Concetti Chiave
- Il capitolo XVII del Principe di Machiavelli esplora il comportamento del Principe sia in tempi normali con i sudditi che in tempo di guerra con le milizie.
- Machiavelli presenta una scelta tra crudeltà e pietà senza un giudizio morale tradizionale, focalizzandosi sulle conseguenze politiche di tali azioni.
- L'importanza è data all'immagine pubblica del Principe e al consenso, piuttosto che alla sua vera natura, sottolineando un amoralismo piuttosto che un immoralismo.
- Nel contesto bellico, Machiavelli evidenzia l'efficacia della crudeltà di Annibale rispetto alla pietà di Scipione, sottolineando la necessità della disciplina militare.
- Il capitolo mette in risalto il concetto che è più sicuro per un Principe essere temuto che amato, riflettendo una visione pessimistica della natura umana.
Indice
Comportamento del Principe in Tempi Normali
Il capitolo è articolato in due blocchi: il primo riguarda il comportamento del Principe in tempi normali e con i sudditi; il secondo riguarda il suo comporta mento in tempo di guerra e comunque con le milizie.
All’interno di ognuna di queste due parti c’è poi posto per una serie di sfumature e di precisazioni.Crudeltà e Pietà nel Pensiero di Machiavelli
Il testo si apre subito con l’alternativa fra crudeltà e pietà, come è solito fare Machiavelli nel porre una scelta fra due estremi. Dei due valori (l’uno negativo e l’altro positivo) non viene espressa una valutazione morale come si intende tradizionalmente. La crudeltà e la pietà acquistano un aspetto positivo nell’ottica delle conseguenze politiche che esse hanno. In pratica, quello che conta del Principe non è tanto quello che egli è veramente, quanto l’immagine che egli è grando di produrre della propria persona. Questo tema dell’essere e del parere sarà ampiamente ripreso nel capitolo successivo. Pertanto ogni valutazione morale è assente da una simile impostazione, perciò siamo di fronte non ad un immoralismo, ma ad un amoralismo.
Il Problema del Consenso e dell'Opinione Pubblica
Dobbiamo aggiungere che l’attenzione che lob scrittore riserva al modo con cui nil Principe viene considerato, si potrebbe autorizzare a sostenere che Machiavelli aveva ben presente nella sua teoria politica il problema del consenso, come si direbbe oggi. Se da un lato il Principe è autocrate che manipola liberamente la massa dei sudditi, dall’altro, egli viene concepito come un capo che nei suoi comportamenti deve tener conto delle ripercussioni che esse possono avere nell’opinione pubblica.
Simulazione e Virtù Politiche
Machiavelli è costretto ad ammettere che esistono valutazioni morali codificate e generali (es. positive per la pietà, negative per la crudeltà) delle quali il Principe deve tener conto, anzi alle quali egli si deve adeguare. Di conseguenza, il contrasto fra moralità vigente e codificata e virtù politiche si risolve in una simulazione: si tratta di una “virtù” prescritta implicitamente, ma in seguito esplicitamente raccomandata. Detto questo, Machiavelli prosegue questa prima parte in una serie di distinzioni e con il gusto dell’analisi e della casistica che gli è proprio; a sostegno della propria tesi adduce argomenti tratti dalla cronaca contemporanea = vicende di Cesare Borgia) o dalla poesia latina (= Eneide).
Amore o Timore: La Dilemma del Principe
Il problema preciso che lo scrittore pone è questo: è meglio essere amato che temuto. La risposta, in coerenza con i concetti politici e amorali sopra riportati è che è molto sicuro essere temuto, anche se moralmente non accettabile. La motivazione è data dal fatto che la natura umana è ontologicamente malvagia.
Comportamenti del Principe in Guerra
Nella seconda parte, dedicata ai comportamenti del Principe degli eserciti o comunque in guerra, non si parla più di preoccupazione di ottenere il consenso. Lo scrittore disprezza coloro che ammirano i risultati ottenuti da Annibale, senza però riconoscere la causa da cui essi derivano.. La crudeltà di Annibale, al comando di un esercito molto numeroso e composito, ha ottenuto ottimi risultati mentre i risultati derivati dalla “pietà” di Scipione sono del tutto negativi. Infatti, l’atteggiamento magnanimo di quest’ultimo, lo aveva spinto a concedere ai suoi soldati più libertà di quanta non ne convenisse alla disciplina militare. Per questo motivo, Fabio Massimo chiamò Scipione “corruttore dell’esercito”.
Domande da interrogazione
- Qual è il comportamento consigliato per un Principe in tempi normali secondo Machiavelli?
- Come Machiavelli vede il problema del consenso e dell'opinione pubblica?
- Qual è la posizione di Machiavelli sulla simulazione e le virtù politiche?
- È meglio per un Principe essere amato o temuto secondo Machiavelli?
- Quali sono le considerazioni di Machiavelli sui comportamenti del Principe in guerra?
Machiavelli suggerisce che il Principe debba gestire il suo comportamento in tempi normali con attenzione, bilanciando crudeltà e pietà per mantenere un'immagine positiva e influenzare l'opinione pubblica.
Machiavelli riconosce l'importanza del consenso e dell'opinione pubblica, sottolineando che il Principe deve considerare le ripercussioni delle sue azioni sull'opinione pubblica, pur mantenendo un controllo autocratico.
Machiavelli sostiene che il Principe debba simulare virtù morali codificate, come la pietà, per mantenere il potere, anche se queste virtù non sono sempre in linea con le sue azioni politiche.
Machiavelli conclude che è più sicuro per un Principe essere temuto piuttosto che amato, poiché la natura umana è intrinsecamente malvagia e il timore garantisce un controllo più efficace.
In guerra, Machiavelli enfatizza l'efficacia della crudeltà, come dimostrato da Annibale, rispetto alla pietà, che ha portato a risultati negativi per Scipione, sottolineando l'importanza della disciplina militare.