Concetti Chiave
- Machiavelli credeva che gli uomini fossero intrinsecamente malvagi, una visione che emerge chiaramente durante il suo esilio a San Casciano.
- Nonostante il suo disprezzo per il popolo, Machiavelli era affascinato dall'osservazione della vita quotidiana, trovando rifugio solo nello studio serale.
- Nel "Principe", Machiavelli si discosta dagli intellettuali cortigiani, offrendo le sue conoscenze per aiutare il potere piuttosto che cercare protezione.
- Descrive il destino come una forza capace di annullare anche le azioni più virtuose, evidenziando il suo pessimismo sulla natura umana e politica.
- Nonostante il pessimismo, Machiavelli lascia spazio alla speranza di un principe che possa unificare l'Italia, utilizzando la crudeltà necessaria per controllare il popolo.
Indice
La visione pessimistica di Machiavelli
Niccolò Machiavelli era convinto che gli uomini fossero malvagi per natura, quando si trova esiliato a San Casciano e scrive a Vettori sottolinea la sua visione pessimistica, dove descrivendo le sue giornate evidenzia come la sua permanenza in quel luogo lo porta a diventare volgare, a confondersi con la quotidianità del popolo di lavoratori, persone che non aveva mai frequentato nel suo passato vissuto nelle corti.
L'esilio e la frustrazione
In quella stessa lettera descrive la sua frustrazione per l’esilio che lo porta a passare le giornate osservando i falegnami che comunque continuano a discutere tra loro e solo la sera il suo animo trova la pace, quando passa del tempo nella solitudine degli studi.
La dedica ai Medici
L’autore subisce la fortuna e la condanna ad assistere passivamente alle vicende politiche, questa situazione è ben descritta nella dedica, testo con cui cerca di avvicinarsi ai Medici, dedicando il Principe a Lorenzo II de Medici.
Gli intellettuali sono sottomessi ma anche riconoscenti nei confronti del potere, essi hanno bisogno di protezione per cui dedicano le loro opere ai potenti. Machiavelli vuole distinguersi dai cortigiani, non scrive per avere protezione, ma vuole donare la sua conoscenza pratica e teorica per aiutare il signore. Nella parte finale, è evidente la passione politica dell’autore e come sia rammaricato di non poter partecipare attivamente ad essa a causa di una condanna che ritiene ingiusta. Chiude la dedica con delle parole che evidenziano il suo essere orgoglioso ma anche privato di ciò che ama di più, sottolineando anche l’ingiustizia della punizione da lui subita.Il disprezzo per il popolo
Machiavelli disprezza il popolo, nella sua opera principale i cittadini vengono descritti come una massa di individui influenzabili e vittime di egoismi personali, che i governanti possono controllare e ingannare con facilità. Questo giudizio è evidente anche nella lettera a Vettori quando con una nota di critica sottolinea la sua insofferenza a dover passare le giornate in mezzo a uomini esponenti del vulgo.
La natura malvagia dell'uomo
L’autore definisce l’uomo come naturalmente malvagio, e portato dalla natura ad esprimere questa sua cattiveria, è compito del principe accorgersi come l’individuo stia tramando qualcosa nel momento in cui non dimostra questa crudeltà e fermarlo. Machiavelli con questa visione si allontana dalla letteratura precedente, e teme di non essere ascoltato, ma comunque predilige la sua opinione. Tutti cercano di far trasparire la bontà ma il principe deve sapersi allontanare e se necessario mostrare il suo essere malvagio, per natura l’uomo non può avere tutte le qualità “buone” e nessuna cattiva, il governante non deve nascondersi dietro false caratteristiche, ma mostrarsi per quello che è realmente.
Il ruolo del destino
Infine il pessimismo di Machiavelli si evidenzia anche nel ruolo che ha la casualità del destino, essa è capace di rovesciare i progetti dell’uomo anche di chi ha sempre attuato scelte seguendo la virtù politica.
Niccolò Machiavelli nella sua visione pessimistica sottolinea molto la malvagità dell’uomo e la sua sottomissione alla fortuna, ma comunque lascia aperta la possibilità dell’esistenza di un principe capace di riunificare il territorio italico, scoprendo le sue vere caratteristiche, e quindi senza dover evitare la crudeltà e la violenza che il destino ti spinge ad utilizzare, un uomo capace di controllare il popolo, di capire quando deve essere fermato, per portare la libertà alle città italiane che subiscono nel 1500 le ambizioni di espansione di due grandi potenze quali la Francia e la Spagna, che già in quegli anni si erano unificate in importanti stati moderni.
Domande da interrogazione
- Qual è la visione di Machiavelli sulla natura umana?
- Come influisce l'esilio sulla vita di Machiavelli?
- Qual è l'atteggiamento di Machiavelli verso il popolo?
- In che modo Machiavelli cerca di avvicinarsi ai Medici?
- Qual è il ruolo del destino secondo Machiavelli?
Machiavelli crede che gli uomini siano malvagi per natura e che il principe debba essere consapevole di questa malvagità per governare efficacemente.
L'esilio provoca frustrazione in Machiavelli, costringendolo a vivere tra il popolo che disprezza e a trovare pace solo nella solitudine degli studi serali.
Machiavelli disprezza il popolo, considerandolo una massa influenzabile e facilmente ingannabile dai governanti.
Machiavelli dedica "Il Principe" a Lorenzo II de Medici, cercando di offrire la sua conoscenza pratica e teorica per aiutare il signore, pur mantenendo una certa distanza dai cortigiani.
Machiavelli vede il destino come una forza capace di rovesciare i progetti umani, anche di chi segue la virtù politica, ma lascia aperta la possibilità di un principe capace di unificare l'Italia.