Concetti Chiave
- Machiavelli sottolinea l'importanza per uno Stato di avere milizie proprie piuttosto che mercenarie, per garantire stabilità e sicurezza.
- Le milizie mercenarie sono viste come inaffidabili e potenzialmente dannose, poiché motivate solo dal salario e non dalla lealtà verso il Principe.
- Storicamente, l'Italia è stata vulnerabile a causa della sua dipendenza da truppe mercenarie, facilitando conquiste come quella di Carlo VIII.
- Secondo Machiavelli, un capitano eccellente deve essere scelto tra i cittadini o il Principe stesso, ma deve essere controllato per evitare usurpazioni di potere.
- Machiavelli interpreta le cause della "rovina" dell'Italia come politiche e civili, piuttosto che religiose, sottolineando la debolezza militare e la disorganizzazione statale.
Indice
- La necessità di milizie proprie
- Le debolezze delle milizie mercenarie
- L'Italia e le milizie mercenarie
- Il ruolo del capitano
- Esemplificazioni storiche
- Guicciardini e Machiavelli a confronto
- L'efficacia dell'argomentazione di Machiavelli
- Interpretazione delle cause della rovina
- Contraddizioni nel pensiero di Machiavelli
La necessità di milizie proprie
Già al tempo in cui, sotto la Repubblica fiorentina, occupava il ruolo di segretario, Machiavelli aveva affermato la necessità che lo Stato dovesse disporre di milizie proprie e non mercenarie.
L’argomento viene riproposto e argomentato nel capitolo XII de Il PrincipeLe debolezze delle milizie mercenarie
Il capitolo Inizia col fare la distinzione fra milizie proprie, milizie miste e milizie mercenarie. Sottolineando che se uno Stato dispone solo di queste ultima, non potrà mai essere stabile: le milizie mercenarie sono disunite, ambiziose, indisciplinate, sleali. Tra i nemici danno prova di forza e coraggio, ma di fronte al nemico si dimostrano vigliacchi. In ogni ipotesi essi sono causa di rovina perché se a causa loro perdi la battaglia, sei rovinato dai nemici; se, invece, la battaglia è vinta, è la loro ingordigia che è causa della rovina.. Questo dipende dal fatto che sono motivati solo da uno stipendio, ma questo non è sufficiente che accettino di morire per il Principe. Pertanto, finché siamo in tempo di pace sono ben contenti di considerarsi le milizie del Principe e di riscuotere uno stipendio, ma in tempo di guerra preferiscono fuggire o an darsene.
L'Italia e le milizie mercenarie
Se l’Italia è attualmente in una situazione di “rovina” è dovuto al fatto che per lungo tempo essa ha fatto affidamento proprio sulle milizie mercenarie. Questo realizzarono sì un certo progresso, grazie a qualche abile condottiero e sembravano valorose quando combattevano tra di loro, nel corso di combattimenti amichevoli. Quando, però scesero in Italia gli eserciti stranieri, esse mostrano il loro vero aspetto, per cui per Carlo VIII fu estremamente facile occupare l’Italia. Chi come Savonarola, predicava che la colpa di tale rovina derivava dai peccati commessi delle città italiane, aveva ragione, ma il peccato commesso era quello di affidarsi ciecamente alle truppe mercenarie. L’inadeguatezza di queste truppe deriva dai capitani. Se essi sono eccellenti uomini d’armi, è bene non fidarsi di loro perché aspireranno sempre alla propria e personale grandezza e arriveranno ad opprimere il Principe, che è il loro padrone oppure a scompigliare i suoi disegni politici.SE, invece, il capitano non è valido, l’insuccesso e quindi la rovina ne deriva automaticamente.
Il ruolo del capitano
È fondamentale che il capitano sia il Principe stesso o che la Repubblica individui un cittadino per questo incarico. Quando si nota che il capitano così nominato è una persona di valore, deve essere controllato con le leggi, per evitare che si serva del suo prestigio per conquistare il proprio potere. Una repubblica che dispone di un suo esercito difficilmente cadrà sotto il potere signorile di un suo cittadino.
