Fabrizio Del Dongo
Genius
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Concetti Chiave

  • Rosvita, monaca sassone, scrisse sei drammi religiosi in latino, ispirati a Terenzio e incentrati sul tema della castità, dimostrando una continuità con l'eredità classica.
  • Il teatro medioevale nacque dal rito religioso, con la Messa come rappresentazione simbolica della vita di Gesù, evolvendosi da drammatizzazioni rudimentali a drammi religiosi complessi.
  • I drammi religiosi medioevali, associati a solennità liturgiche, erano rappresentazioni di episodi del Vangelo con scenografie semplici e multiple, messi in scena da attori religiosi.
  • Il dramma liturgico si evolse in dramma sacro con più personaggi e effetti speciali, e le rappresentazioni si spostarono sul sagrato della chiesa, coinvolgendo confraternite laiche.
  • Il filone laico, giocoso-mondano del teatro medioevale, basato sull'improvvisazione, trattava temi quotidiani ed era osteggiato dalla Chiesa, ma offriva un modo di reagire alla fatica quotidiana.

Indice

  1. La monaca Rosvita: un caso a parte
  2. Processo di nascita del teatro
  3. I drammi religiosi
  4. Evoluzione: da Dramma liturgico a Dramma sacro
  5. Il filone laico, giocoso-mondano

La monaca Rosvita: un caso a parte

Verso la metà del IX secolo, una monaca sassone, Rosvita, scrive, in latino, sei brevi drammi, di argomento religioso, dichiarando di essersi ispirata al commediografo Terenzio. I drammi sono tutti incentrati sul tema della castità; attingendo alle leggende dei martiri e dei santi, l’autrice dichiara di averli scritti con lo scopo di servire da storie edificanti, riservate alle altre suore e ai fedeli.
L’opera di Rosvita è significativa perché dimostra una certa continuità con l’eredità classica, pur non avendo nessuna incidenza sul teatro del Medioevo.

Processo di nascita del teatro

Nel Medioevo, la produzione teatrale non risente delle suggestioni del teatro classico e nemmeno si rifà ad autori esemplari: il teatro medioevale nasce dal rito religioso, secondo il processo seguente:
1) Con l’affermarsi della Chiesa di Roma, la liturgia romana si impone in tutto il mondo cattolico.
Infatti, Carlo Magno, su indicazione di papa Adriano, ordinò che tutte le chiese dell’impero adottassero la liturgia romana, mentre sacerdoti e cantori venivano inviati ovunque per insegnare i nuovi riti e le nuove cerimonie.
2) L’atto centrale della nuova liturgia è la Messa, che può essere vista come una rappresentazione simbolica della vita di Gesù.
Nella Messa possiamo anche individuare un pur marginale dialogo fra i fedeli e il celebrante.
3) Nella Messa cantata della Settimana Santa, la lettura del testo riguardante la Passione è affidata a tre officianti: uno che legge le parti descrittive, o voce narrante, un secondo che pronuncia le parole di Gesù Cristo e al terzo sono affidate le frasi pronunciate dagli altri personaggi.
Si tratta di una forma di drammatizzazione molto rudimentale, ma che corrisponde alle esigenze dei fedeli che non solo vogliono ascoltare, ma anche vedere

I drammi religiosi

Alcuni brevi testi in latino provenienti da abbazie come Montecassino, da Sutri o da Parma, insieme al dialogo, forniscono anche indicazione sui movimenti e sulle posture che gli attori devono tenere. Sono testi teatrali che portano in scena episodi del Vangelo, la vita dei martiri e dei santi. Sono associati alle varie solennità liturgiche come Natale, Pasqua. Gli attori sono religiosi e tutto si svolge all’interno di una chiesa. I critici li definiscono “Drammi religiosi”.
A questo si aggiungono, col tempo, altri due elementi: la musica e la scenografia
Per quanto riguarda la scenografia, il tetro classico era legato all’unità di luogo per cui esso aveva una scena fissa. Invece, il dramma liturgico ha una scena multipla, cioè gli attori si spostano via via in vari luoghi, posti sulla scena, uno accanto all’altro. Per esempio, avremo la casa di Marta e Maria, la capanna di Betlemme, il deserto di Egitto, il Golgota. Questi luoghi sono indicati con dei particolari molto sommari e stilizzati: una palma per indicare il deserto, due colonne per rappresentare il palazzo di Pilato.

