Mariaa_
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Concetti Chiave

  • Machiavelli osserva la frammentazione italiana rispetto alle monarchie europee unificate e attribuisce la debolezza italiana al potere temporale del papa.
  • Propone un approccio laico al governo, dove il potere trascende le categorie morali, sostenendo che il fine giustifica i mezzi.
  • La sua riflessione politica si basa sulla verità effettuale, deducendo principi da esperienze dirette e storiche, distaccandosi dalle teorizzazioni tradizionali.
  • Ne "Il Principe", Machiavelli descrive il ruolo del principe come astuto e forte, più temuto che amato, distinguendolo dal tiranno.
  • Machiavelli separa nettamente politica e poesia, vedendole come discipline con principi e pensieri differenti.

Indice

  1. La costruzione dello Stato moderno
  2. Il potere e la morale secondo Machiavelli
  3. La natura umana e il ruolo dello Stato
  4. Il distacco dalle teorie politiche precedenti
  5. Il Principe e la distinzione tra tiranno e principe
  6. La separazione tra politica e poesia

La costruzione dello Stato moderno

Lo scenario storico in cui si muove Machiavelli è quello della costruzione dello “Stato moderno”, un vasto organismo con un’organizzazione del potere accentrata.

Machiavelli compie missioni che gli permettono di conoscere la monarchia francese da un lato e le corti e le repubbliche italiane dall'altro. Egli si accorge della divergenza tra la situazione italiana, in cui permane la frammentazione, e le maggiori monarchie europee, che avevano unificato i loro territori. Machiavelli attribuisce la colpa della debolezza italiana al potere temporale del papa: il suo Stato è troppo debole per unificare l’Italia.

Il potere e la morale secondo Machiavelli

Per Machiavelli, chi detiene il potere deve rendersi conto che l’arte del governo ha i suoi principi autonomi, che trascendono le categorie morali e religiose di male o di bene. In alcune circostanze quindi chi governa può agire in un modo che è “male” per la morale corrente, ma “bene” per lo Stato. (“Il fine giustifica i mezzi”)

La natura umana e il ruolo dello Stato

Machiavelli diventa pertanto uno dei capostipiti del pensiero politico moderno, basato sulla natura laica dell’azione di governo. Egli non si preoccupa della religione.

- Per Machiavelli, lo Stato costituisce un argine al disordine, che nascerebbe se nella vita associata si dispiegassero le forze distruttive dell’indole degli individui: gli uomini sono inclini al male piuttosto che al bene. L’antropologia del pensatore fiorentino è negativa: questa riflessione si avvicina sul piano laico a quella di Martin Lutero, che prende atto della malvagità dell’uomo, causata dal peccato originale. Però, la possibilità di salvezza degli uomini per Lutero è individuale e deriva dalla grazia divina, mentre per Machiavelli è collettiva e dipende dallo Stato.

Il distacco dalle teorie politiche precedenti

Machiavelli si distacca dalle teorizzazioni politiche quattrocentesche, che prendevano la forma degli “specula principis” (“specchi del principe”, trattati sulle buone qualità che il principe avrebbe dovuto avere). Egli fonda la sua riflessione sulla verità effettuale, ovvero su ciò che osserva e deduce da esperienze dirette. Anche la storia fornisce il materiale da osservare; Machiavelli sostiene la continuità tra mondo antico e presente, tra Umanesimo e Rinascimento, distaccandosi dal Medioevo.

La storia mostra come gli organismi politici nascono e si evolvono e mostra quanto conti nelle opere umane la fortuna, cioè il caso.

Il Principe e la distinzione tra tiranno e principe

- Machiavelli scrive “Il Principe”, un testo a carattere argomentativo dove descrive le caratteristiche del principe. Egli si interroga sul ruolo del principe, perché gli uomini non hanno indole buona; il principe deve essere astuto e forte, deve essere più temuto che amato affinché possa governare e essere rispettato.

Egli fa una distinzione tra tiranno e principe: il primo si basa su cose personali, mentre il secondo deve salvaguardare il bene comune e operare per il bene della comunità.

La separazione tra politica e poesia

- Per Machiavelli, la politica è una cosa e la poesia un’altra: non possono stare insieme dato che hanno due pensieri e principi differenti.

Il suo pensiero politico trae una conclusione tramite una deduzione.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il contesto storico in cui opera Machiavelli?
  2. Machiavelli opera nel contesto della costruzione dello "Stato moderno", caratterizzato da un'organizzazione del potere accentrata, osservando la frammentazione italiana rispetto alle monarchie europee unificate.

  3. Come Machiavelli vede il rapporto tra potere e morale?
  4. Machiavelli ritiene che l'arte del governo abbia principi autonomi che trascendono le categorie morali e religiose, giustificando azioni che possono essere considerate "male" per la morale corrente ma "bene" per lo Stato.

  5. Qual è la visione di Machiavelli sulla natura umana e il ruolo dello Stato?
  6. Machiavelli vede la natura umana come incline al male e considera lo Stato un argine al disordine, necessario per contenere le forze distruttive degli individui.

  7. In che modo Machiavelli si distacca dalle teorie politiche precedenti?
  8. Machiavelli si distacca dalle teorie quattrocentesche basate sugli "specula principis", fondando la sua riflessione sulla verità effettuale e sull'osservazione diretta, enfatizzando la continuità tra mondo antico e presente.

  9. Qual è la distinzione tra tiranno e principe secondo Machiavelli?
  10. Machiavelli distingue il tiranno, che agisce per interessi personali, dal principe, che deve salvaguardare il bene comune e operare per il bene della comunità, essendo astuto e forte.

Domande e risposte

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