Concetti Chiave
- La lingua utilizzata da Machiavelli ne "Il Principe" è il fiorentino del Cinquecento, caratterizzato da forme linguistiche ormai scomparse e parte di un dibattito sull'uso della lingua italiana.
- Gli articoli determinativi e le congiunzioni mostrano variazioni come "el" per "il" e "li" per "gli", con fusioni come "e’" per "e i".
- I pronomi personali presentano forme come "e’" per "essi" e "li" come dativo singolare per "gli" e "le".
- Nel plurale, molti nomi femminili terminano in -e e si osservano inversioni di suoni in parole come "drento" per "dentro".
- Machiavelli usa consonanti doppie e forme dotte, con termini latini e idiotismi, mostrando oscillazioni nella grafia di alcune parole.
Il dibattito linguistico del Cinquecento
La lingua adoperata da Machiavelli ne “Il Principe”, è il fiorentino del Cinquecento, che presenta delle forme tipiche, di cui alcune sono ormai scomparse. Con questa opera egli si colloca all’interno dell’accesso dibattito del tempo su quale fosse la lingua italiana da adoperare. I seguaci di Pietro Bembo appoggiavano l’uso del toscano del Trecento, reso pubblico da Dante Petrarca e Boccaccio; la detta "cortigiana" sosteneva di dover usare la lingua parlata nelle corti e nelle cancellerie, poiché essa era già molto collaudata nella comunicazione fra regioni diverse. Machiavelli sostiene la necessità di adoperare il fiorentino vivo, parlato e soprattutto contemporaneo perché è il dialetto che più degli altri si avvicina alla lingua letteraria e ne “Il Principe” ne dà un valido esempio.
Caratteristiche linguistiche de Il Principe
L’articolo determinato “il” si trova nella forma “el” mentre l’articolo plurale “i” appare spesso nella forma “e”. Frequente è anche l’articolo “li” al posto di “gli”.
A volte la congiunzione “e” e l’articolo i si fondono e si ha “e’” el principe, e principi, li uomini, e’ tumulti (… e i tumulti).
• “e’” corrisponde a “gli”, “essi”
• “gli” corrisponde a “egli, mentre “eglino” = essi
• “li” = dativo singolare sia maschile che femminile e corrisponde pertanto a “gli” e “le”
Il femminile plurale di molti nomi ed aggettivi termina frequentemente in -e: le arme, le legge, inutile (= inutili).
Da notare il possessivo “sua” = suoi, loro e il numerale “dua”
La metatesi (= inversione di posto di due suoni all’interno della stessa parola)
È frequente in drento (= dentro), drieto (= dietro) o in mosterrà (= mostrerà)
• Secondo la forma latina, Machiavelli scrive alcune parole senza la doppia:
obligo, obligato, obedire, republica.
• In altri casi, egli adopera la doppia consonante, non accettata dalla lingua moderna.
faccendo, faccèndola
Forme dotte, termini latini e idiotismi (= termini appartenenti al linguaggio familiare)
• Frequenti sono le forme che rispecchiano l’etimo latino:
espetta, sequire, (satisfare, riconoscere).
• Ad esse si oppongono idiotismi come stiavo (= schiavo) o gnene (gliene). Alcune volte si nota un’oscillazione nella grafia della stessa parola:
defetto/difetto, nimico/nemico, periculoso/pericoloso, populo/popolo.
• In alcuni casi, ci troviamo in presenza di veri e propri termini latini:
praeterea (= inoltre), praesertim (=specialmente), quodam modi (= in un certo qual modo), tamen (= tuttavia), etiam (= anche)
Le forme verbali
• Alla terza persona plurale del presente indicativo la desinenza -ano inve e di -ono:
debbano, dependano, credano, mantengano, obbediscano
• Alla terza persona plurale dell’imperfetto indicativo troviamo la desinenza – ono anziché -ano:
erono, sapevono
• Alla terza persona plurale dell’indicativo passato remoto abbiamo la desinenza – òrono (spesso contratta in -orno); osservorono, lasciorno, profittorno, rimediorno.
• Alcuni verbi hanno una forma particolare:
fia (= sarà), sieno (= siano), fussi, fussimo (= fosse, fossimo), sendo (= essendo), suto (=stato), arà (= avrà), auto (= avuto), ferono (= fecero), valuto (= valso), posseva (= poteva)
Domande da interrogazione
- Qual era la posizione di Machiavelli nel dibattito linguistico del Cinquecento?
- Quali sono alcune delle caratteristiche linguistiche distintive de "Il Principe"?
- Come si manifestano le influenze latine nel linguaggio di Machiavelli?
- Quali sono alcune particolarità delle forme verbali usate da Machiavelli?
Machiavelli sosteneva l'uso del fiorentino contemporaneo, considerandolo il dialetto più vicino alla lingua letteraria, in contrasto con i seguaci di Pietro Bembo che preferivano il toscano del Trecento.
"Il Principe" presenta forme linguistiche come l'articolo determinato "el" invece di "il", l'uso di "li" al posto di "gli", e la metatesi in parole come "drento" e "drieto".
Machiavelli utilizza forme che rispecchiano l'etimo latino, come "espetta" e "sequire", e include termini latini come "praeterea" e "tamen".
Le forme verbali includono desinenze come -ano invece di -ono alla terza persona plurale del presente indicativo e forme particolari come "fia" per "sarà" e "sieno" per "siano".