Concetti Chiave
- Pier Paolo Pasolini, illustre esponente del Neorealismo, morì il 2 novembre 1975 in circostanze ancora oggi poco chiare sulla spiaggia dell'idroscalo di Ostia.
- La sentenza del processo attribuì la responsabilità della morte al diciassettenne Pino Pelosi, che affermò di aver litigato con Pasolini, causando la sua morte con percosse e investimenti auto.
- Numerosi dibattiti si sono sviluppati attorno alla morte di Pasolini, includendo teorie del complotto che suggeriscono il coinvolgimento di più persone.
- Nel 2005, Pelosi ritrattò la sua confessione iniziale, sostenendo che altre tre persone avessero commesso l'omicidio, sollevando ulteriori interrogativi.
- Il giornalista Giovanni Testori rifletté sulla complessità interiore di Pasolini, sottolineando la sua solitudine e la ricerca disperata di connessioni umane, che potrebbero aver contribuito al suo tragico destino.

Indice
Le circostanze della morte di Pier Paolo Pasolini
Il 2 novembre ricorre l'anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini.
Il 2 novembre dell'anno 1975 moriva in circostanze ancora oggi poco chiare il celebre scrittore, regista, drammaturgoPier Paolo Pasolini.
Tra la notte del 1° novembre e del 2 novembre di quell'anno Pasolini fu trovato esanime nella spiaggia dell'idroscalo di Ostia, riportando percosse e segni di travolgimento della sua stessa auto. Il corpo fu ritrovato senza vita da una donna intorno alle 6-6,30 del mattino e riconosciuto dall'amico del Pasolini, Ninetto Davoli.
Fu ritenuto responsabile della morte di Pasolini il giovane diciassettenne Pino Pelosi.
Il diciassettenne affermò agli inquirenti di essere stato avvicinato nei pressi dalla Stazione Termini dallo stesso artista, il quale in un secondo momento lo aveva invitato a salire sulla sua auto dietro compenso in denaro.
Pelosi sostenne che dopo avere cenato insieme presso la trattoria Biondo Tevere, i due si recarono in auto nei pressi della periferia di Ostia. La sentenza emessa in seguito al processo decretò che Pier Paolo Pasolini morì subito dopo una lite sfociata fuori dall'auto con il Pelosi, il quale si dimostrò riluttante alle pretese sessuali del primo. Il giovane si impossessò di un bastone e percosse lo scrittore che cadde in fin di vita sul terreno, riportando delle gravi ferite. Successivamente, come affermava la sentenza, il ragazzo salì a bordo dell'autovettura e travolse il corpo dello scrittore più volte fino a provocarne la morte.
Per approfondimenti sulla vita di Pier Paolo Pasolini vedi anche qua
I dibattiti sulla morte di Pier Paolo Pasolini
Sulla morte di Pasolini ci sono stati numerosi dibattiti: vi furono per esempio coloro che furono a sostegno della teoria del complotto; questi affermavano che il giovane Pelosi fosse troppo magro per essere riuscito a colpire in modo così brutale il regista, inoltre vi furono anche dei testimoni del ristorante Biondo Tevere che non riconobbero nel ragazzo, accusato di omicidio, il giovane che era in compagnia del Pasolini.
Anche Oriana Fallaci scrisse un pezzo in cui dichiarò che il famoso regista fosse stato ucciso da almeno due persone. Tanti personaggi dell'epoca cercarono di dimostrare come il racconto dell'incriminato avesse molte falle, come per esempio l'utilizzo dell'arma del delitto che Enzo Siciliano (amico del regista) affermava non fosse un grande bastone di legno, ma una tavoletta di legno marcita a causa dell'umidità. Nel 2005 il Pelosi cambiò la versione dei fatti, sostenendo di non essere stato l'esecutore materiale dell'omicidio, bensì che lo fossero state altre tre persone dall'accento meridionale che inveirono contro Pasolini perché omosessuale. A fronte di tutti questi retroscena, Walter Veltroni nel 2010 chiese al Ministro Alfano la riapertura del caso per fare chiarezza sulla vicenda.
Dall'altro lato vi sono coloro che non sono a favore della teoria complottista, i quali sostengono di credere nella sentenza emessa in seguito al processo.
Nonostante tutto, la morte del regista Pier Paolo Pasolini rimane tutt'oggi legata a circostanze non molto chiare e si deve fare ancora luce su molti aspetti che condussero a uno degli omicidi più brutali e noti della storia italiana contemporanea.
Sulla morte di Pasolini è stato girato anche un film dal titolo Un delitto italiano. Il film è stato diretto dal regista Marco Tullio Giordana e racconta le terribili vicende che condussero alla morte dello scrittore di origine friulane.
Il commento di Giovanni Testori sulla morte di Pier Paolo Pasolini
Anche il giornalista Testori ha voluto ricordare in un articolo de l'Espresso Pasolini.
