Concetti Chiave
- La famiglia è rappresentata come sia un rifugio di tenerezza, sia una prigione, riflettendo le esperienze autobiografiche di Pirandello con l'idealizzazione della madre e il matrimonio infelice.
- Il gioco d'azzardo e lo spiritismo sono utilizzati per esplorare la relatività della condizione umana, mettendo in luce i limiti della volontà e della ragione di fronte al caso.
- Mattia Pascal è un antieroe inetto, incapace di affrontare la vita pratica a causa della sua tendenza allo sdoppiamento e alla sua estraneità verso se stesso e la vita.
- La crisi d'identità di Pascal è simboleggiata dal suo rapporto con lo specchio e dallo sdoppiamento continuo, evidenziando una divisione schizoide e l'auto riflessività umoristica.
- Il romanzo critica il progresso moderno, negando che la tecnologia migliori la condizione umana e descrivendo Roma come una città paralizzata dal contrasto tra passato e presente.
Fu Mattia Pascal
1.
Indice
La Famiglia come Nido e Prigione
la famiglia, sentita come nido o come prigione. un nido la famiglia origina- ria, fondata sul rapporto di tenerezza fra Pascal e la madre e sentita come idillio con Romilda e quello con la suocera, la terribile vedova Pescatore.
In questo secondo caso, sembra possibile solo l'evasione. Si riflette in un elemento indubbiamente autobiografico: l'idealizzazione della madre costante in Pirandello e si accompagna invece all'esperienza infelice del matrimonio;2.
Il Gioco d'Azzardo e lo Spiritismo
il gioco d'assordo e lo spiritismo: Pirandello rappresenta minuziosamente il casinò di Montecarlo, nei pressi di Nizza, dove Pascal vince alla roulette divenendo improvvisamente ricco. La descrizione dei luogo ha del reportage giornalistico e doveva servire a stimolare la curiosità del lettore borghese nei confronti di un posto favoloso e "proibito". Ma in realtà iligioco d'azzardo era un tema ricorrente: esso presente, per esempio, in II giocatore di Dostoevskij (1867). Esso affascina Pirandello perchè l'importanza del caso e il potere della sorte contribuiscono a rafforzare la sua teoria della relatività della condizione umana, sottolineando i limiti della volontà e della ragione. Nella stessa direzione va l'interesse per lo spiritismo (una seduta spiritica rappresentata nel cap. XTV), molto diffuso fra i due secoli e presente anche nella Coscienza diZeno di Svevo. La crisi del razionalismo positivista induceva infatti a occuparsi dei fenomeni non spiegabili scientificamente;
3.
L'Inettitudine di Mattia Pascal
l'inettitudine. Come i personaggi di Tozzi, di Svevo o di Kafka, anche Pascal un inetto, un velleitario che sogna un'evasione impossibile e che alla fine si trasforma consapevolmente in un antieroe, reso inadatto alla vita pratica dalla sua stessa tendenza allo sdoppiamento, dalla sua propensione a vedersi vivere e insomma dalla sua stessa estraneità nei confronti della vita e di se stesso;
4.
Lo Specchio e la Crisi d'Identità
lo specchio, il doppio, la crisi d'identità. Mattia Pascal ha un rapporto difficile non solo con la propria anima, ma anche con il proprio corpo. Ha difficoltà a identificarsi con se stesso. Spia di questo malessere l'occhio strabico, che guarda sempre altrove. La crisi d'identità dipende anche dalla sua duplicità, rappresentata dalia sua predisposizione a sdoppiarsi e dalla sua inclinazione a porsi davanti allo specchio. Inoltre egli ripete sempre la stessa situazione, raddoppiandola continuamente: seduce prima Romilda, poi Oliva; finge di essere morto due volte e per due volte si da una nuova personalità, prima come Adriano Meis, poi come fu Mattia Pascal. E ancora: si sostituisce spesso a un alter ego, a un "doppio" di se: per esempio si sostituisce a Pomino nell'amore di Romilda, e poi questo stesso amico a sostituirsi a lui come marito; infine tende sempre a ripetere la stessa situazione collocandosi come terzo all'interno1 di un rapporto di coppia (si inserisce cos all'inizio fra Malagna e Romilda, e anche ira la ragazza e Pomino che ne è innamorato; poi fra Adnana e Papiano; infine fra il pittore spagnolo e la fidanzata, e alla fine, di nuovo, fra Romilda e Pomino). Tutto il romanzo è come una successione di specchi (Gardair) e che ci deriverebbe da una divisione schizoide (Gioanola) della personalità di Pirandello. Certo che la tendenza alla auto riflessività e allo sdoppiamento sembra connaturata all'atto del vedersi vivere e alla "riflessione" umoristica (cfr.T1,p, 135);
5.
