene inizialmente non fossero apprezzati in Italia.

Indice

  1. L'influenza di Trieste su Svevo
  2. La riscoperta della letteratura
  3. Il conflitto tra borghesia e letteratura
  4. L'incontro con James Joyce
  5. La scrittura durante la guerra
  6. L'innovazione narrativa de La Coscienza
  7. I temi principali del romanzo
  8. Il vizio del fumo e la morte del padre
  9. Il matrimonio e le relazioni amorose
  10. La psicanalisi e il commercio

L'influenza di Trieste su Svevo

Svevo nasce a Trieste con il nome di Aron Hector Schmitz. La città di Trieste sarà fondamentale (proprio come per Saba) nella sua vita. Essa era infatti la capitale della Mitteleuropa, crogiolo di culture diverse fra cui prima di tutto quella tedesca (Svevo studierà in Germania e proprio grazie all’influenza della cultura tedesca conoscerà la psicoanalisi di Freud), poi quella slava, ebraica (il padre e la madre sono ebrei) e italiana. Emblematico è lo pseudonimo letterario “Italo Svevo” che unisce la cultura italiana (Italo) e quella tedesca (Svevo-> la casata degli Svevi fu un’importante famiglia tedesca medievale. es: Federico II di Svevia). Trieste era inoltre un porto estremamente importante al livello economico, dove la borghesia mercantile era particolarmente sviluppata: questo elemento sarà fondamentale nella vita di Svevo, infatti egli intraprenderà (come molti autori moderni quali Quasimodo e Montale) studi tecnico-commerciali, tanto che il suo principale obiettivo era quello di realizzarsi come borghese e dirigente di industria/imprenditore. La letteratura rimane ad ogni modo una sua grande passione per tutta la vita, tanto che da autodidatta egli legge i grandi autori tedeschi (da Schiller a Goethe), francesi e italiani.

La riscoperta della letteratura

A partire dal 1880 Svevo riscopre la letteratura come parte importante della sua vita: la ditta del padre dove lavora fallisce ed egli subisce il “declassamento” (che anche Pirandello aveva vissuto) da borghese benestante a piccolo borghese. Comincia così a lavorare alla Banca union di Vienna (dove anche il protagonista del suo primo romanzo “Una vita”, Alfonso Nitti, lavora ). Proprio questo lavoro e questa vita insoddisfacenti fanno sì che egli si avvicini alla letteratura, concepita come mezzo di evasione. Pubblica nel 1892 il suo primo romanzo “Una Vita”.

Il conflitto tra borghesia e letteratura

Alla fine dell’Ottocento sposa una cugina benestante, Livia Veneziani, la cui famiglia è proprietaria di un’azienda di vernici, così Svevo entra in affari con il suocero. Dopo il matrimonio Svevo si riscopre imprenditore e relega l’attività letteraria a passatempo inutile. Questo conflitto borghese-letterato sarà al centro dei suoi primi romanzi, il già citato “Una Vita” e “Senilità” (1898): Svevo sarà infatti, come i suoi personaggi, continuamente diviso tra il desiderio di scrivere e la volontà di affermarsi nella società borghese come imprenditore e uomo di successo, visto che per la cultura borghese del tempo letteratura e filosofia non avevano alcuna importanza non portando alcun profitto. In un diario di questo periodo Svevo arriva a definire la letteratura “ridicola e dannosa”, in realtà, come vedremo, il desiderio di scrivere permarrà e anzi Svevo arriverà ad affermare che la letteratura, proprio come la psicanalisi è un potente mezzo conoscitivo (cosa che affermerà anche Saba con la sua “poesia onesta”).

L'incontro con James Joyce

In questo periodo di direzione dell’azienda dei Veneziani, Svevo non perde nemmeno i contatti con il mondo letterario, tanto che proprio a Trieste incontra il celeberrimo scrittore inglese James Joyce da cui prende addirittura lezioni d’inglese e che collaborerà a rendere i romanzi di Svevo celebri all’estero.

La scrittura durante la guerra

L’occasione per tornare a scrivere si ripresenta proprio grazie alla guerra paradossalmente. Durante il primo conflitto mondiale l’azienda dei Veneziani viene infatti requisita dagli austriaci per essere trasformata in un’industria bellica, così durante la guerra e subito dopo Svevo inizia a scrivere il suo ultimo e illuminante capolavoro, la Coscienza, uscita nel 1923 per la prima volta dopo un lungo periodo di silenzio letterario (l’ultimo romanzo, Senilità, risaliva al 1898). Nel frattempo Svevo era entrato in contatto con l’intricato universo della psicanalisi grazie al cognato che era andato in cura presso un allievo di Freud.

