Concetti Chiave
- Machiavelli enfatizza la necessità per lo Stato di avere milizie proprie piuttosto che mercenarie per garantire la stabilità, come discusso nel capitolo XII de Il Principe.
- Le milizie mercenarie sono descritte come disunite e inaffidabili, motivate solo dal denaro, e quindi incapaci di difendere efficacemente lo Stato durante i conflitti.
- L'inadeguatezza delle truppe mercenarie è attribuita ai capitani, che possono aspirare al potere personale, mettendo in pericolo il Principe.
- Machiavelli fornisce esempi storici di repubbliche che hanno mantenuto la loro indipendenza grazie all'uso di eserciti propri, come Roma e Sparta.
- Lo stile di Machiavelli è descritto come rapido e chiaro, con un argomentare efficace che utilizza distinzioni e confutazioni per sostenere la sua tesi.
Indice
La critica di Machiavelli alle milizie mercenarie
Già al tempo in cui, sotto la Repubblica fiorentina, occupava il ruolo di segretario, Machiavelli aveva affermato la necessità che lo Stato dovesse disporre di milizie proprie e non mercenarie.
L’argomento viene riproposto e argomentato nel capitolo XII de Il capitolo Inizia col fare la distinzione fra milizie proprie, milizie miste e milizie mercenarie. Sottolineando che se uno Stato dispone solo di queste ultima, non potrà mai essere stabile: le milizie mercenarie sono disunite, ambiziose, indisciplinate, sleali. Tra i nemici danno prova di forza e coraggio, ma di fronte al nemico si dimostrano vigliacchi. In ogni ipotesi essi sono causa di rovina perché se a causa loro perdi la battaglia, sei rovinato dai nemici; se, invece, la battaglia è vinta, è la loro ingordigia che è causa della rovina.. Questo dipende dal fatto che sono motivati solo da uno stipendio, ma questo non è sufficiente che accettino di morire per il Principe. Pertanto, finché siamo in tempo di pace sono ben contenti di considerarsi le milizie del Principe e di riscuotere uno stipendio, ma in tempo di guerra preferiscono fuggire o an darsene.L'inadeguatezza delle truppe mercenarie
Se l’Italia è attualmente in una situazione di “rovina” è dovuto al fatto che per lungo tempo essa ha fatto affidamento proprio sulle milizie mercenarie. Questo realizzarono sì un certo progresso, grazie a qualche abile condottiero e sembravano valorose quando combattevano tra di loro, nel corso di combattimenti amichevoli. Quando, però scesero in Italia gli eserciti stranieri, esse mostrano il loro vero aspetto, per cui per Carlo VIII fu estremamente facile occupare l’Italia. Chi come Savonarola, predicava che la colpa di tale rovina derivava dai peccati commessi delle città italiane, aveva ragione, ma il peccato commesso era quello di affidarsi ciecamente alle truppe mercenarie. L’inadeguatezza di queste truppe deriva dai capitani. Se essi sono eccellenti uomini d’armi, è bene non fidarsi di loro perché aspireranno sempre alla propria e personale grandezza e arriveranno ad opprimere il Principe, che è il loro padrone oppure a scompigliare i suoi disegni politici. Se, invece, il capitano non è valido, l’insuccesso e quindi la rovina ne deriva automaticamente.
Il ruolo del capitano e del Principe
È fondamentale che il capitano sia il Principe stesso o che la Repubblica individui un cittadino per questo incarico. Quando si nota che il capitano così nominato è una persona di valore, deve essere controllato con le leggi, per evitare che si serva del suo prestigio per conquistare il proprio potere. Una repubblica che dispone di un suo esercito difficilmente cadrà sotto il potere signorile di un suo cittadino. Dopo queste considerazioni, lo scrittore fornisce delle esemplificazioni della tesi esposta tratte dalla storia antica (Roma, Sparta e Cartagine) e da quella contemporanea (Milano e Venezia).
Possiamo aggiungere che a proposito del problema trattato in questo capitolo da Machiavelli, Francesco Guicciardini ha idee del tutto opposte
Per questo argomento, senz’altro più di altri, a Machiavelli interessa argomentare, addurre prove della sua tesi, convincere i destinatari. Pertanto l’impianto argomentativo è particolarmente efficace: lo stile è rapido, chiaro; abbondano le distinzioni, le catalogazioni, le obiezioni che lo scrittore prevede, seguite dalle opportune confutazioni. Inoltre, egli pone alternative e dilemmi fino ad ipotizzare delle soluzioni antitetiche.
3.2 L’interpretazione delle cause della “ruina” dell’Italia
L'interpretazione delle cause della rovina
Gli avvenimenti che hanno interessato la fine del Quattrocento, come predicava Savonarola, erano una punizione divina, come conseguenza dei peccati commessi. La stessa interpretazione fu riproposta in occasione del sacco di Roma del 1527, ad opera dei Lanzichenecchi. Machiavelli accetta il concetto di peccato > punizione, ma lo spoglia cdi ogni connotazione religiosa. Egli sostiene che si tratta certamente di colpe ma non legate alla morale e alla religione tradizionale, ma di natura politica e civile. Infatti, se l’Italia attraversa un periodo di “ruina” è a causa della mancanza di organizzazione da parte dello Stato, della debolezza dal punto di vista militare, dello scarso interesse per gli incarichi politici ai quali si preferisce la vita raffinata delle corti. Su questa tema, lo scrittore ritornerà anche nell’opera “Arte della guerra”.
La contraddizione di Machiavelli
Quando sostiene la necessita del principato nuovo di avere a disposizione delle milizie proprie e non mercenaria, Machiavelli cade in una forma di contraddizione. Le milizie proprie sono possibili quando lo Stato è sentito dai cittadini come un’entità a cui essi partecipano in vario modo e che contribuiscono a costruire perché appartiene loro. Ma lo Stato ipotizzato dallo scrittore ne Il Principe non prevede alcuna forma di partecipazione collettiva che fa e disfa ogni cosa, comportandosi ora da leone, ora volpe.
Domande da interrogazione
- Qual è la critica principale di Machiavelli alle milizie mercenarie?
- Perché Machiavelli ritiene che l'Italia sia in una situazione di "rovina"?
- Qual è il ruolo ideale del capitano secondo Machiavelli?
- Come interpreta Machiavelli le cause della "rovina" dell'Italia?
- Qual è la contraddizione di Machiavelli riguardo alle milizie proprie?
Machiavelli critica le milizie mercenarie perché le considera disunite, ambiziose, indisciplinate e sleali, incapaci di garantire la stabilità di uno Stato poiché sono motivate solo dal denaro e non dalla lealtà verso il Principe.
Machiavelli attribuisce la "rovina" dell'Italia all'affidamento eccessivo sulle milizie mercenarie, che si sono dimostrate inadeguate di fronte agli eserciti stranieri, come dimostrato dall'invasione di Carlo VIII.
Machiavelli sostiene che il capitano dovrebbe essere il Principe stesso o un cittadino scelto dalla Repubblica, e deve essere controllato dalle leggi per evitare che usi il suo prestigio per acquisire potere personale.
Machiavelli interpreta le cause della "rovina" come colpe di natura politica e civile, non legate alla morale religiosa, ma alla mancanza di organizzazione statale e debolezza militare.
La contraddizione di Machiavelli sta nel fatto che, pur sostenendo la necessità di milizie proprie, lo Stato ipotizzato ne Il Principe non prevede la partecipazione collettiva dei cittadini, essenziale per la formazione di tali milizie.