Evoluzione: da Dramma liturgico a Dramma sacro

Col tempo la drammatizzazione si fa più complessa: il numero dei personaggi aumenta e per mancanza di spazio, la recita ha luogo sul sagrato davanti alla chiesa. Inoltre, anche se la tematica è sempre religiosa, cominciano a sorgere delle confraternite, ossia dei gruppi regali da interessi lavorativi che si svincolano dalle strutture ecclesiastiche e sui dedicano alla drammatizzazione liturgica. La produzione cambia nome e da “Dramma liturgico” diventa “Dramma sacro”: in esso, i personaggi sono più numerosi, si ricorre ad effetti speciali.

Il filone laico, giocoso-mondano

Nella produzione teatrale del Medioevo, c’è anche posto per una componente laica, giocosa e più mondana che si ricollega alle antiche forme di intrattenimento che i Romani avevano acquisito dalle altre civiltà italiche. I temi di questo filone sono: gli aspetti della vita di tutti i giorni, l’amore, la beffa, il sesso. Non mancano aspetti carnevaleschi e la presa in giro di coloro che hanno il potere. A differenza delle opere di ispirazione religiosa, i testi teatrali di questo filone sono scarsi.
Vediamone il motivo.
Nel mondo medioevale, l’attività teatrale religiosa era codificata: esisteva un testo (cfr. Donna de Paradiso di Jacopone da Todi), un accompagnamento musicale e soprattutto delle scene multiple. Non si può dire la stessa cosa dei testi appartenenti al filone giocoso. In esso non esistevano testi, ma una sorta di indicazioni generiche. Tutto si basava sulla bravura degli attori ad improvvisare, sui giochi, sulla pantomime, sulle battute che potevano anche cambiare da una recita all’altra. L’improvvisazione era realizzata dai saltatore o saltimbanchi, degli scurrae o dicitori di facezie, da bufones o comici. Il ruolo più importante era riservato al giullare che, essendo spesso in possesso di una certa cultura, non esitava a modificare o arricchire il testo, adattandolo al pubblico. Un esempio di questa produzione può essere il Contrasto di Cielo d’Alcamo o il confronto fra villani e cittadini di Matazone da Caligano.
Nei confronti del filone mondano-giocoso, la Chiesa non aveva un comportamento accondiscendente: essa reagiva con scomuniche, carcere e proibizioni. In pratica una guerra continua fra giullari, buffoni e attori da un lato e Chiesa, oggetto principale dei loro attacchi, dall’altro.
Da sottolineare, infine, che il filone gioco era un modo per reagire con un sano divertimento alla fatica del vivere di tutti i giorni e soprattutto per reagire alla paura del peccato.

Domande da interrogazione

  1. Chi era Rosvita e quale fu il suo contributo al teatro?
  2. Rosvita era una monaca sassone del IX secolo che scrisse sei brevi drammi religiosi in latino, ispirandosi a Terenzio. I suoi lavori, centrati sulla castità, servivano come storie edificanti per suore e fedeli, dimostrando una continuità con l'eredità classica.

  3. Come si è sviluppato il teatro nel Medioevo?
  4. Il teatro medioevale nacque dal rito religioso, con la Messa come rappresentazione simbolica della vita di Gesù. La drammatizzazione iniziale era rudimentale, ma col tempo si evolse in drammi religiosi più complessi, con musica e scenografia.

  5. Quali erano le caratteristiche dei drammi religiosi medioevali?
  6. I drammi religiosi medioevali erano testi teatrali in latino che rappresentavano episodi del Vangelo e la vita dei santi, associati a solennità liturgiche. Gli attori erano religiosi e le rappresentazioni avvenivano in chiesa, con scenografie semplici e multiple.

  7. In che modo il dramma liturgico si è evoluto in dramma sacro?
  8. Il dramma liturgico si è evoluto in dramma sacro con l'aumento dei personaggi e l'uso di effetti speciali. Le rappresentazioni si spostarono sul sagrato della chiesa e sorsero confraternite laiche che si dedicavano alla drammatizzazione liturgica.

  9. Qual era il ruolo del filone laico, giocoso-mondano nel teatro medioevale?
  10. Il filone laico, giocoso-mondano del teatro medioevale trattava temi quotidiani, amore e beffa, con elementi carnevaleschi. Basato sull'improvvisazione, era osteggiato dalla Chiesa, che reagiva con scomuniche e proibizioni, ma offriva un modo di reagire alla fatica quotidiana.

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