La Coscienza non viene tuttavia apprezzata in Italia, tanto che l’unico scrittore italiano che ne parlerà in un suo saggio intitolato “Omaggio a Italo Svevo” sarà Montale.

Svevo muore a Treviso a causa di un’incidente d’auto nel 1928.

L'innovazione narrativa de La Coscienza

La Coscienza di Zeno rappresenta nella forma e nel contenuto uno dei romanzi italiani ed europei più innovativi del primo Novecento. Svevo rompe infatti definitivamente con il modulo narrativo naturalistico dell’Ottocento (la tipica narrazione alla Manzoni con narratore onnisciente di terza persona) per preferire un narratore interno inattendibile (di cui cioè il lettore non può fidarsi perché mescola menzogna e verità). tuttavia è la struttura stessa del romanzo che appare incredibilmente innovativa. Il romanzo si presenta infatti come un memoriale (una specie di diario in cui sono scritte le memorie del personaggio) che Zeno Cosini, questo è il nome del protagonista, scrive su consiglio del suo psicanalista, il dotto S (Sigmund Freud?), che glielo aveva caldamente consigliato come terapia dalla sua nevrosi. Ritornando alla struttura, l’elemento innovativo è proprio l’assenza di trama, ovvero la narrazione degli eventi che non segue un metodo cronologico tipico del romanzo ottocentesco ma procede per libere associazioni (la tecnica delle libere associazioni era una pratica psicoanalitica che consisteva nel fra parlare il paziente dei fatti più disparati, tutti quelli che gli venivano in mente, anche senza apparente connessione logica). Per questo il tempo della narrazione non si dice più cronologico ma “misto” ovvero un tempo che mescola continuamente passato, presente e futuro, per cui l’unica guida è il percorso che vuole fare la memoria del protagonista.

Non è quindi possibile rintracciare propriamente una trama, ma dei nuclei narrativi, degli argomenti che Zeno tratta nel corso della sua narrazione.

I temi principali del romanzo

Il romanzo inizia con una prefazione scritta dal Dottor S stesso che illumina il lettore sul perché le memorie di Zeno siano state rese pubbliche: egli afferma che le ha pubblicate per vendetta contro Zeno che ha deciso deliberatamente di interrompere la psicanalisi, rendendo vani il lavoro del dottore. Naturalmente appare chiaro quindi che anche il dottore è un narratore inattendibile: quale medico infatti pubblicherebbe per vendetta personale il diario privato di un paziente?

Dopo la prefazione inizia la narrazione vera e propria in cui distinguiamo i seguenti nuclei narrativi o temi:

Il vizio del fumo e la morte del padre

Il vizio del fumo: Zeno, un nevrotico, identifica l’origine di tutte le sue malattie e della sua inettitudine con la dipendenza del fumo, da cui non riesce a uscire. Tale dipendenza è iniziata probabilmente a causa del rapporto burrascoso con il padre: Zeno racconta infatti che la prima sigaretta fumata l’ha rubata proprio al genitore (elemento che ci suggerisce che quasi sicuramente Zeno è in una feroce competizione con il padre per cui rubare la sigaretta era un modo simbolico ed inconscio per rubargli la virilità). Zeno cerca di smettere di fumare ma si ritrova continuamente a cadere nella deiezione (rimanda continuamente il giorno in cui finalmente fumerà la famosa ultima sigaretta, giorno che probabilmente non arriverà mai). Inoltre, afferma Zeno, pensare che sarà “l’ultima sigaretta” la rende ancora migliore in quanto egli riesce ad assaporarla fino in fondo.

