Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • Dino Compagni visse tra il Trecento e il Quattrocento e fu un importante politico fiorentino, sostenitore della collaborazione tra le fazioni guelfe bianche e nere.
  • La sua opera principale, "Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi", è nota per il suo stile moralistico e linguaggio vivace, ed è considerata una delle migliori opere storiografiche del Medioevo.
  • Compagni si ispirò agli scrittori latini e credeva nella provvidenza divina come forza che guida gli eventi storici, conferendo alla sua opera un fine didattico e moralistico.
  • Il suo metodo storiografico enfatizzava la ricerca della verità storica, valutando con attenzione le informazioni provenienti dalla voce popolare.
  • L'opera di Compagni è strutturata in tre libri che coprono i conflitti politici di Firenze, concentrandosi sugli eventi tra il 1300 e il 1304 e utilizzando fonti non sempre verificate.

Indice

  1. Dino Compagni: Vita e Politica
  2. L'Opera di Compagni
  3. Stile e Influenze
  4. Modello Storico-Culturale
  5. Metodo Storiografico
  6. Struttura dell'Opera

Dino Compagni: Vita e Politica

Dino Compagni è uno scrittore fiorentino, operante a cavallo fra il Trecento e il Quattrocento. Pur essendo di origine popolana, coprì l’incarico di console (sei volte), di priore e di gonfaloniere. Amico e sostenitore di Giano Della Bella, paladino dei ceti più popolari di Firenze, risentì politicamente della caduta di quest’ultimo. Dal punto di vista politico era guelfo di parte bianca (come Dante); tuttavia fu un acceso fautore della collaborazioni fra le parti, soprattutto nel 1300, quando i Guelfi si divisero in Bianchi e Neri e a Firenze arrivò Carlo di Valois. I suoi tentativi di pacificazione furono vani e col trionfo dei Guelfi di parte nera scomparve dalla vita politica di Firenze. Continuò ad esercitare la sua attività mercantile e mai prese parte alle congiure ordite dai guelfi di parte bianca. Come Dante, sperava che la discesa in Italia dell’imperatore Arrigo VII creasse un mutamento politico e restaurasse la pace e la giustizia al di sopra delle parti.

L'Opera di Compagni

Il suo nome è legato all’opera Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi che presenta un impianto nuovo e originale se confrontate con altre opere storiografiche. Dal punto di vista stilistico, essa si caratterizza per i seguenti elementi: moralismo, linguaggio pittoresco, psicologia delle rappresentazioni e dei ritratti, notevole eloquenza quando si tratta di scagliare un’invettiva. I critici letterari l’hanno definita la più viva e più bella opera storiografica di tutto il Medio Evo.

Stile e Influenze

La sua storiografia condivide molti aspetti con l’opera di Dante. Il suo pessimismo di fondo, davanti alle reali, ma anche meschine motivazioni dell’agire politico degli uomini e l’appello alla giustizia divina, ricordano da vicino il modo con cui Dante reagisce di fronte agli eventi. Dalla Cronica traspare tutto l’impegno di un cittadino che non esita ad esporsi in prima persona, che dà giudizi, esprime sentenze, ma comunque mai parte. Infatti, se da una parte egli cerca di rappresentare i fatti in modo oggettivo, da un’altra non esita a scagliarsi contri il comportamento di quei personaggi che, secondo lui, occupano un incarico politico importante facendo gli interessi personali.

