Concetti Chiave
- Salvatore Quasimodo abbandona l'Ermetismo per una poesia di impegno civile, espressa in "Uomo del mio tempo", riflettendo sul tragico bilancio della storia e del progresso.
- Quasimodo evidenzia la continuità della violenza umana: nonostante i progressi tecnologici, l'uomo rimane legato agli istinti feroci e fratricidi delle origini.
- L'autore esorta i giovani a una ribellione etica, rifiutando l'eredità di violenza dei padri per costruire un futuro di pace e fratellanza.
- "Uomo del mio tempo" è strutturata in un'unica strofa che richiama alla responsabilità individuale e collettiva, usando ripetizioni per enfatizzare l'accusa.
- L'uso di figure retoriche, come metafore e sinestesie, arricchisce la poesia, trasmettendo immagini potenti di orrore e morte.
Indice
La percezione della guerra
La percezione che la Seconda guerra mondiale non fosse una guerra come le altre, ma un conflitto in cui ferocia, odio per il nemico e volontà di annientamento avessero raggiunto un livello drammatico e irreversibile fu nettissima già presso i contemporanei. A tale percezione diedero voce, con accenti e intenti diversi, molti scrittori e intellettuali in tutta Europa.
Quasimodo e l'impegno civile
Tra loro ci fu anche Salvatore Quasimodo (Modica, Ragusa 1901 - Napoli 1968), che proprio negli anni di guerra abbandonò la poesia pura dell'Ermetismo per iniziare una nuova stagione poetica caratterizzata da impegno civile, volontà di denuncia e sentimento della responsabilità individuale e collettiva di fronte alla storia: Uomo del mio tempo ne è una delle più celebri espressioni.
Bilancio tragico della storia
In Uomo del mio tempo Quasimodo traccia un tragico bilancio della storia e del progresso, ricondotti a una linea di sangue che attraversa i millenni: come l'uomo preistorico era violento e malvagio, animato da istinti aggressivi, così è l'uomo contemporaneo; unica differenza è il perfezionamento degli strumenti di morte, divenuti sempre più perfetti e micidiali grazie alla scienza.
Anche se ora l'uomo padroneggia armi sofisticate e "intelligenti", anche se può volare o domare un «carro di fuoco» (v.
4), per l'uomo il tempo si è fermato al principio della storia: nessun progresso scientifico e tecnologico ha potuto mutare la sua natura feroce e fratricida.Denuncia e speranza per il futuro
L'autore però non si limita alla totale denuncia dell'uomo come "belva che uccide": egli rivolge un'invocazione di impegno civile ai giovani, esortandoli a una sorta di ribellione etica nei confronti dell'eredità dei padri. Per spezzare questa catena di violenza e di morte vi è un'unica speranza: il futuro potrà essere diverso solo se le nuove generazioni rifiuteranno l'eredità dei loro antenati.
Del mondo precedente nulla deve essere raccolto e tramandato, perché nulla è stato buono; indietro vi sono solo ceneri e rovine, tombe desolate, rimorsi. Occorre dimenticare e ricostruire una nuova storia, che finalmente pratichi la fratellanza e la pace tra i popoli, disperdendo per sempre le «nuvole di sangue» e l'«eco fredda, tenace» della violenza.
Struttura e figure retoriche
La poesia è strutturata in un'unica strofa. In essa è possibile riconoscere due parti, di cui la seconda inizia con il verso 14. Nella prima parte il poeta si rivolge direttamente all'uomo, richiamandolo alle proprie responsabilità. La veemenza dell'accusa trova riscontro nella ripetizione di alcune parole ed espressioni, come «t'ho visto» (v. 4), ripetuto con maggiore enfasi al verso successivo: «T'ho visto: eri tu».
L'esortazione ai giovani, nella seconda parte, ha un tono solenne grazie all'apostrofe «o figli» e alla ripetizione dell'imperativo «dimenticate» (vv. 14 e 15). Numerose sono le figure retoriche: ne sono esempio la metafora nel verso 14, in cui l'immagine del colore rossastro delle nuvole al tramonto è affiancata a quella del sangue; la sinestesia nel verso 12 («eco fredda») che comunica la sensazione di orrore agghiacciante per la violenza commessa; le immagini di morte trasmesse dagli «uccelli neri» e dal «vento».
Domande da interrogazione
- Qual è la percezione della Seconda guerra mondiale secondo il testo?
- Come si è evoluto l'impegno poetico di Salvatore Quasimodo durante la guerra?
- Qual è il bilancio storico tracciato da Quasimodo in "Uomo del mio tempo"?
- Qual è il messaggio di speranza per il futuro secondo l'autore?
- Quali figure retoriche sono presenti nella poesia e quale funzione svolgono?
La Seconda guerra mondiale è percepita come un conflitto di estrema ferocia e odio, con un livello di annientamento drammatico e irreversibile, come espresso da molti scrittori e intellettuali dell'epoca.
Durante la guerra, Quasimodo ha abbandonato la poesia pura dell'Ermetismo per un impegno civile, caratterizzato da denuncia e responsabilità storica, come evidenziato nella sua opera "Uomo del mio tempo".
Quasimodo traccia un bilancio tragico della storia, evidenziando la continuità della violenza umana dai tempi preistorici a quelli contemporanei, con un perfezionamento degli strumenti di morte.
L'autore esorta i giovani a ribellarsi eticamente all'eredità violenta dei padri, sperando in un futuro diverso basato sulla fratellanza e la pace, dimenticando le rovine del passato.
La poesia utilizza figure retoriche come la ripetizione, la metafora e la sinestesia per enfatizzare l'accusa e l'esortazione, trasmettendo immagini di violenza e morte per sottolineare il messaggio di denuncia e speranza.