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Habilis
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Indice

  1. La presa di coscienza di una donna
  2. Il bisogno di verità, la conquista di se stessa
  3. Uno stile emotivo, ma sobrio
  4. Una donna

La presa di coscienza di una donna

La protagonista (controfigura dell’autrice) si è trasferita dalla provincia marchigiana a Roma. Qui acquista chiara consapevolezza della propria condizione e di quella delle altre donne: è un passo cruciale del romanzo.

Il bisogno di verità, la conquista di se stessa

Lo stile di Sibilla Aleramo non si può definire verista, perché le numerose notazioni personali e soggettive contrastano con la poetica oggettiva e impersonale del movimento. Il Verismo, però, sopravvive in due elementi decisivi: il forte bisogno di verità e di sincerità che ispira la scrittura e la denuncia di una problematica sociale, che nel romanzo consiste nella presa di coscienza della protagonista riguardo alla condizione femminile («Io avevo sentito di toccare la soglia della mia verità», rr. 24-25). Sono due, in questo brano, i momenti chiave di tale conquista interiore. Il primo è il rifiuto del ruolo tradizionale imposto alle donne da una società dominata dall’uomo: un ruolo che, essenzialmente, impone loro di sacrificarsi per la famiglia, il marito e i figli. Il secondo è la tensione della protagonista verso una piena dignità e autonomia, l’esigenza di assumere direttamente la tutela dei propri diritti e bisogni, senza delegarla ad altri. Nel brano emerge anche un’ulteriore idea molto interessante: secondo Aleramo, il dominio esercitato dall’uomo sulla donna produce un’incompletezza e una debolezza nell’uomo stesso; perciò la liberazione della donna diventerà, parallelamente, anche la liberazione dell’uomo.

Uno stile emotivo, ma sobrio

Il linguaggio del brano rivela una forte emotività (Sibilla Aleramo racconta in prima persona eventi che l’hanno profondamente segnata), ma risulta al tempo stesso sobrio, sufficientemente scarno per costituire un documento di vita, secondo gli scopi originari del Verismo: fornire, cioè, ai lettori materiali utili per studiare le dinamiche della società.

Una donna

L’opera, pubblicata nel 1906, narra l’infanzia, la giovinezza e la dolorosa presa di coscienza di una giovane donna che vive, alla fine dell’Ottocento, in un piccolo paese provinciale e ipocrita dell’Italia centrale (Civitanova Marche), di cui si denunciano i limiti e le restrizioni. Sposata giovanissima a un uomo ottuso e brutale, diviene madre di un bambino, ma poi rifiuta questo ruolo sociale, iniziando una coraggiosa lotta per la conquista della libertà personale. Tale sforzo riceve un forte impulso a Roma, dove la protagonista si trasferisce ed entra in contatto con il movimento femminista e con il socialismo, oltre che con i libri di sociologia e pedagogia. Si fanno largo in lei nuove idee sul sesso, sulla maternità, sull’impegno sociale, sul diritto della donna a una vita piena e dignitosa, fino a che la protagonista decide di abbandonare il marito e il figlio per riscattare pienamente la propria dignità di donna e di intellettuale.

Convinta femminista, Sibilla Aleramo riflette intensamente sul ruolo della donna nella società. L’opera autobiografica Una donna è l’autoritratto spavaldo e quasi provocatorio di una donna coraggiosa, che unisce una forte sensibilità sociale a un’altrettanto forte carica individualistica. La scrittrice rifiuta l’immagine idealizzata che per secoli la letteratura maschile aveva dato della figura femminile. Si presenta come individuo concreto e reale; e rievocando in prima persona la propria esperienza, dice di aver risvegliato la sua «parte migliore», il suo «io profondo e sincero, così a lungo represso, mascherato ». La scrittura diviene in tal modo una presa di coscienza: la poetica verista si evolve, trasformandosi in una confessione di vita, sincera e appassionata.

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