Concetti Chiave
- Il capitolo XV de "Il Principe" introduce il concetto di "realtà effettuale", fondamentale per il comportamento di un nuovo principe e il mantenimento di uno stato solido.
- Machiavelli distingue tra la verità effettuale, basata sui fatti oggettivi, e l'immaginazione, evidenziando l'importanza di adattarsi alla realtà piuttosto che seguire ideali astratti.
- Il principe deve bilanciare virtù e vizi, utilizzando quest'ultimi quando necessari per la sicurezza e il benessere dello stato, contrariamente alle aspettative morali comuni.
- Il testo sottolinea che le qualità apprezzate e criticate nei principi sono spesso determinate dall'opinione comune, ma il giudizio politico dovrebbe basarsi su risultati concreti.
- Machiavelli adotta uno stile pacato e persuasivo per sfidare le tradizioni precedenti, presentando una visione politica pragmatica e realistica basata sull'interesse dello Stato.
Con il capitolo XV ha inizio l’esame del comportamento che il Principe nuovo deve tenere per raggiungere l’obiettivo di uno stato solido e duraturo. Si tratta di una parte congrua de Il Principe perché si protrae per sette capitoli. Il primo concetto che lo scrittore ci presenta è quello della realtà effettuale. Da premettere che il termine “effettuale” vuol dire “effettivo”, “positivo”, cioè basato sui fatti. Nel Cinquecento “effetto” per “fatto” era assai comune e da essa Machiavelli crea il termine nuovo “effettuale”, rimasto celebre per indicare il realismo storico.
Le “parole calde” del capitolo sono etica/politica, natura umana, politica, principe, società, Stato, utile, verità effettuale, virtù/vizi.
Indice
Concetto di Realtà Effettuale
La realtà effettuale, cioè le cose quali esse si presentano oggettivamente parlando, si oppone all’immaginazione, cioè alle cose come noi vorremmo che fossero.
Dal momento che esiste così tanta differenza fra come si vive e come si dovrebbe vivere, colui che tralascia la verità effettuale, preferendo l’astrazione impara a mettersi nei guai e a procurarsi un danno, piuttosto che benessere. Visto che un uomo buono in mezzo a tanti malvagi conoscerà prima o poi la propria rovina pè necessario a un principe che voglia giovare a se stesso e allo Stato imparare a non essere buono e usare o meno questa capacità secondo le circostanze.Qualità e Vizi del Principe
Tutti i principi per l’alto grado che essi occupano nella scala sociale sono giudicati per alcune delle qualità in seguito riportate e che per questo sono lodati o biasimati. Cioè alcuni sono ritenuti liberali, altri avari, gli uni crudeli, gli altri pietosi. C’è chi è ritenuto lascivo, casto, leale, astuto e chi invece è considerato religioso, incredulo, superbo, effemminato o pusillanime. Ovviamente sarebbe ideale che nel Principe si venissero a trovare tutte le qualità positive, ma è la natura stessa dell’uomo che non permette ciò. Infatti è necessario che si mantenga prudente e che rifugga da qualità che comporterebbero o non la perdita dello Stato. Non riuscendo, tuttavia, in tale intento, può abbandonarsi a questi vizi senza eccessivo riguardo. Parimenti non deve preoccuparsi di venire criticato per quei vizi senza i quali difficilmente potrebbe salvaguardare lo Stato. Infatti, osservando attentamente le cose, si potrà osservare che la qualità che appare virtù comporterebbe la rovina del Principe e quella che appare vizio può significare sicurezza e benessere del Principe e dello Stato.
Machiavelli e la Politica Reale
Nell’affrontare questa tematica, Machiavelli è cosciente di discostarsi dal contenuto di tutti i trattati di politica scritti da autori a lui precedenti che quasi sempre era indirizzati a fare un elenco delle qualità del Principe, una sorta di elenco di virtù. Nella prospettiva politica di Machiavelli una produzione simile costituirebbe un’evasione dal reale e non un’attenta analisi del reale e pertanto del tutto inutile. Per fare accettare tale idea dai suoi contemporanei, lo scrittore non adopera uno stile troppo polemico o sprezzante o ironico verso la tradizione. Lo stile, invece, è molto pacato, quasi colloquiale e quindi più persuasivo
Il testo potrebbe essere diviso in due parti e una conclusione: l’amara constatazione in cui si vive (= realtà effettuale) e rapporto fra giudizio comune e giudizio politico.
Innanzitutto, con amarezza, egli descrive la ferrea logica dei rapporti umani ed insegna come il principe dovrebbe essere: non buono, perché le necessità umane ho spingono ad essere così. Tuttavia si nota una certa conflittualità ed una punta di amarezza.
La seconda parte del testo comprende tutta una serie di qualificazioni contrapposte date al Principe, come se quest’ultimo fosse giudicato dal basso, cioè dall’opinione comune, secondo le apparenze e non secondo i fatti.
Conclusione: Vizio e Virtù
Nell’ultima parte, lo scrittore espone la sua tesi di fondo che fa da comune denominatore a tutti gli altrui capitolo che trattano del comportamento del Principe. I due termini, vizio e virtù (ossia male e bene), perdono il significato che assegna loro la morale comune. Infatti, per vizio lo scrittore intende ciò che arreca un danno allo Stato e per virtù ciò che allo Stato torna utile. Valutata con questo criterio, ciò che normalmente consideriamo virtù, se può essere di danno al Principe e allo Stato si trasforma in vizio (elemento negativo) e viceversa.
Domande da interrogazione
- Qual è il concetto di "realtà effettuale" secondo Machiavelli?
- Come vengono giudicati i principi secondo Machiavelli?
- In che modo Machiavelli si discosta dai trattati politici precedenti?
- Qual è la tesi di fondo di Machiavelli riguardo a vizio e virtù?
- Qual è lo stile adottato da Machiavelli nel trattare la politica reale?
La "realtà effettuale" si riferisce alle cose come sono oggettivamente, in contrasto con l'immaginazione di come vorremmo che fossero. Machiavelli sottolinea l'importanza di affrontare la verità effettuale per evitare danni e promuovere il benessere.
I principi sono giudicati in base a qualità come liberalità, avarizia, crudeltà, pietà, e altre. Machiavelli suggerisce che, sebbene sia ideale possedere tutte le qualità positive, è più importante essere prudenti e non preoccuparsi dei vizi necessari per salvaguardare lo Stato.
Machiavelli si discosta dai trattati politici precedenti evitando di elencare semplicemente le virtù del Principe. Invece, si concentra su un'analisi realistica della politica, ritenendo che un elenco di virtù sia un'evasione dalla realtà.
Machiavelli ridefinisce vizio e virtù in termini di utilità per lo Stato. Un vizio è ciò che danneggia lo Stato, mentre una virtù è ciò che lo avvantaggia. Pertanto, una qualità considerata virtù può essere un vizio se danneggia il Principe e lo Stato, e viceversa.
Machiavelli adotta uno stile pacato e colloquiale, evitando toni polemici o sprezzanti. Questo approccio rende le sue idee più persuasive e accettabili per i contemporanei, discostandosi dalla tradizione senza provocare resistenze.