Concetti Chiave
- Mattia-Adriano riflette sul fallimento della libertà, vedendo dissolversi la sua nuova identità costruita con cura e percependo una trappola simile alla vita precedente.
- La moglie Romilda riesce a voltare pagina, mentre Mattia rimane intrappolato in una vita che non esiste, tormentato dall'eredità del passato.
- Il protagonista, spinto sull'orlo della pazzia, vaga umiliato, percependo la sua ombra come più reale e significativa della sua stessa esistenza.
- Mattia attraversa un processo di autopunizione e delirio, ma alla fine tenta di recuperare una qualche identità, raccogliendo simbolicamente la propria ombra dalla strada.
- Il narratore crea un'atmosfera di confusione e perdita di senso con retoriche di antinomie e inversioni, riflettendo un'identità smarrita e un meccanismo artificioso che si avvolge su se stesso.
Indice
Riflessioni sulla Libertà
A questo punto del romanzo Mattia-Adriano si trova costretto a riflettere sul senso di una libertà che, in un primo tempo, gli era parsa assoluta. La costruzione di una nuova identità, condotta pazientemente nell'arco di due anni, si dilegua sotto lo sguardo deluso del protagonista (Vedevo finalmente: vedevo in tutta la sua crudezza la frode della mia illusione, rr. 3-4). La finzione, infatti, non può continuare, per la mancanza di denaro, per l'estraneità alla legge, per l'impossibilità psicologica di vivere tenendosi lontano dagli altri esseri umani. Di fronte al furto subito, è il derubato, e non il ladro, a doversi nascondere, proprio come farebbe un uomo colpevole.
La Trappola della Libertà
Tolta la maschera di Mattia Pascal, insomma, la libertà ha mostrato il volto di una nuova «trappola», in sostanza non diversa dalla precedente. Paradossalmente, l'unica ad aver reciso davvero il legame con il passato è la moglie Romilda, che riconoscendo Mattia nel cadavere di uno sconosciuto (forse in malafede) ha voltato pagina, cominciando un'altra vita. L'inetto Mattia, invece, è morto e ancora ammogliato! (r. 37): non esiste, e nonostante questo è tormentato da un'odiosa eredità familiare.
La Crisi di Identità
Percepire la nullità della propria esistenza significa camminare sull'orlo della pazzia. Uscii di casa, come un matto (r. 58): questa è la prima reazione di Mattia di fronte allo scenario di solitudine e desolazione in cui si sente immerso. Il fallimento della seconda vita impostata a Roma sancisce la crisi definitiva del personaggio: egli sa di dover dismettere i panni di Adriano, senza aver ancora deciso di rientrare in quelli del vecchio Mattia.
Ombra e Identità
Così, sospeso in un limbo senza speranza, vaga per le strade, umiliato e ridotto a un'ombra (Chi era più ombra di noi due? io o lei? Due ombre!, rr. 62-63). Egli lascia che i passanti e persino le ruote di un carro calpestino quell'ombra (Là, così! forte, sul collo!, r. 69), ormai più reale dell'uomo in carne e ossa cui appartiene. L'omicidio dell'ombra svela il disgusto che Mattia prova per sé stesso, per quel che è rimasto del suo vero io (il simbolo, lo spettro della mia vita era quell'ombra: ero io, là per terra, rr. 79-80). In questo delirio «autopunitivo», ha scritto il critico Mazzacurati, affiora «la minaccia di un'estrema decomposizione patologica dell'io»; ma, una volta conclusa questa sorta di rituale, mosso a pietà Mattia raccoglie metaforicamente la propria ombra dalla strada, per tentare ancora una volta di custodire il nocciolo di un'identità che non si rassegna a considerare perduta. In questo tormentato dialogo interiore del protagonista (alternato a parti narrative, qui non antologizzate, in cui avviene la scoperta del furto), Adriano Meis sembra appartarsi sul palcoscenico, come se riflettesse tra sé e sé o dialogasse con un ipotetico pubblico chiamato a fungere da testimone della sua crisi.
Riflessioni e Antinomie
In un crescendo d'intensità e sottigliezza concettuale, il discorso del narratore sembra avvilupparsi in una spirale soffocante, in una prigione verbale fatta di una serie di antinomie e inversioni: aveva un cuore, quell'ombra, e non poteva amare; [...] aveva una testa, ma per pensare e comprendere ch'era la testa di un'ombra, e non l'ombra d'una testa (rr. 82-84).
Tali espedienti retorici rendono efficacemente l'idea di una perdita di senso, di uno smarrimento d'identità, di una confusione tra gli opposti, trasmettendo la sensazione di trovarsi irretiti in un meccanismo volutamente artificioso, che gira su sé stesso come una giostra.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema centrale delle "Riflessioni sulla Libertà"?
- Come viene descritta la "Trappola della Libertà"?
- Cosa rappresenta la "Crisi di Identità" per Mattia?
- Qual è il significato dell'"Ombra e Identità"?
- Come vengono utilizzate le "Riflessioni e Antinomie" nel testo?
Il tema centrale è la disillusione di Mattia-Adriano riguardo alla libertà, che inizialmente sembrava assoluta ma si rivela una frode a causa di vari vincoli sociali e personali.
La libertà si rivela una nuova trappola per Mattia, simile alla precedente, mentre la moglie Romilda riesce a voltare pagina, lasciando Mattia intrappolato in un'eredità familiare indesiderata.
La crisi di identità rappresenta per Mattia un momento di profonda solitudine e desolazione, portandolo sull'orlo della pazzia e segnando il fallimento della sua seconda vita a Roma.
L'ombra rappresenta il disgusto di Mattia per sé stesso e la sua identità perduta, simboleggiando la sua lotta interiore e il tentativo di recuperare un senso di sé.
Le riflessioni e antinomie creano un senso di perdita di significato e confusione identitaria, trasmettendo l'idea di un meccanismo artificioso che intrappola il protagonista in una spirale di opposti.