La Modernità e la Critica al Progresso
La Modernità, la città, il progresso, le macchine. Nel cap. IX Adriano Meis a Milano e, frastornato dai rumori, dai tram elettrici (introdotti da poco) e dalla vista della folla, riflette sulle conseguenze del progresso tecnico, negando che la felicità sia prodotta dalla scienza e che le macchine possano servire a migliorare la condizione dell'uomo. In tale critica al progresso si avverte l'influenza di Verga e soprattutto di Leopardi. Nel capitolo successivo, il X, Meis si sposta da Milano a Roma. La capitale viene descritta come città morta, paralizzata da un contrasto insanabile fra il passato glorioso e il presente squallido incapace di farlo rivivere. Roma un'acquasantiera che la modernità ha degradato trasformandola in portacenere (cos sostiene Anselmo Paleari, esponendo ovviamente il punto di vista dell'autore). La Roma di Pirandello dunque ben diversa da quella raffinata ed estetizzante del Piacere di d'Annunzio. Con il punto 5 si entra nell'ideologia di Pirandello: nel campo delle sue posizioni "politiche" e "filosoriche". Nel romanzo appare una posizione critica nei con- fronti della democrazia giolittiana, definita a un certo punto tirannia mascherata di libertà. La posizione di Pirandello, al fondo anarchica, affine a quella dei sovversivi piccolo-borghesi delle riviste primonovecentesche anch'essi fieramente antigiolittiani- Per quanto riguarda le posizioni filosofiche, esse sono esposte per bocca di Anselmo Paleari nel cap. XIII, intitolato II lanternina. Secondo Pirandello che si ispira a un coerente e rigoroso relativismo l'idea stessa del mondo varia non solo da individuo a individuo, ma, nella stessa persona, a seconda del momento e dello stato d'animo.
Poiché l'uomo ha bisogno di verità assolute, egli vuole credere che i propri valori siano certi e che ia realtà sia oggettiva: invece sia quelli che questa non sono che proiezioni soggettive- Solo per un autoinganno, l'uomo può ritenere che la luce del lanternine della propria coscienza (di qui il titolo del capitolo) sia la luce stessa delle cose. Ne deriva il carattere illusorio di qualunque certezza, anche di quelle date dalla religione e dalla scienza. A complicare le cose, va aggiunto che gli stessi lanternini delle coscienze individuali cessano di illuminare il cammino nei momenti di trapasso e di crisi: infatti essi prendono luce dai lanternoni, cioé dalle grandi ideologie collettive che orientano l'umanit e che sono storicamente determinate. Quando i lanternoni cessano di fare luce a causa dello sviluppo storico che rende proponibili i valori del passato, allora anche i lanternini si spengono.
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo della famiglia nel romanzo "Fu Mattia Pascal"?
- Come viene rappresentato il gioco d'azzardo nel romanzo?
- In che modo l'inettitudine caratterizza Mattia Pascal?
- Qual è il significato dello specchio e della crisi d'identità nel romanzo?
- Come viene criticato il progresso nel romanzo?
La famiglia è vista sia come un nido di tenerezza che come una prigione, riflettendo un elemento autobiografico di Pirandello e l'esperienza infelice del matrimonio.
Il gioco d'azzardo è descritto dettagliatamente, con il casinò di Montecarlo come sfondo, e serve a sottolineare la relatività della condizione umana e i limiti della volontà e della ragione.
Mattia Pascal è un inetto che sogna un'evasione impossibile, trasformandosi in un antieroe inadatto alla vita pratica a causa della sua tendenza allo sdoppiamento e alla sua estraneità verso se stesso.
Lo specchio simboleggia la crisi d'identità di Mattia Pascal, che ha difficoltà a identificarsi con se stesso e vive una continua duplicazione della sua personalità e delle sue esperienze.
Il progresso è criticato attraverso la riflessione di Adriano Meis, che nega che la felicità derivi dalla scienza e dalle macchine, evidenziando l'influenza di Verga e Leopardi e una posizione anarchica di Pirandello.