Concetti Chiave
- Sciascia è noto per aver integrato il tema della mafia nella sua produzione letteraria, affrontando la complessità del fenomeno attraverso le sue opere, tra cui "Il giorno della civetta".
- Il suo lavoro è caratterizzato da una ricerca ostinata della verità, sfidando la corruzione e le collusioni tra politica e criminalità organizzata nella società italiana del tempo.
- Sciascia utilizza il racconto poliziesco come strumento narrativo per esplorare i legami tra mafia e potere politico, incarnando valori di giustizia e razionalità.
- La sua scrittura mescola elementi di invenzione e realtà, creando narrazioni che fungono da commento storico e denuncia sociale.
- Negli anni Ottanta, Sciascia ha criticato anche l'antimafia, accusandola di strumentalizzare la lotta alla mafia per fini personali, una posizione che gli creò molte controversie.

Indice
Introduzione: Brevi informazioni sulla vita di Sciascia
Sciascia nasce nel 1921 a Racalmuto di Agrigento da una famiglia di artigiani.
Fu da sempre appassionato di letteratura e storia e si interessa al periodo illuminista e al Settecento. Quando consegue il diploma di maestro elementare, riesce a conoscere da vicino la realtà contadina siciliana, centro di molte sue opere. Sciascia comincia poi a farsi conoscere nell’ambito della vita politica e letteraria. Si interessa al fenomeno della mafia e scrive molte opere a riguardo. Negli anni Settanta e Ottanta la sua figura di intellettuale impegnato nella battaglia civile assunse sempre maggior importanza nella vita nazionale. Nel 1975 fu eletto come indipendente nelle liste del PCI al consiglio comunale di Palermo, ma si dimise per disaccordo col partito. Partecipo al Partito Radicale e fu deputato dal 1979 al 1983.
Sciascia muore a Palermo nel 1989.
Contenuto: la mafia nelle opere di Sciascia
Leonardo Sciascia fu il primo a parlare della mafia all'interno di un racconto letterario. Egli stesso afferma: «Ho dovuto fare i conti da trent’anni a questa parte prima con coloro che non credevano o non volevano credere all’esistenza della mafia e ora con coloro che non vedono altro che mafia. Di volta in volta sono stato accusato di diffamare la Sicilia e di difenderla troppo. […]. Non sono infallibile, ma credo di aver detto qualche inoppugnabile verità. Ho 67 anni, ho da rimproverarmi e da rimpiangere molte cose, ma nessuna che abbia a che fare con la malafede, la vanità e gli interessi particolari. Non ho, lo riconosco, il dono dell’opportunità e della prudenza. Ma si è come si è»
Nel 1961, arriva la celebrità con la pubblicazione di “Il giorno della civetta”, un romanzo che porta sulla scena la lotta alla mafia, in un contesto, come quello italiano, che ancora la negava. Il racconto parla del capitano Bellodi, ex partigiano, repubblicano settentrionale che conduce un’inchiesta per trovare i mandanti di un delitto di mafia, la cui vittima era Salvatore Colasberna, presidente di una piccola cooperativa. Bellodi risale al capomafia locale, Mariano Arena e lo incrimina. Non appena accade, a causa delle connivenze politiche, gli imputati vengono scagionati. Bellodi potrebbe rinunciare all’inchiesta, ma decide di tornare in Sicilia e continuare il lavoro.
L'attività dello scrittore è segnata da una volontà ostinata di cercare la verità, attraverso una coraggiosa immersione nel torbido ambito della vita politica e sociale italiana di questi anni, segnati da trame occulte, da segrete collusioni di potere tra organi dello Stato, società segrete e criminalità organizzata, da misfatti incredibili e stragi rimaste impunite, dalla corruzione e dall’allentarsi dei vincoli della società civile. È una ricerca condotta in nome di una razionalità laica e animata da un’ostinata fiducia, nonostante tutto, nei valori di una convivenza tra cittadini fondata sulla giustizia, sulla trasparenza, sull’onestà.Inizia, quindi, la scrittura di una serie di opere in cui affronta con vigore e lucidità il fenomeno e i suoi legami con il potere politico. La forma narrativa prediletta fu il racconto poliziesco, in cui l’indagine è affidata a un personaggio che incarna i valori di giustizia e razionalità.
