Concetti Chiave
- Luigi Pirandello nacque ad Agrigento nel 1867 in una famiglia borghese con ideali rinascimentali, e seguì studi classici in Italia e Germania.
- La sua carriera letteraria inizialmente si concentrò su novelle e romanzi, ma dal 1916 si dedicò al teatro, ottenendo fama internazionale.
- Nel 1934 Pirandello ricevette il Nobel per la letteratura e criticò il regime fascista, sottolineando la libertà dell'arte dalla politica.
- I temi centrali della sua opera includono l'umorismo, la maschera sociale e l'incomunicabilità, esprimendo la complessità dell'identità umana.
- La differenza tra comicità e umorismo secondo Pirandello risiede nel "sentimento del contrario", che porta a riflessioni malinconiche.
Indice
Le origini e la formazione di Pirandello
Nasce ad Agrigento nel 1867 in una famiglia da ideali rinascimentali (gli zii e il padre erano garibaldini). Il padre, dopo l’unità, si era dedicato al commercio di zolfo, comprando una solfatara che diede discreti proventi alla famiglia, quindi Pirandello era completamente immerso nella società borghese.
Il giovane segue studi classici prima a Palermo, poi a Roma, e infine a Bohn, in
Germania, dove si laurea nel 1891. Nel 1893 pubblica il romanzo “l'esclusa”. L'anno successivo si sposa, dalla moglie avrà tre figli. Un giorno però, la solfatara, subisce una frana, dalla quale consegue il tracollo finanziario della famiglia. Questo fatto scatenerà una forte crisi depressiva alla
moglie, che verrà mandata in una casa di cura.
La carriera letteraria e teatrale
Pirandello per i primi 15 anni del ‘900 scrive solo novelle, romanzi e saggi critici; che gli danno un discreto successo, ricordiamo “il fu Mattia Pascal” (1904), “novelle per un anno”, e “uno, nessuno e centomila” (1909). Dal 1916 decide di concentrare il suo lavoro sulla creazione di opere teatrali, che gli daranno fama in tutto mondo (dal 1925 dirige
anche un teatro a Roma). Nel 1924, dopo l'assassinio di Matteotti, si iscrive al partito nazionale fascista, fatto che fece molto scalpore, e nel 1929 diventa membro dell'Accademia d'Italia. Durante questi anni viaggia molto, soprattutto negli Stati Uniti e in Europa, ma, tornando in Italia verrà criticato dai fascisti.
Il riconoscimento e la critica al regime
Nel 1934 riceve il Nobel, ma il regime decide di non interessarsi di lui, quindi Pirandello, tenendo un discorso sull'arte, esprime il suo totale dissenso nei confronti del regime, spiegando che l'arte deve essere libera e non condizionata da nessun tipo di politica o regime.
Sempre in quest’anno scrive “c'è qualcuno che ride”, un’opera in cui fa satira pesantissima dei confronti dei fascisti. Muore a Roma nel 1936, mentre stava trasformando “il fu Mattia Pascal” in
un'opera cinematografica.
I temi fondamentali della letteratura pirandelliana
Luigi Pirandello a un altro esempio di decadentismo. I temi fondamentali della sua letteratura sono l'umorismo, la comicità, le maschere (intese come forme rigide, regole, convenzioni, che cristallizzano la nostra vita impedendoci di essere noi stessi: ogni uomo infatti porta una maschera dietro alla quale si nasconde, ma che lo trasforma in qualcun altro) e l'incomunicabilità. L'uomo non
può infatti comunicare con altri uomini se non indossa delle maschere. La verità quindi non esiste, almeno non quella oggettiva, ma ci sono tante verità quante quelle che l'uomo dice di possedere.
L'uomo è quindi un essere pieno di contraddizioni, ma ragionare su se stessi non porta a nessuna soluzione, ma solo ad ulteriori sofferenze.
La novella di Belluca e il concetto di maschera
Questa novella, scritta nel 1914, e pubblicata per la prima volta sul Corriere della Sera, fu poi inserita nella raccolta “novelle per un anno”. La storia spiega necessità dell'uomo di vivere secondo convenzioni, quindi l'obbligo di portare delle maschere. Il protagonista, di nome Belluca, è un misero omuncolo, un ragioniere tutto casa e lavoro (viva con la moglie, la suocera e la sorella di
quest’ultima cieche, le due sorelle della moglie vedove e con rispettivamente tre e quattro figli) talmente immerso in questo tipo di vita da non accorgersi che potrebbe vivere diversamente. Una notte, mentre stava lavorando fino a tardi come al solito, sentito il fischio di un treno, in lui si
accende una lampadina, capisce di colpo che il mondo esiste, capisce che la sua vita potrebbe essere diversa. Decide quindi di cambiare modo di vivere, di uscire dalle convenzioni. Il giorno seguente arrivato al lavoro in ritardo, dopo non aver combinato niente viene ripreso da capoufficio, ma lui inizia a straparlare, e viene creduto pazzo da tutti e ricoverato. La struttura narrativa è divisa in due
parti: all'inizio Pirandello sfrutta il discorso indiretto libero, dando come voce narrante quella dei colleghi di Belluca, che, non comprendendo cosa gli accadde ridono di lui. Nella seconda parte si passa all'io narrante, con la voce di un vicino, che, conoscendo lo stile di vita di Belluca, spiega che
questa sua reazione è naturalissima. Questo genere permette di dare al lettore diversi punti di vista.
