Concetti Chiave
- Sibilla Aleramo, nata Rina Faccio, si trasferì a Roma nel 1893, dedicandosi all'emancipazione femminile e culturale.
- La sua vita sentimentale la avvicinò a importanti intellettuali, tra cui Dino Campana, con cui ebbe una relazione intensa documentata in lettere.
- Il suo romanzo "Una donna" (1906) esplora temi femministi e autobiografici, in anticipo sui tempi e inizialmente non riconosciuto dalla società del tempo.
- Aleramo fu antifascista e attiva nel Partito comunista, con una poetica rivalutata negli anni Settanta per la sua sensibilità e attualità.
- La poesia "Le mie mani" esprime il conflitto tra il ruolo di intellettuale e donna, esplorando il ricordo di un amore perduto con intimità e riserbo.
Indice
Vita e impegno di Sibilla Aleramo
Sibilla Aleramo, chiamata anche con l'appellativo Rina Faccio, nacque ad Alessandria. Dopo essersi spostata prestissimo nel 1893, lasciò dopo un breve periodo la famiglia per stabilirsi a Roma. Qui si impegnò sia nel campo dell'emancipazione femminile , sia in quello dell'affrancamento culturale dei contadini dell'agro romano. La sua intensa vita sentimentale la mise in contatto con i più significativi intellettuali del suo tempo tra i quali il poeta Dino Campania . Con quest'ultimo la Aleramo intrecciò una tempestosa relazione , documentata dal ricco epistolario lasciato dall'autrice. Antifascista fin dalle origini della dittatura , nel secondo dopoguerra militò tra le fila del Partito comunista, morì a Roma.
Opere e tematiche femministe
Tra le sue numerose opere, ricordiamo il romanzo Una donna (1906) che anticipa tematiche femministe e nel quale emergono la sua forte sensibilità sociale e la componente autobiografica. Il carattere distintivo della produzione di questa scrittrice è la ricerca di una specificità femminile della scrittura. Le sue intuizioni si rivelarono decisamente in anticipo rispetto alla sensibilità della sua epoca, che stentò a riconoscerle un ruolo di intellettuale e stigmatizzò i suoi comportamenti trasgressivi e contrari al ruolo tradizionale della donna. Solo il nuovo clima culturale degli anni Settanta riscoprì l'attualità e la sensibilità della sua poetica.
Le mie mani
ricordando che tu le trovasti belle,
io accorata le bacio,
mani, tu dicesti,
a scrivere condannate crudelmente,
mani fatte per più dolci opere,
per carezze lunghe,
dicesti, e fra le tue le tenevi
leggere tremanti,
or ricordando te
lontano
che le mani soltanto mi baciasti,
io la mia bocca piano accarezzo.
Le mani dell'autrice , citate ben quattro volte nel corso di questa breve lirica, diventano lo strumento tramite il quale evocare il ricordo dell'uomo amato e perduto. La concretezza da cui il ricordo contrasta palesemente , invece, con il rimpianto per un rapporto rimasto sospeso in una dimensione del tutto irreale. Nel corso della poesia, l'autrice inserisce una considerazione sul suo duplice ruolo di intellettuale e di donna, quasi fosse proprio questo aspetto
della sua esistenza a renderle impossibile quella pienezza di sentimenti che le viene negata. L'aspirazione a un'esistenza connotata da una rassegnata ma serena accettazione degli stereotipi che la sua epoca riservava al sesso femminile sembra, al tempo stesso, contraddittoriamente, ricercata e respinta. L'aspetto fortemente intimistico della lirica risalta attraverso la scelta della forma dialogata . Il testo, presentato come una sorta di confessione resa all'amato , mantiene così tutta la sua riservatezza e il pudore di quei sentimenti che devono restare circoscritti nella sfera esclusiva del privato.

Domande da interrogazione
- Chi era Sibilla Aleramo e quale fu il suo impegno principale?
- Quali sono le tematiche principali delle opere di Sibilla Aleramo?
- Come viene rappresentato il tema delle mani nella poesia di Sibilla Aleramo?
- Qual è il tono e lo stile della poesia di Sibilla Aleramo?
Sibilla Aleramo, nata Rina Faccio ad Alessandria, fu una scrittrice e attivista per l'emancipazione femminile e l'affrancamento culturale dei contadini. Si trasferì a Roma, dove ebbe una vita sentimentale intensa e fu in contatto con intellettuali come Dino Campania. Fu antifascista e militò nel Partito comunista nel dopoguerra.
Le opere di Sibilla Aleramo, come il romanzo "Una donna" (1906), anticipano tematiche femministe e riflettono una forte sensibilità sociale e autobiografica. La sua scrittura cerca una specificità femminile e le sue intuizioni erano in anticipo sui tempi, spesso non riconosciute dalla società dell'epoca.
Nella poesia, le mani dell'autrice sono evocate come strumento di ricordo dell'uomo amato e perduto. Le mani rappresentano il contrasto tra la concretezza del ricordo e il rimpianto per un rapporto sospeso in una dimensione irreale. La poesia riflette il duplice ruolo di intellettuale e donna dell'autrice.
La poesia di Sibilla Aleramo ha un tono fortemente intimistico e utilizza una forma dialogata. È presentata come una confessione all'amato, mantenendo riservatezza e pudore nei sentimenti, che restano circoscritti nella sfera privata.