Modello Storico-Culturale

All’inizio, il Compagni riconosce di avere avuto come modello gli antichi scrittori latini. Quindi scusa presso i lettori della propria inadeguatezza a svolgere tale compito sottolineando che lo storiografo necessita di strumenti adeguati per descrivere la realtà storica contemporanea complessa come si presenta. Il modello storico-culturale del Compagni si fonda su di una concezione della storia che riserva un ampio spazio alla Provvidenza: è la provvidenza divina che regge il mondo e ne determina gli eventi storici. Conseguenza di questo concetto, è una visione didattica e moralistica della storia. Infatti, il cronista non si deve limitare alla semplice registrazione dei fatti, ma deve assegnare alla sua opera un fine moralistico destinato ai posteri. In questa affermazione, è implicito il riconoscimento che le sciagure, sia storiche che naturali, sono conseguenze dei vizi degli uomini, cioè una punizione assegnata da Dio per i loro peccati. Solo benedicendo Dio e ripudiando i vizi, la cupidigia e l’invidia, i posteri si potranno rendere meritevoli dei benefici che Dio vorrà elargire loro.

Metodo Storiografico

Il metodo storiografico, anche non del tutto accettabile per noi moderni, presenta, però, degli spunti moderni. Innanzitutto, abbiamo lo scrupolo della ricerca della verità storica e la necessità di vagliare in modo scrupoloso ciò che viene divulgato dalla voce popolare. Per esempio, quando egli deve descrivere eventi di cui non è stato testimone, dichiara di voler scrivere secondo l’opinione più diffusa.

Se la sua descrizione è molto attendibile quanto tratta di fatti vicini nel tempo, lo è meno quando si tratta di fatti lontani nel tempo o nello spazio, perché in questo caso non è in grado di stabilire con certezza la verità.

Struttura dell'Opera

L’opera è divisa in tre libri. Nel primo libro, dopo una descrizione di Firenze, lo scrittore ricorda le discordie fra Guelfi e Ghibellini, risalendo, cronologicamente fino al 1215. Poi, passa a descrivere le discordie all’interno del partito guelfo e ripercorre le vicende di cui egli è stato testimone diretto. La parte conclusiva è dedicata al conflitto fra Cerchi e Donati

Nel secondo libri, egli tratta in modo analitico gli eventi compresi fra il 1300 e il 1304, cioè dalla missione di Carlo di Valois per conto del papa Bonifacio VIII e la morte di quest’ultimo. Nel terzo libro, vengono narrate le discordie fra popolo grasso e Grandi e il popolo minuto. Si parla anche del tentativo di congiura da parte dei fuoriusciti guelfi di parte bianca fino all’elezione di Arrigo VII. I fatti di questa ultima parte utilizzano notizie non controllate per cui la descrizione è meno attendibile.

Domande da interrogazione

  1. Chi era Dino Compagni e quale ruolo politico ha avuto a Firenze?
  2. Dino Compagni era uno scrittore fiorentino del Trecento e Quattrocento, di origine popolana, che ricoprì incarichi come console, priore e gonfaloniere. Era un guelfo di parte bianca e sostenitore della collaborazione tra le fazioni politiche.

  3. Qual è l'opera principale di Dino Compagni e quali sono le sue caratteristiche stilistiche?
  4. L'opera principale di Dino Compagni è la "Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi", caratterizzata da moralismo, linguaggio pittoresco, psicologia delle rappresentazioni e notevole eloquenza.

  5. In che modo la storiografia di Compagni è influenzata da Dante?
  6. La storiografia di Compagni condivide con Dante un pessimismo di fondo e un appello alla giustizia divina, riflettendo un impegno personale nel giudicare e rappresentare i fatti storici.

  7. Qual è il modello storico-culturale adottato da Compagni nella sua opera?
  8. Compagni adotta un modello storico-culturale che riserva ampio spazio alla Provvidenza divina, con una visione didattica e moralistica della storia, dove le sciagure sono viste come punizioni divine per i vizi umani.

  9. Come è strutturata l'opera di Compagni e quali periodi storici copre?
  10. L'opera di Compagni è divisa in tre libri: il primo copre le discordie tra Guelfi e Ghibellini fino al 1215, il secondo tratta gli eventi tra il 1300 e il 1304, e il terzo narra le discordie tra popolo grasso e minuto fino all'elezione di Arrigo VII.

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