In quest'opera è molto evidente il concetto di umorismo: i colleghi di Belluca, infatti “avvertono il contrario”, e scoppiano a ridere perché non intravedono il quadro generale, il vicino, invece che conosce Belluca cerca di capire il perché, “il sentimento del contrario”, capisce il quadro generale: sarebbe come vedere una coda orribile, ci sembrerebbe strana, ma se la collegassimo ad un mostro,
ci sembrerebbe naturale che un mostro abbia una coda del genere. Belluca alla fine della novella non fuggirà su quel treno, ma deciderà di continuare la sua vita, di tornare dalla moglie. Solo ogni
tanto si fermerà a pensare al mondo, a prendere una boccata d'aria immaginando di viaggiare su
quel treno.
L'umorismo secondo Pirandello
Questo brano, tratto dal saggio “l'umorismo”, spiega la differenza tra comicità e umorismo. Pirandello inizia spiegando che l'artista è un soggetto che crea, mettendo in gioco le proprie emozioni, quindi la propria componente irrazionale, ma allo stesso tempo riflette sull'opera, e, ad opera conclusa, in lui interviene una coscienza critica, la componente razionale, capace di fargli
analizzare criticamente l'opera. Spiega che però questo procedimento per gli umoristi è diverso: in loro la coscienza critica è sempre attiva, e permette, riflettendo, di comprendere la realtà. Quindi spiega che l'elemento comico si basa sull'”avvertimento del contrario”, l'umorismo, invece, si basa
sul “sentimento del contrario”: in pratica la comicità fa ridere subito, l'umorismo invece, scatta quando, dopo aver riso di qualcosa, si riflette su di essa, cogliendone il lato serio o meglio malinconico. A questo proposito Pirandello porta l’esempio di una signora anziana, che va in giro truccata come una giovane e vestita in modo molto succinto. Una persona che non si ferma a
riflettere ride di lei, avverte che l'età stride con l'abbigliamento. Però se quella persona si fermasse un attimo a pensare a perché quella donna vada in giro vestita così, a pensare che forse lei soffre per questo, che forse lo fa solo per ingannare, per nascondere la sua età, per essere più piacente agli
occhi di un marito giovane, allora a quel punto scatterebbe il sentimento del contrario, che gli darebbe una vena di malinconia. Quindi l'umorismo per Pirandello è sempre presente nei momenti di decadenza, in cui si avverte il lato contraddittorio della realtà e si decide di denunciarlo.
Domande da interrogazione
- Quali sono le origini e la formazione di Luigi Pirandello?
- Come si sviluppò la carriera letteraria e teatrale di Pirandello?
- Qual è stato il rapporto di Pirandello con il regime fascista?
- Quali sono i temi fondamentali della letteratura di Pirandello?
- Come Pirandello distingue tra comicità e umorismo?
Luigi Pirandello nacque ad Agrigento nel 1867 in una famiglia con ideali rinascimentali. Studiò a Palermo, Roma e infine a Bohn, in Germania, dove si laureò nel 1891.
Pirandello iniziò scrivendo novelle, romanzi e saggi critici, ottenendo un discreto successo. Dal 1916 si concentrò sul teatro, guadagnando fama mondiale e dirigendo un teatro a Roma dal 1925.
Pirandello si iscrisse al partito nazionale fascista nel 1924, ma nel 1934 espresse il suo dissenso verso il regime, sostenendo che l'arte deve essere libera da influenze politiche.
I temi principali includono l'umorismo, la comicità, le maschere e l'incomunicabilità, con l'idea che l'uomo indossa maschere che impediscono di essere se stessi e che la verità è soggettiva.
Pirandello spiega che la comicità si basa sull'"avvertimento del contrario" e fa ridere immediatamente, mentre l'umorismo si basa sul "sentimento del contrario", che emerge dopo una riflessione, rivelando un lato malinconico.