Alberto Moravia di lui dice: «Sciascia procedeva con il metodo opposto a quello dei suoi amati illuministi: questi andavano dal mistero alla verità e alla razionalità; Sciascia andava invece dalla verità e dalla razionalità al mistero»
Il racconto di Sciascia è un racconto storico che si sforza di assumere una funzione di denuncia, ma diventa alla fine più simile ad un documentario, ossia un commento alla storia attraverso l’invenzione.
Scrive il libro "Le parrocchie di Regalpetra" di cui fa parte il racconto "Natale a Regalpetra". Regalpetra è un nome inventato, con il quale fa riferimento al suo paese "Racalmuto", piccolo paesino dove era forte la presenza della mafia e la popolazione viveva delle miniere di zolfo. Il contesto sembra tipicamente verghiano: le miniere come fonte di reddito prevalente. Lui è un maestro elementare che si trova a scrivere questo libro e ad avere un successo inaspettato.
Caratteristiche: aspetti peculiari del lavoro letterario
Viene corteggiato dai due lumi della letteratura del 900:
- da una parte Vittorini: con la rivista "Il Politecnico" diventa il più forte interprete della letteratura gramsciana, cioè della letteratura come impegno, finalizzata all'impegno politico.
- Dall’altra, Italo Calvino
Sciascia sceglie la via tratteggiata da Calvino.
Questa scelta è interessante anche per capire le dinamiche del 900:
- da una parte, si costituivano delle coordinate editoriali che guardavano alla letteratura come originalità,
- dall'altra si costituivano riviste e gruppi come il "Politecnico di Torino" che guardavano all’impegno, cioè all'idea che la letteratura non potesse più sottrarsi all'impegno politico, che era necessario.
Non poteva più sottrarsi alla storia, al raccontare quello che era accaduto. Calvino da questo punto di vista è l’anti- Sciascia, perché lui racconta la storia attraverso l'invenzione e in qualche modo la sua narrazione è antistorica perché è piuttosto irrealistica.
La concentrazione che lui mette nei personaggi che pure dicono delle Verità assolute sono entrambi una rappresentazione iconografica della guerra.
In Sciascia non si riesce a distinguere tra scrittura come invenzione e scrittura come realtà, come documento di quello che accade.
La conclusione della storia di Regalpetra è sulla mafia, il che rispecchia l’impegno che Sciascia ha profuso in questo senso, assumendo posizioni profondamente scomode. Negli anni Ottanta, fu il primo a parlare dei professionisti dell'antimafia, a criticare non solo la mafia ma anche l'antimafia, colpevole di fare carriera attraverso la lotta alla mafia. Una posizione durissima che gli costò molto tanto da essere accusato, avendo criticato l'antimafia, di essere un sostenitore.
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Domande da interrogazione
- Qual è stato l'interesse principale di Sciascia nella sua carriera letteraria?
- Qual è il romanzo di Sciascia che ha portato alla ribalta la questione della mafia?
- Come Sciascia ha affrontato il tema della mafia nelle sue opere?
- Quali sono le caratteristiche peculiari del lavoro letterario di Sciascia?
- Qual è stata la posizione di Sciascia riguardo all'antimafia?
Sciascia si è interessato principalmente al fenomeno della mafia, esplorandolo in molte delle sue opere letterarie.
"Il giorno della civetta" è il romanzo di Sciascia che ha portato alla ribalta la questione della mafia, raccontando la lotta contro di essa in un contesto italiano che ancora negava la sua esistenza.
Sciascia ha affrontato il tema della mafia con una ricerca ostinata della verità, utilizzando il racconto poliziesco per indagare i legami tra mafia e potere politico, e denunciando le collusioni e la corruzione.
Il lavoro letterario di Sciascia è caratterizzato da una fusione tra invenzione e realtà, con una narrazione che funge da commento storico e una critica sia alla mafia che all'antimafia.
Sciascia ha criticato l'antimafia, accusandola di fare carriera attraverso la lotta alla mafia, una posizione che gli ha causato accuse di sostenere la mafia stessa.