Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • Il giudice D'Andrea affronta il caso di Chiàrchiaro, considerato un iettatore, che ha sporto querela per diffamazione contro due giovani.
  • Chiàrchiaro vuole perdere il processo per ottenere la "patente di iettatore", sfruttando la superstizione per guadagnarsi da vivere.
  • Il tema centrale è la forma che la società impone agli individui, costringendoli a vivere secondo le etichette altrui.
  • La novella illustra la poetica dell'umorismo di Pirandello, combinando il riso iniziale con una riflessione amara sulla condizione di Chiàrchiaro.
  • Il finale tocca la compassione, con il giudice che comprende il dolore di Chiàrchiaro e la sua lotta contro l'assurdità della vita.

Indice

  1. Il dilemma del giudice D'Andrea
  2. La strategia di Chiàrchiaro
  3. La forma imposta dalla società

Il dilemma del giudice D'Andrea

Il giudice D'Andrea è una persona molto ordinata e svolge con precisione e puntualità il suo lavoro. Non lascia mai in sospeso le pratiche; però questa volta ne ha una che giace da una settimana sulla scrivania perché si tratta di un caso che lo lascia molto perplesso.

Un uomo, di nome Chiàrchiaro, è considerato un iettatore da tutto il paese .

Un giorno, vede due giovani che, nei suoi confronti fanno, un atto osceno di scongiuro per proteggersi dalla iella; per questo l’uomo ha sporto querela per diffamazione nei loro confronti.

Il giudice D’Andrea è convinto che non sarà possibile eliminare la superstizione che circonda Chiàrchiaro e siccome prevede che la causa sarà persa, ritiene che sia più opportuno ritirare la querela, anche perché il paese non aspetta altro di vedere l’uomo condannato.

Dopo una lunga riflessione, il giudice decide di far chiamare il querelante nel suo ufficio per convincerlo a ritirare la querela, perché alla fine lo avrebbe penalizzato ancor di più, dato che il giudice non avrebbe mai potuto incriminare i due ragazzi querelati per un fatto così banale e alla fine la fama di iettatore di Chiàrchiaro si sarebbe ancor di più diffusa, ottenendo così l'effetto contrario di quello desiderato.

La strategia di Chiàrchiaro

Quando arriva nell'ufficio, Chiàrchiaro si presenta con il tipico aspetto di un iettatore e ammette addirittura di esserlo; il giudice meravigliato gli chiede perché inizialmente abbia querelato i ragazzi che lo ritenevano un portatore di sfortuna, se poi egli si ritiene di esserlo; nella risposta Chiàrchiaro chiarisce la sua intenzione: chiede al giudice di istruire al più presto il processo: perdendo la causa, egli sarà considerato ufficialmente uno portatore di sfortuna e chiederà così che gli sia rilasciata la patente di iettatore. In questo modo potrà guadagnarsi da vivere: si metterà davanti ai negozi, nelle prossimità delle case da gioco, vicino alle industrie i cui il proprietari lo pagheranno perché se ne vada; così, egli potrà riscattarsi anche dalla sottile malvagità delle gente che fino ad ora lo ha sempre scansato.

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La forma imposta dalla società

Il tema è quello dell’idea che gli altri si fanno di noi, cosa che ci costringe ad assumere una determinata forma. Agli occhi di tutti, Chiàrchiaro, è etichettato come un portatore di sfortuna. Egli diventa vittima della “forma” che gli altri gli attribuiscono e che lo porta alla rovina e all’emarginazione (è stato licenziato per questo e per lo stesso motivo le due figlie non riescono a trovare marito). Egli è come prigioniero di tale forma e qualsiasi lotta per uscirne sarebbe inutile. Allora, decide di sfruttare a proprio vantaggio tale forma (o maschera) che gli altri gli impongono, e ne accentua per questo le conseguenze.

In altre parole: se gli altri ritengono che la sua presenza porti sfortuna, allora egli sarà davvero un iettatore formalmente riconosciuto perché in possesso della relativa patente.

La novella è un chiara applicazione della poetica dell’umorismo; infatti quando Chiàrchiaro si presenta nello studio del giudice ha la barba lunga, la faccia da vero iettatore, un fare minaccioso, un paio di occhiali stravaganti e indossa un mantello sporco. Il suo aspetto suscita l’ilarità e scatta l’avvertimento del contrario.

Quando però si capisce il vero motivo per il quale egli si sia conciato così, allora scatta il sentimento del contrario e il riso acquista un aspetto amaro perché si capiscono le vere motivazioni della sofferenza che sta dietro alla forma di cui egli è prigioniero.

Dall’ilarità iniziale, si passa ad un riso amaro quindi alla compassione che si concretizza con l’abbraccio del giudice che ha capito molto bene il dolore del cliente l’assurdità della vita.

per approfondimenti vedi anche:

Pirandello, Luigi - La patente, descrizione

Pirandello, Luigi - Reazioni al relativismo, la patente

Domande da interrogazione

  1. Qual è il dilemma del giudice D'Andrea riguardo al caso di Chiàrchiaro?
  2. Il giudice D'Andrea è perplesso perché, pur sapendo che la querela di Chiàrchiaro per diffamazione non avrà successo, teme che il ritiro della querela possa peggiorare la situazione di Chiàrchiaro, diffondendo ulteriormente la sua fama di iettatore.

  3. Qual è la strategia di Chiàrchiaro nel portare avanti la querela?
  4. Chiàrchiaro intende perdere il processo per essere ufficialmente riconosciuto come iettatore e ottenere una "patente" che gli permetta di guadagnarsi da vivere sfruttando la superstizione altrui.

  5. Come reagisce il giudice D'Andrea alla richiesta di Chiàrchiaro?
  6. Il giudice D'Andrea, dopo aver compreso le vere intenzioni di Chiàrchiaro, prova compassione per lui e riconosce l'assurdità della situazione, abbracciandolo in segno di comprensione.

  7. Qual è il tema centrale della novella riguardo alla società?
  8. Il tema centrale è l'imposizione di una "forma" da parte della società, che etichetta Chiàrchiaro come iettatore, costringendolo a vivere secondo tale etichetta e sfruttarla a suo vantaggio.

  9. Come si manifesta la poetica dell'umorismo nella novella?
  10. La poetica dell'umorismo si manifesta attraverso l'aspetto grottesco di Chiàrchiaro, che inizialmente suscita ilarità, ma poi, comprendendo le sue vere motivazioni, si trasforma in un riso amaro e compassione per la sua sofferenza.

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