Concetti Chiave
- La Mandragola di Machiavelli è stata composta tra la fine del 1513 e i primi mesi del 1514, non tra il 1518 e il 1520 come precedentemente creduto.
- Machiavelli ha adattato il linguaggio della commedia alle corrispondenze con Francesco Vettori, rispecchiando il periodo e lo spirito dell'opera.
- La commedia è vista come un rimedio alla tristezza del presente, offrendo una parentesi di leggerezza in un periodo di forzata inattività per Machiavelli.
- L'interesse di Machiavelli per la commedia nasce dagli anni della sua formazione, influenzato dalla traduzione dell'Andria di Terenzio.
- La Mandragola combina elementi boccacciani con tecniche di commedia, ed è unica tra i commediografi fiorentini del tempo per l'uso della prosa.
Composizione e contesto storico
La commedia è stata composta fra la fine del 1513 e i primi mesi del '14, e non come si è finora creduto fra il '18 e il '20: infatti Machiavelli ha composto la commedia via via adattando alla stesura in corso il fraseggio delle lettere che in quei mesi scambiava con l'amico Francesco Vettori. La prima notizia che si ha della commedia risale al 1519-20, tuttavia il tenore degli argomenti delle lettere scambiate tra Machiavelli e Vettori fra il '13 e il '14 è del resto quanto mai congruente con lo spirito della Mandragola.
Come dice il prologo dell'opera si parla di un rimedio alla triste condizione del presente, una parentesi di gaiezza per addolcire gli ozi forzosi a cui il cambio di regime lo aveva costretto (obbligato a lasciare la sua città e ad abbandonare le sue cariche pubbliche).Interesse e influenze culturali
L'interesse di Machiavelli per la commedia risale agli anni della sua formazione culturale. Se non avesse tradotto l'Andria di Terenzio, non esisterebbe la Mandragola. L'opera mette in forma di commedia una beffa finalizzata a una conquista amorosa, dunque una storia tipica boccacciana, trasponendola in un genere che aveva altre radici e rispondeva a tecniche compositive di modalità del tutto diverse. Machiavelli è, tra i commediografi fiorentini dei primi due decenni del secolo, l'unico che sceglie la prosa.