Concetti Chiave
- La lirica "Lasciatemi divertire" di Aldo Palazzeschi è un manifesto poetico che esalta il divertimento come essenza della poesia, criticando i poeti tradizionali legati alla logica.
- Il componimento alterna le voci del poeta e dei lettori, con il poeta che difende la sua libertà di trasgredire le regole poetiche e riutilizzare "la spazzatura" delle altre poesie.
- Palazzeschi esprime amarezza per la crisi della figura tradizionale del poeta, evidenziando come nel Novecento i poeti siano visti solo come intrattenitori e non più influenti socialmente.
- I versi della lirica sono liberi e caratterizzati da una metrica varia, con l'uso di figure fonetiche e onomatopee che accentuano il principio futurista delle "parole in libertà".
- Il linguaggio utilizzato è semplice e quotidiano, con una sintassi che rispecchia il parlato, sottolineando l'abbandono dei legami logico-sintattici tradizionali.
La lirica “Lasciatemi divertire”, scritta da Aldo Palazzeschi, appartiene alla raccolta “L’incendiario” pubblicata nel 1910.
Indice
Il manifesto poetico di Palazzeschi
Per Palazzeschi fare poesia significa saper divertire il proprio pubblico.
Non è necessario scrivere parole dotate di senso per riuscire a fare poesia. Tale concetto è messo ben in evidenza nella lirica che, proprio per questo, può essere definita come una sorta di “manifesto poetico” di Palazzeschi. L’autore del componimento, sulla falsa riga dei crepuscolari, deride quindi l’operato dei poeti tradizionali, che sono fin troppo legati all’elemento logico per cui non comprendono l’utilizzo delle parole col solo scopo di produrre suoni e non di esprimere un significato particolare.Il dialogo tra poeta e lettori
Nel componimento si alternano due voci ben distinte: quella del poeta e quella dei suoi lettori. Il poeta dice che “si diverte pazzamente e smisuratamente” mentre il suo pubblico, che protesta contro le “indecenze” e le “strofe bisbetiche” della sua poesia, esprime su di lui giudizi di compatimento e lo mette in ridicolo. Allora il poeta si difende affermando la libertà di trasgredire le regole poetiche e anche la libertà di riutilizzare la roba avanzata, la spazzatura delle altre poesie. Qui, l’aggettivo “avanzata” va inteso non col significato di progredito, sviluppato, ma come sinonimo di residuo, rimasto. Il poeta ammette, anche, che è rischioso esprimersi in questo modo tanto che il suo divertimento gli può costare l’appellativo di somaro.
La crisi del poeta tradizionale
Quando Palazzeschi dice, nella strofa finale, “gli uomini non dimandano / più nulla dai poeti” egli intende dire che oggi ai poeti non viene chiesto nient’altro che puro intrattenimento. Verso la fine dell’Ottocento i poeti, quali D’Annunzio, ricoprivano anche ruoli che non avevano a che fare con l’elemento letterario. Infatti, questi acquisivano una certa rilevanza mediatica grazie alla loro intensa attività sociale e politica e possedevano, pertanto, una particolare influenza sul piano sociologico. Per Palazzeschi, all’inizio del Novecento, questo non accade più: “i tempi sono molto cambiati” e la figura tradizionale del poeta è entrata in crisi. Ciò lo rattristisce e gli crea amarezza.
Struttura e stile della lirica
La lirica è composta da strofe di varia lunghezza e i versi, liberi da uno schema metrico particolare, sono soprattutto di misura ternaria, quindi distinguiamo versi trisillabi, senari e novenari. Non mancano, comunque, alcune rime occasionali distribuite nel testo, per esempio: insolentire-divertire (vv.8-9) e poveretto-diletto (vv.10-12). Sul piano delle figure retoriche è ben evidente la presenza di innumerevoli figure fonetiche quali le onomatopee. Il loro uso insistente meglio rende l’idea di abbandono dei legami logico-sintattici secondo il principio futurista delle “parole in libertà”.
Dal punto di vista lessicale prevale un registro basso di carattere quotidiano. Palazzeschi fa uso, infatti, di una sintassi tipica del linguaggio parlato.
Il divertimento del poeta
Il poeta si diverte come un pazzo e in modo smisurato! Non lo infastidite, lasciatelo divertire. Poveretto, queste piccole sciocchezze costituiscono il suo divertimento.
Libertà e trasgressione poetica
Cosa sono queste cose sconvenienti? Queste strofe bizzarre? Libertà, libertà di trasgredire le regole poetiche! Sono la mia passione. Sapete cosa sono? Non sono sciocchezze, sono robe avanzate, gli scarti delle altre poesie. Perché quel fesso le scrive se sono prive di un qualsiasi nesso logico?
Il rischio del divertimento poetico
Non è vero che non significano nulla, vogliono dire qualcosa. Vogliono dire… come quando uno canta senza conoscere le parole. Una cosa molto popolare. È questo che a me piace fare.
La sfida del giovane poeta
Ma giovanotto, non è il vostro un atteggiamento, di voler tenere acceso un fuoco così grande con così poco?
Ma come lo si può capire? Avete delle belle pretese, sembra ormai che scriviate in giapponese.
Lasciate pure che si sfoghi facendo delle stranezze, anzi è meglio che non la finisca. Il divertimento gli costerà caro, gli daranno del somaro.
Certo che è un grande rischio scrivere certe cose perché ci sono professori tutt’oggi a tutte le porte.
Conclusione e riflessioni finali
Alla fin dei conti io ho pienamente ragione. I tempi sono notevolmente cambiati, gli uomini non si aspettano più nulla dai poeti, e lasciatemi divertire!
Domande da interrogazione
- Qual è il concetto principale del manifesto poetico di Palazzeschi?
- Come si sviluppa il dialogo tra il poeta e i lettori nella lirica?
- Qual è la crisi del poeta tradizionale secondo Palazzeschi?
- Quali sono le caratteristiche strutturali e stilistiche della lirica?
- Qual è il rischio associato al divertimento poetico secondo il poeta?
Palazzeschi sostiene che fare poesia significa saper divertire il pubblico, senza la necessità di scrivere parole dotate di senso, deridendo i poeti tradizionali troppo legati alla logica.
Il poeta si diverte smisuratamente mentre i lettori lo criticano per le sue "indecenze" e "strofe bisbetiche", ma lui difende la sua libertà di trasgredire le regole poetiche.
Palazzeschi osserva che i poeti non sono più richiesti per ruoli sociali o politici, e la figura del poeta tradizionale è in crisi, portando amarezza.
La lirica ha strofe di varia lunghezza, versi liberi, e un uso di figure fonetiche come onomatopee, con un registro lessicale quotidiano e una sintassi parlata.
Il poeta riconosce che il suo modo di esprimersi può sembrare privo di senso e rischioso, ma insiste che ha un significato, simile a cantare senza conoscere le parole.