La morte del padre: il padre di Zeno, solido borghese imprenditore considera il figlio (a ragione) un inetto perdigiorno infatti Zeno oscilla continuamente tra l’università di chimica e quella di giurisprudenza e non riesce a costruirsi una vita propria. Zeno nutre nei confronti del padre un odio profondo e radicato che si rivela tutto al momento della morte di questo. Il ragazzo desidera fortemente la sua morte e per questo dice al dottore che lo sta curando di non farlo rinvenire dallo stato di incoscienza: in realtà Zeno non racconta questo, in quanto al lettore viene detto dal narratore (Zeno stesso) che tutto ciò viene fatto per amore della figura paterna (tipico di Zeno è infatti il continuo autoinganno nei confronti di se stesso e del lettore). Arriva ad ogni modo il momento della morte del padre che, in un momento di apparente incoscienza, lascia un poderoso schiaffo sul volto del figlio. Zeno a questo punto non sa cosa pensare: da un lato pensa giustamente che lo schiaffo esprima il rancore del padre nei confronti di un figlio inetto e disadattato, dall’altro cerca di autogiustificarsi ripetendosi che lo schiaffo sia il risultato di un momento di incoscienza del padre.

Il matrimonio e le relazioni amorose

Il matrimonio: anche in fatto di donne Zeno si dimostra un inetto. Egli corteggia in ordine tre sorelle: dapprima Ada, la sorella più bella, poi Alberta e infine, respinto dalle prime due, Augusta, la sorella più brutta ma che Zeno inconsciamente desiderava. Augusta è un modello perfetto di “sanità” (il tema di “salute e malattia” è centrale in Senilità), perfettamente integrata nella società borghese e ancorata a superficiali principi che non le fanno mai chiedere domande sul mondo o su se stessa, è la moglie “perfetta” per un disadattato come Zeno. In queste pagine Zeno dimostra in realtà un altro aspetto fondamentale della sua personalità, anzi di quella dei malati in genere (secondo Svevo): i malati, essendo tali, non sono ancorati a forme fisse e rigide e perciò riescono ad osservare il mondo in maniera disillusa, percependolo in tutte le sue contraddizioni.

La moglie e l’amante: Zeno incontra Carla, una ragazza del popolo molto bella, di cui si innamora. Per seguire i principi morali borghesi, egli vorrebbe interrompere la relazione ma si comporta come con “l’ultima sigaretta”. Alla fine Carla lo lascia per un ragazzo più giovane.

Storia di un’associazione commerciale: Zeno fonda con il marito di Ada, Guido, un’impresa commerciale

La psicanalisi e il commercio

La Psicanalisi: Zeno si dichiara “assolutamente sano” e guarito. Il perchè della sua prodigiosa guarigione dall’inettitudine? Il commercio: egli si è infatti realizzato economicamente diventando un imprenditore di successo. In realtà, ci fa capire Svevo, il successo di Zeno nel commercio è assolutamente casuale, frutto di speculazioni di guerra in un periodo particolarmente favorevole. Inoltre il fatto che Zeno “guarisca” nel momento in cui specula sulla guerra, ovvero sulla sopraffazione dell’uomo da parte di un altro uomo, ci apre gli occhi sul fatto che egli abbia ricavato giovamento dallo sfruttamento di una cosa crudele come la guerra.

Domande da interrogazione

  1. Qual è stata l'influenza di Trieste su Italo Svevo?
  2. Trieste ha avuto un ruolo fondamentale nella vita di Svevo, essendo un crogiolo di culture diverse, tra cui quella tedesca, slava, ebraica e italiana. Questa diversità culturale ha influenzato la sua formazione e la sua carriera letteraria.

  3. Come ha influito il fallimento della ditta paterna sulla vita di Svevo?
  4. Il fallimento della ditta del padre ha portato Svevo a un declassamento sociale, spingendolo a lavorare in banca e avvicinandolo alla letteratura come mezzo di evasione, portando alla pubblicazione del suo primo romanzo "Una Vita".

  5. In che modo il matrimonio ha influenzato la carriera letteraria di Svevo?
  6. Dopo il matrimonio con Livia Veneziani, Svevo si è dedicato agli affari, relegando la letteratura a un passatempo. Questo conflitto tra vita borghese e letteratura è un tema centrale nei suoi primi romanzi.

  7. Qual è stato il ruolo di James Joyce nella carriera di Svevo?
  8. James Joyce ha avuto un ruolo significativo nella carriera di Svevo, aiutandolo a rendere celebri i suoi romanzi all'estero e mantenendo Svevo in contatto con il mondo letterario.

  9. Quali sono le innovazioni narrative presenti ne "La Coscienza di Zeno"?
  10. "La Coscienza di Zeno" è innovativo per la sua struttura non cronologica e l'uso di un narratore interno inattendibile. Il romanzo si presenta come un memoriale scritto dal protagonista su consiglio del suo psicanalista, rompendo con la narrazione naturalistica ottocentesca.

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