Egli lo ricorda con queste parole:
"Sull'atroce morte di Pasolini s'è scritto tutto; ma sulle ragioni per cui egli non ha potuto non andarle incontro, penso quasi nulla. Cosa lo spingeva, la sera o la notte, a volere e a cercare quegli incontri? La risposta è complessa, ma può agglomerarsi, credo, in un solo nodo e in un solo nome: la coscienza e l'angoscia dell'essere diviso, dell'essere soltanto una parte dl un'unità che, dal momento del concepimento, non è più esistita; insomma, la coscienza e l'angoscia dell'essere nati e della solitudine che fatalmente ne deriva. La solitudine, questa cagna orrenda e famelica che ci portiamo addosso da quando diventiamo cellula individua e vivente e che pare privilegiare coloro che, con un aggettivo turpe e razzista, si ha l'abitudine di chiamare "diversi". Allora, quando Il lavoro è finito (e, magari, sembra averci ammazzati per non lasciarci più spazio altro che per il sonno e magari neppure per quello); quando ci si alza dai tavoli delle cene perché gli amici non bastano più; quando non basta più nemmeno la figura della madre (con cui, magari, s'è ingaggiata, scientemente o incoscientemente, una silenziosa lotta o intrico d'odio e d'amore) e si resta lì, soli, prigionieri senza scampo, dentro la notte che è negra come il grembo da cui veniamo e come il nulla verso cui andiamo, comincia a crescere dentro di noi un bisogno infinito e disperante di trovare un appoggio, un riscontro; di trovare un "qualcuno"; quel "qualcuno" che ci illuda, fosse pure per un solo momento, dl poter distruggere e annientare quella solitudine; di poter ricomporre quell'unità lacerata e perduta. Gli occhi, quegli occhi; la bocca, quella bocca; i capelli, quei capelli; il corpo, quel corpo; e l'inesprimibile ardore che ogni essere giovane sprigiona da sé, come se in esso la coscienza di quella divisione non fosse ancora avvenuta, come se lui, proprio lui, fosse l'altra parte che da sempre ci è mancata e ci manca. Mettere dl fronte a queste disperate possibilità e a queste disperate speranze il pericolo, fosse pure quello della morte, non ha senso. Io penso che non s'abbia neppure il tempo per fare dì questi miseri calcoli; tanto violento è il bisogno di riempire quel vuoto e di saldare o almeno fasciare quella ferita. Del resto, chi potrebbe segnalarci che dentro quegli occhi, dentro quella bocca, quei capelli e quel corpo, si nasconde un assassino? Nella mutezza del cosmo queste segnalazioni non arrivano; e anche se arrivassero, torno a ripetere che il bisogno di vincere quell'angoscia risulterebbe ancora più forte e ci vieterebbe d'intendere. Si parte; e non si sa dove s'arriva. Per sere e sere, una volta avvenuto l'incontro, l'illusione riprecipita in se stessa. Ma nella liberazione fisica s'è ottenuta una sorta di momentanea requie; o pausa; o riposo. La sera seguente tutto riprende; giusto come riprende il buio della notte. E così gli anni passano. La distanza dal punto in cui l'unità perduta è diventata coscienza si fa sempre maggiore, mentre sempre minore diventa quella che ci separa dal reingresso finale nella "nientità" della morte; e dalle sue implacabili interrogazioni. Le ombre, allora, s'allungano; più difficile si rende la possibilità che quell'incontro infinite volte cercato, finalmente si verifichi; più difficile, ma non meno febbricitante e divorante. La vicinanza della morte chiama ancora più vita; e questo più o troppo di vita che cerchiamo fuori di noi, in quegli incontri, in quegli occhi, in quelle labbra, non fa altro che avvicinare ulteriormente la fine. Così chi ha voluto veramente e totalmente la vita può trovarsi più presto degli altri dentro le mani stesse della morte che ne farà strazio e ludibrio. A meno che il dolore non insegni la "via crucis" della pazienza."
Per approfondimenti sulle opere di Pier Paolo Pasolini vedi anche qua
Domande da interrogazione
- Quali sono le circostanze della morte di Pier Paolo Pasolini?
- Quali sono le teorie alternative sulla morte di Pasolini?
- Chi ha chiesto la riapertura del caso e perché?
- Qual è il commento di Giovanni Testori sulla morte di Pasolini?
- Esiste un film che racconta la morte di Pasolini?
Pier Paolo Pasolini morì il 2 novembre 1975 in circostanze poco chiare. Fu trovato morto sulla spiaggia dell'idroscalo di Ostia, con segni di percosse e travolgimento dalla sua auto. Pino Pelosi, un giovane di diciassette anni, fu ritenuto responsabile della sua morte.
Ci sono teorie di complotto che suggeriscono che Pelosi non fosse l'unico responsabile. Alcuni testimoni non riconobbero Pelosi come la persona con Pasolini, e nel 2005 Pelosi cambiò versione, affermando che altre tre persone avessero ucciso Pasolini.
Walter Veltroni chiese la riapertura del caso nel 2010 per fare chiarezza sulla vicenda, a causa delle numerose incongruenze e teorie alternative emerse nel tempo.
Giovanni Testori riflette sulla solitudine e l'angoscia che spingevano Pasolini a cercare incontri notturni, suggerendo che il bisogno di colmare un vuoto interiore fosse più forte del pericolo, anche della morte.
Sì, il film "Un delitto italiano" diretto da Marco Tullio Giordana racconta le vicende che portarono alla morte di Pier Paolo Pasolini.