Esemplificazioni storiche
Dopo queste considerazioni, lo scrittore fornisce delle esemplificazioni della tesi esposta tratte dalla storia antica (Roma, Sparta e Cartagine) e da quella contemporanea (Milano e Venezia).
Guicciardini e Machiavelli a confronto
Possiamo aggiungere che a proposito del problema trattato in questo capitolo da Machiavelli, Francesco Guicciardini ha idee del tutto opposte
L'efficacia dell'argomentazione di Machiavelli
Per questo argomento, senz’altro più di altri, a Machiavelli interessa argomentare, addurre prove della sua tesi, convincere i destinatari. Pertanto l’impianto argomentativo è particolarmente efficace: lo stile è rapido, chiaro; abbondano le distinzioni, le catalogazioni, le obiezioni che lo scrittore prevede, seguite dalle opportune confutazioni. Inoltre, egli pone alternative e dilemmi fino ad ipotizzare delle soluzioni antitetiche.
3.2 L’interpretazione delle cause della “ruina” dell’Italia
Interpretazione delle cause della rovina
Gli avvenimenti che hanno interessato la fine del Quattrocento, come predicava Savonarola, erano una punizione divina, come conseguenza dei peccati commessi. La stessa interpretazione fu riproposta in occasione del sacco di Roma del 1527, ad opera dei Lanzichenecchi. Machiavelli accetta il concetto di peccato > punizione, ma lo spoglia cdi ogni connotazione religiosa. Egli sostiene che si tratta certamente di colpe ma non legate alla morale e alla religione tradizionale, ma di natura politica e civile. Infatti, se l’Italia attraversa un periodo di “ruina” è a causa della mancanza di organizzazione da parte dello Stato, della debolezza dal punto di vista militare, dello scarso interesse per gli incarichi politici ai quali si preferisce la vita raffinata delle corti. Su questa tema, lo scrittore ritornerà anche nell’opera “Arte della guerra”.
3.3 Possibile contraddizione
Contraddizioni nel pensiero di Machiavelli
Quando sostiene la necessita del principato nuovo di avere a disposizione delle milizie proprie e non mercenaria, Machiavelli cade in una forma di contraddizione. Le milizie proprie sono possibili quando lo Stato è sentito dai cittadini come un’entità a cui essi partecipano in vario modo e che contribuiscono a costruire perché appartiene loro. Ma lo Stato ipotizzato dallo scrittore ne Il Principe non prevede alcuna forma di partecipazione collettiva che fa e disfa ogni cosa, comportandosi ora da leone, ora volpe.
Domande da interrogazione
- Qual è la posizione di Machiavelli riguardo alle milizie mercenarie?
- Perché l'Italia si trova in una situazione di "rovina" secondo Machiavelli?
- Qual è il ruolo del capitano secondo Machiavelli?
- Come Machiavelli interpreta le cause della "ruina" dell'Italia?
- Quali contraddizioni emergono nel pensiero di Machiavelli riguardo alle milizie?
Machiavelli sostiene che le milizie mercenarie sono inaffidabili e pericolose per lo Stato, poiché sono disunite, ambiziose e sleali, e non combattono con dedizione per il Principe.
Machiavelli attribuisce la "rovina" dell'Italia all'affidamento eccessivo sulle milizie mercenarie, che si sono dimostrate inefficaci contro gli eserciti stranieri.
Machiavelli ritiene che il capitano debba essere il Principe stesso o un cittadino scelto dalla Repubblica, e deve essere controllato dalle leggi per evitare che usi il suo potere per fini personali.
Machiavelli vede le cause della "ruina" non come peccati religiosi, ma come mancanze politiche e civili, come la disorganizzazione dello Stato e la debolezza militare.
Machiavelli sembra contraddirsi sostenendo la necessità di milizie proprie in uno Stato che non prevede la partecipazione collettiva dei cittadini, come descritto ne Il Principe.