Concetti Chiave
- Dante dedica la Vita Nova a Guido Cavalcanti, mostrando l'influenza del concetto di amore doloroso di Guido, suggerendo una profonda amicizia tra i due.
- Guido Cavalcanti, aristocratico fiorentino e filosofo, era affiliato ai Guelfi bianchi e noto per le sue idee epicuree, considerate eretiche.
- L'amicizia tra Dante e Guido inizia nel 1283 con un dialogo poetico, dove Guido risponde a un sonetto anonimo di Dante, diventando una guida per quest'ultimo.
- L'amicizia si incrina per motivi incerti, tra cui differenze politiche e concezioni opposte dell'amore, culminando nell'esilio di Guido, firmato anche da Dante.
- Nel X canto dell'Inferno, l'incontro con Cavalcante Cavalcanti allude a una possibile riconciliazione, riflettendo le diverse visioni dell'amore tra Dante e Guido.
Indice
Introduzione
Per la prima volta Dante parla della sua amicizia con Guido Cavalcanti all’inizio della Vita Nova, dedicandogli, fra l’altro, tutta l’opera. Inoltre, egli è molto influenzato dal concetto dell’amore che ha Guido: un amore doloroso presente in alcune rime che, però, non saranno inserite della Vita Nova. Questo ci può lasciare ragionevolmente supporre che nella fase della vita di Dante ci deve essere stato un periodo di stretta amicizia con Guido, di sei anni più anziano; pare, fra l’altro, che i due si frequentassero quotidianamente.
Chi era Guido Cavalcanti
Guido Cavalcanti apparteneva ad una famiglia aristocratica di Firenze ed era figlio di Cavalcante Cavalcanti. Vissuto nella seconda metà del XIII secolo, è stato un filosofo e un poeta. Politicamente era schierato dalla parte dei Guelfi bianca e partecipò per questo attivamente alla vita politica fiorentina della fine del 1200. Il suo pensiero si colloca all’interno dell’epicureismo e per questo veniva considerato eretico perché non credeva nell’immortalità dell’anima
L’origine dell’amicizia
Nel 1283, Dante pensò di inviare a tutti i poeti fiorentini del tempo un sonetto anonimo dal titolo A ciascuna alma presa e gentile core. In esso egli descrive un sogno e chiede ai destinatari di interpretarlo. L’unico a rispondere seriamente, fu proprio Guido Cavalcanti con il sonetto Vedeste al mio parere onne valore e da qui inizio a stretta amicizia fra i due. Per Dante, Guido diventò così una vera guida.
L’amicizia si consolida
La testimonianza più significativa di questa amicizia è il sonetto di Dante Guido i’ vorrei che tu e Lapo ed io in cui egli sogna di partire con l’amico (oltre a Lapo) per un viaggio di fantasia su di un vascello incantato del Mago Merlino. Con i tre giovani sono presenti anche le rispettive donne, ma la compagna di Dante non è certamente Beatrice. A questo invito, Guido risponde col sonetto S’io fosse quelli che d’amor fu degno, in cui rifiuta l’invito a causa della passione amorosa che lo distrugge per cui il suo spirito non si trova nella condizione più adatta per partire.
L’amicizia si spezza: motivi
Tuttavia ad un certo punto, la relazione di amicizia subisce delle incrinature e si spezza. Non ne conosciamo il motivo e i critici hanno elaborato diverse ipotesi: forse Dante ha ritenuto un’offesa il fatto che Guido non abbia mai risposto alla dedica della Vita Nuova; è probabile anche che Guido si sia sentito come circuito da Dante, più giovane di lui, come se volesse approfittare la sua celebrità. Può anche darsi che la separazione sia dovuta alla concezione diversa dell’amore: per Dante l’amore porta alla salvezza e alla beatitudine mentre per Guido l’amore è una sorta di patologia e quindi ha un valore negativo. Qualche critico sostiene che la motivazione sia da ricercare nella politica (i due amici appartenevano a due classi sociali diverse e con interessi politico non coincidenti). Non è da sottovalutare il fatto che Dante, divenuto priore, fu fra coloro che firmarono l’esilio per i sostenitori più accesi sia di parte bianca che nera, fra cui anche Guido che, bandito da Firenze, si trasferì a Sarzana. Il sonetto di Guido che testimonia la fine del sodalizio è I’ vegno ‘l giorno a te infinite volte.
I conti fra Dante e Guido sembrano saldarsi
Nel X canto dell’Inferno, fra gli epicurei e gli atei (che non credevano nell’immortalità dell’anima), Dante incontra Cavalcante Cavalcanti, padre di Guido. Un verso oggetto di numerose interpretazioni è il seguente: Ed io a lui:” (Dante risponde a Cavalcante): “Da me stesso non vegno:/colui ch’attende là, per qui mi mena/forse cui Guido vostro ebbe a disdegno”. Chi è la persona a cui Virgilio sta conducendo Dante? E perché si tratta di una persona verso la quale, invece, Guidò provava disdegno? L’uso dell’avverbio dubitativo “forse” può voler significare che Dante non è del tutto sicuro della non curanza e dell’ostilità di Guido nei confronti di tale persona. La soluzione più ragionevole è che il “cui” si riferisce a Dio, verso il quale Virgilio sta accompagnando Dante e che invece Guido, da buon ateo, disdegnò. Oppure, Beatrice potrebbe essere intesa come la guida incaricata di condurre Dante alla visione finale divina. Questa interpretazione sarebbe coerente con le due opposte versioni dell’amore e della donna seguite dai due vecchi amici. Dante vorrebbe dire che Guido non condivise la sua interpretazione della passione amorosa come via di salvezza e quindi con valore positivo. In ogni caso, il “forse” apre uno spiraglio. Infatti Guido non è ancora morto (morirà alla fine del mese di agosto del 1300) e tutto è ancora possibile (anche la conversione), sembra augurare Dante per l’ amico.Domande da interrogazione
- Chi era Guido Cavalcanti e quale era il suo ruolo nella società fiorentina?
- Come è iniziata l'amicizia tra Dante e Guido Cavalcanti?
- Quali sono le testimonianze della consolidazione dell'amicizia tra Dante e Guido?
- Quali sono le possibili ragioni della rottura dell'amicizia tra Dante e Guido?
- Come si riflette la relazione tra Dante e Guido nel X canto dell'Inferno?
Guido Cavalcanti era un filosofo e poeta appartenente a una famiglia aristocratica di Firenze, schierato politicamente con i Guelfi bianchi e attivo nella vita politica fiorentina del XIII secolo.
L'amicizia tra Dante e Guido iniziò nel 1283 quando Guido rispose seriamente a un sonetto anonimo inviato da Dante a tutti i poeti fiorentini, segnando l'inizio di una stretta amicizia.
La consolidazione dell'amicizia è testimoniata dal sonetto di Dante "Guido i’ vorrei che tu e Lapo ed io", in cui Dante sogna un viaggio con Guido e Lapo su un vascello incantato, e dalla risposta di Guido con il sonetto "S’io fosse quelli che d’amor fu degno".
Le ragioni della rottura potrebbero includere divergenze sulla concezione dell'amore, differenze politiche, o il fatto che Dante firmò l'esilio di Guido da Firenze, tra altre ipotesi critiche.
Nel X canto dell'Inferno, Dante incontra Cavalcante Cavalcanti, padre di Guido, e attraverso un verso ambiguo, si allude alla possibilità di riconciliazione e conversione di Guido, riflettendo le diverse visioni dell'amore tra i due amici.