Fabrizio Del Dongo
Genius
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Concetti Chiave

  • L'invettiva è diretta principalmente ai guelfi di parte nera, accusati di causare divisioni e discordie a Firenze, ma critica anche altre famiglie potenti.
  • Il testo utilizza un linguaggio ricco di figure retoriche, come metafore e imperativi, per esprimere sdegno e delusione rispetto all'ingiustizia prevalente.
  • L'autore paragona i conflitti interni di Firenze a quelli storici di Roma, suggerendo che le guerre civili attuali potrebbero avere conseguenze devastanti.
  • La metafora delle menzogne che riempiono i granai dei discendenti sottolinea come le azioni presenti influenzeranno negativamente le future generazioni.
  • Nonostante la critica severa, l'autore mantiene un certo equilibrio, condannando tutte le fazioni coinvolte nella discordia, non solo i suoi avversari politici.

Indice

  1. Invito alla distruzione
  2. Conseguenze delle azioni malvage
  3. Giustizia divina e umana
  4. Divisioni e discordie a Firenze
  5. Figure retoriche e profezia

Invito alla distruzione

“Levatevi, o malvagi cittadini pieni di scandoli, e pigliate il ferro e il fuoco con le vostre mani, e distendete le nostre malizie. Palesate le vostre inique volontà e i pessimi proponimenti; non penate più; andate a mettere in ruina le bellezze della vostra città. Spandete il sangue de’ vostri fratelli, spogliatevi della fede e dello amore, nieghi l’uno all’altro aiuto e servizio.

Seminate le vostre menzogne, le quali empieranno i granai de’ vostri figliuoli. Fate come de’ Silla nella città di Roma, che tutti i mali che esso fece in X anni, Mario in pochi dì li vendicò. Credete voi che la giustizia di Dio sia venuta meno? Pur quella del mondo rende una per una. Guardate a’ vostri antichi, se ricevettero merito nelle loro discordie: barattate gli onori ch’eglino acquistoro. Non vi indugiate, miseri: ché più si consuma in un dì nella guerra, che molti anni non si guadagna in pace; e picciola è quella favilla, che a distruzione mena un gran regno.”

Dino Compagni, Cronica (II, 1).

Conseguenze delle azioni malvage

“Alzatevi, o cittadini malvagi, piene di discordie, afferrate le armi e il fuoco con le vostre mani [per mettere a ferro e fuoco la città], e diffondete le vostre opere malvage [ = tramate i vostri inganni]. Rendete note le vostre scellerate volontà e i vostri pessimi; non soffrite più, andate e mettete in rovina le bellezze della vostra città. Spargete il sangue fraterno, liberatevi della fedeltà e del sentimento d’amore, che l’uno neghi all’altro aiuto e cortesia. Seminate pure le vostre menzogne, che riempiranno i granai della vostra discendenza. [Qui si tratta di una variazione della tradizionale metafora biblica per dire che le conseguenze delle azioni malvage ricadranno sui discendenti dei fiorentini che le hanno commesse].Comportatevi come fece Silla nella città dell’antica Roma: tutti i mali che egli commise in un decennio furono vendicati da Mario in pochi giorni. [Questa reminiscenza di storia romana, indica che gli sconfitti – i guelfi di parte bianca e i loro sostenitori – si vendicheranno, vanificando così i frutti di una lunga oppressione. Queste parole si spiegano con fatto che il Compagni scriveva l’opera fra il 1310 e il 1312 e nel 1311, l’ imperatore Arrigo VII scese in Italia.

Giustizia divina e umana

In lui, come in Dante era viva la speranza che l’imperatore contribuisse alla rivincita dei guelfi di parte bianca] Forse credete che la giustizia divina stia venendo a mancare? Anche la giustizia umana rende male per male. Pensate ai vostri antenati se essi trassero frutto dalle discordie [ = le discordie non producono mai frutti positivi e i vostri antenati ve lo dovrebbero insegnare]: vendete pure i privilegi e i diritti acquisiti dai vostri antenati [Con amara ironia, lo scrittore si riferisce a Carlo di Valois, fratello del re di Francia, Filippo il Bello. Sollecitato dal papa Bonifacio VIII, egli organizzò una spedizione in Italia per rovesciare i guelfi di parte bianca e permettere l’accesso al governo dei Neri. Fu in questa occasione che Dante dovette subire l’esilio]. Non aspettate ulteriormente, o sventurati: si consuma di più in un giorno di guerra di quanto non si guadagni in molti anni di pace.; è molto piccola quella favilla che conduce alla distruzione di un grande regno.”

Divisioni e discordie a Firenze

L’invettiva inizia con un’apostrofe, rivolta principalmente ai Neri, ma in parte anche a tutte le famiglie dei Grandi che a causa delle loro discordie private divisero di nuovo Firenze in due fazioni: i guelfi di parte bianca (a cui apparteneva il Compagni) e i guelfi di parte nera. L’autore vede in Firenze il trionfo senza limite alcuno dell’ingiustizia e della malvagità e nel corso del testo, senza alcuna remora, si abbandona allo sdegno e all’amara delusione provocata dai fatti.

Figure retoriche e profezia

Il testo è ricco di figure retoriche: anastrofi, metafore, asindeti. Gli asindeti contribuiscono a rendere il ritmo più incalzante, come se lo scrittore volesse fare capire che le azioni malvagie dei fiorentini si susseguono, incessantemente, senza trovare un attimo di sosta. L’uso di tanti imperativo, a cui si aggiunge un futuro –-“empieranno”-, da al testo, oltre ad un topo apocalittico, il taglio di una profezia. Con la frase “Seminate le vostre menzogne, le quali empieranno i granai de’ vostri figliuoli”, siamo di fronte a due metafore di cui la prima derivata dalla seconda. Il significato è il seguente: Voi, Fiorentini, state seminando la discordia e le menzogne; il vostro darà dei frutti talmente abbondanti da riempire, in futuro, i granai dei vostri fili; la discordie attuali, genereranno ulteriori e più gravi e numerose guerre civili. Nonostante che il giudizio sia molto tagliente, lo scrittore riesce comunque a mantenere un certo equilibrio, condannando non esclusivamente la sua fazione opposta, cioè i Neri, ma tutti coloro che sono causa di discordia.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema principale dell'invettiva di Dino Compagni?
  2. Il tema principale è la critica alle divisioni e discordie a Firenze, con un invito alla distruzione e una riflessione sulle conseguenze delle azioni malvage.

  3. Come viene rappresentata la giustizia nel testo?
  4. La giustizia è vista sia come divina che umana, con l'idea che entrambe rendano male per male, e che le discordie non portino mai frutti positivi.

  5. Quali figure retoriche utilizza Dino Compagni nel suo testo?
  6. Il testo è ricco di figure retoriche come anastrofi, metafore e asindeti, che contribuiscono a un ritmo incalzante e a un tono profetico.

  7. Qual è l'atteggiamento dell'autore verso le fazioni fiorentine?
  8. L'autore esprime sdegno e delusione verso tutte le fazioni, non solo i Neri, condannando chiunque sia causa di discordia.

  9. Qual è il significato della metafora "Seminate le vostre menzogne, le quali empieranno i granai de’ vostri figliuoli"?
  10. La metafora indica che le menzogne e le discordie attuali genereranno ulteriori guerre civili, con conseguenze che ricadranno sulle generazioni future.

Domande e risposte

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