Concetti Chiave
- Machiavelli esprime una passione emotiva nel trattare la situazione attuale dell'Italia, spostando il focus dalla teoria politica all'analisi critica delle condizioni del Paese.
- Un principe nuovo può apparire più capace di uno ereditario se le sue azioni sono virtuose, attirando l'attenzione e la lealtà del popolo più delle tradizionali alleanze.
- L'assenza di un esercito proprio è identificata come una delle principali cause della caduta dei principi italiani, che si affidavano a mercenari inaffidabili.
- I principi italiani persero il potere non a causa della fortuna, ma per incapacità e per non aver considerato i cambiamenti delle circostanze nei momenti favorevoli.
- Machiavelli insiste sulla necessità di un esercito proprio e sulla virtù personale come difese durature, vedendo in un nuovo principe la soluzione per risollevare l'Italia.
Indice
L'eloquenza di Machiavelli
In questo capitolo, ma anche in quello che segue, che è il conclusivo, Machiavelli dimostra di essere molto più eloquente e molto più preso emotivamente dall’argomento trattato. E dalle finalità che egli ha assegnato al suo scritto. Il Principe era una risposta alla domanda “che fare per un’Italia ridotta alla rovina? Come cercare di risollevarla?” Invece in questo capitolo l’argomento non è più la teoria politica, ma l’analisi della situazione presente in Italia. Per questo motivo, ora alla lucidità di giudizio che lo caratterizza nel resto dell’opera, ora si aggiunge la passione e l’analisi diventa così una requisitoria.
Il Principe e la stabilità
Le indicazioni date in precedenza, se accortamente seguite, consentono anche a un principe nuovo di apparire dotato delle capacità di governo che caratterizzano un principe “antico”, e lo rendono più sicuro e stabile nel suo stato di quanto non ci avesse trascorso tutta la vita. Infatti, un principe nuovo è molto più osservato nel suo comportamento di un principe che ha ricevuto il titolo e il principato per eredità e quando queste sue azioni sono considerate virtuose hanno molta più presa sugli uomini e li legano al Principe molto più del sentimento di lealtà per il principe che vi regnava da tempo. Questo succede perché gli uomini sono più attenti alle cose presenti che a quelle passate e quando nel presente trovano il bene, ne restano appagati e non cercano di meglio, anzi sono pronti a prenderne le difese a condizione che non venga meno al proprio onore e alla propria fama. E così ne ricaverà una doppia gloria: di aver creato un principato nuovo di averlo dotato di buone leggi, di buoni esempi e di potenti milizie: succede la stessa cosa nel caso di colui che è, invece, nato principe: quest’ultimo ne ricava un duplice motivo di vergogna perché, pur essendo nato principe, ha perduto il suo stato per mancanza di prudenza.
Analisi della situazione italiana
Quindi, Machiavelli, passa ad esaminare nello specifico la situazione dell’Italia a lui contemporanea. E se consideriamo coloro che in Italia, al tempo di Machiavelli, hanno perso il loro Stato, come Ferdinando d’Aragona, re di Napoli e Ludovico il Moro, duca di Milano, e altri, lo scrittore nota:
una mancanza in comune per quanto riguarda gli eserciti di cui si servirono, ossia, una mancanza di milizie proprie; invece essi disponevano di un esercito mercenario i cui componenti sono sempre pronti a tradire, come lo scrittore ha più volte spiegato.
Qualcuno di questi signori avrà avuto il popolo nemico, oppure avendo, al contrario, il popolo dalla propria parte, non avrà saputo garantirsi l’amicizia e il sostegno della classe nobiliare. Senza queste mancanze è impossibile perdere uno Stato che abbia tanta forza da tenere in campo un esercito armato. Filippo Macedone, non il padre di Alessandro Magno, ma colui che fu vinto dal console Tito Quinto Flaminio nel 197 a.C., detto anche Filippo V, possedeva uno Stato non molto grande rispetto alla potenza dei Romani e dei Greci che lo assalirono; tuttavia, essendo un abile capo che sapeva come garantire il favore del popolo e assicurarsi la lealtà dei nobili, poté sostenere per diversi anni la guerra contro i Romani e i Greci e se alla fine, perse qualche città, il regno gli rimase.
Critica ai principi italiani
I principi italiano, dopo essere rimasti per tanto alla guida del rispettivo principato, alla fino hanno perso il potere non a causa della fortuna (intesa in senso machiavelliano), ma per incapacità. Non avendo mai pensato nei momenti favorevoli che le circostanze potessero cambiare (e questo è un difetto comune degli uomini, cioè il non pensare all’arrivo della tempesta, mentre c’è bonaccia, quando cominciarono le avversità pensarono solo a fuggire e non a difendersi., sperando che i loro sudditi, infastiditi dall’insolenza dei nuovi dominatori, li richiamassero al potere. In masncanxza di ogni altra alternativa, tale tattica può andar bene, ma è sicuramente un errore l’aver tracurato gli armi rimedi, perché non si dovrebbe mai cadere, pensando che qualcuno ci raccoglierà. Se questo succede, non ne va ricavato motivo di sicurezza perché in tal caso la tua difesa è stata vigliacca e non è dipesa da te.
Conclusione e requisitoria finale
Il discorso sui comportamenti e sui doveri del Principe nuovo porta ai comportamenti e ai doveri dei principi italiani del momento, alla requisitoria contro le loro colpe e, soprattutto, contro la loro ignavia.. Di colpe ne hanno avute tante, ma la più grave è quella di non aver provveduto a disporre di un esercito proprio. Torna così’, a conclusione dell’opera, il tema della necessità di milizie proprie che, forse, è quello su cui Machiavelli insiste di più in tutta la sua produzione.. La conclusione perentoria del capitolo, caratterizzata da una triplice aggettivazione, costituisce una chiara spia con cui lo scrittore ha affrontato l’argomento. “E quelle difese solamente sono buone, sono certe, sono durabili, che dependano da te proprio e dalla virtù tua.”. Ci possiamo anche chiedere per qual motivo, Machiavelli sostenga la necessità di un principe nuovo. Egli vedeva nell’istaurazione di questa forma di governo l’unica soluzione
Domande da interrogazione
- Qual è l'obiettivo principale de "Il Principe" di Machiavelli?
- Quali sono le critiche di Machiavelli ai principi italiani del suo tempo?
- Perché Machiavelli sottolinea l'importanza delle milizie proprie?
- Come Machiavelli analizza la situazione italiana contemporanea?
- Qual è la conclusione di Machiavelli riguardo ai doveri di un principe?
L'obiettivo principale de "Il Principe" è rispondere alla domanda su come risollevare l'Italia dalla rovina, fornendo indicazioni su come un principe nuovo possa apparire capace e stabile nel suo governo.
Machiavelli critica i principi italiani per la loro incapacità di mantenere il potere, attribuendo la loro caduta non alla fortuna, ma alla mancanza di prudenza e alla dipendenza da eserciti mercenari.
Machiavelli insiste sull'importanza delle milizie proprie perché solo difese che dipendono dal proprio valore e virtù sono considerate buone, certe e durature.
Machiavelli analizza la situazione italiana evidenziando la mancanza di milizie proprie e la debolezza dei principi nel garantire il sostegno del popolo e della nobiltà, portando alla perdita dei loro stati.
La conclusione di Machiavelli è che un principe deve disporre di difese proprie e virtù per mantenere il potere, e che la creazione di un principato nuovo è vista come l'unica soluzione per la stabilità.