Concetti Chiave
- L'omerismo nel Settecento rivaluta Omero come simbolo di un'arte primitiva e spontanea, apprezzata da intellettuali come Goethe e Foscolo.
- Shakespeare e altri autori medievali sono visti come artisti primitivi, lodati per la loro libertà creativa da critici come Giuseppe Baretti.
- Critici di fine Settecento sostengono che la vera arte derivi da ispirazione libera e istintiva, anticipando concetti della cultura romantica.
- Il Neoclassicismo ricerca una bellezza ideale non presente in natura, con un ritorno ai valori della classicità, posizionandosi tra Illuminismo e Preromanticismo.
- La mitologia e la Grecia antica sono idealizzate nel Neoclassicismo, evocando un sentimento nostalgico verso una perfezione irraggiungibile.
Indice
L'omerismo e la rivalutazione di Omero
L’attenzione verso il passato e gli inizi dell’umanità che accomuna Vico, Rousseau e gli altri esponenti della cultura non-illuminista del Settecento, dà origine all’omerismo, ossia la rivalutazione di Omero, un poeta fino ad allora giudicato rozzo e poco raffinato. Vari intellettuali dell’epoca (tra cui Goethe, Alfieri e Foscolo) vedono nel leggendario autore dell’Iliade e dell’Odissea l’incarnazione di un’arte primitiva, cioè libera e spontanea: essendo infatti il più antico dei poeti occidentali, Omero non poteva imitare nessuno, né seguire alcuna regola.
La libertà creativa di Shakespeare
Accanto al poeta greco vengono rivalutati anche altri autori ugualmente vissuti in età di “barbarie”, come Dante e Shakespeare. Mentre Voltaire condannava l’arte shakespeariana, il critico italiano Giuseppe Baretti nel Discorso su Shakespeare e sul signor di Voltaire (1777) ne loda la libertà creativa e «selvaggia». Alcuni anni prima infatti il giovane Johann Wolfgang Goethe aveva pronunciato questa esclamazione: «E io invoco Natura! Natura! Nulla è così natura come le creature di Shakespeare». In realtà, Omero, Dante e Shakespeare non sono affatto poeti privi di cultura; sono gli intellettuali del Settecento a ritenerli primitivi, interpretandoli secondo gusti e criteri della propria epoca.
L'ispirazione libera e spontanea
Per molti critici di fine Settecento la grande arte è frutto di un’ispirazione libera e spontanea. Per esempio, secondo Diderot la vera poesia ha in sé qualcosa di «enorme, di barbaro e di selvaggio». Come lui, altri intellettuali dell’epoca rovesciano l’idea classicista secondo cui l’arte sgorga dalla cultura e dall’armonia, sostenendo invece che essa derivi da istinto e fantasia, quindi da una componente irrazionale. Questo tipo di poesia può scaturire solo dal genio, inteso come insieme di qualità spirituali eccezionali che consentono all’artista di ergersi al di sopra degli uomini comuni. Si tratta di un concetto destinato a grande fortuna nella cultura romantica.
Il Neoclassicismo e il ritorno all'antico
Alla fine del Settecento, parallelamente alle tendenze preromantiche, si sviluppa anche un movimento incentrato sul ritorno all’antico e ai valori della classicità (semplicità, eleganza, misura), che proprio per questo prende il nome di Neoclassicismo. Esso si colloca a metà strada fra l’Illuminismo, con cui condivide il rifiuto per l’esuberanza barocca e l’esigenza di chiarezza, e il Preromanticismo, con cui invece ha in comune l’amore per quello che è primitivo e l’interesse verso le epoche passate.
A fine Settecento l’opera di Winckelmann diffonde un entusiasmo nuovo per l’arte e la cultura antiche. Rispetto alle tante manifestazioni di ritorno al classico che si sono susseguite nella storia europea, il Neoclassicismo si distingue per il fatto che ricerca una bellezza non presente in natura, ma soltanto ideale. Per raggiungerla l’artista può partire dalla realtà, a patto però di superarla. Deve insomma comportarsi come l’antico pittore Zeusi, che, dovendo dipingere Elena (incarnazione della bellezza secondo il mito), convocò le cinque ragazze più belle della città e raffigurò le parti anatomiche migliori di ciascuna di loro. L’esito del suo lavoro fu quindi una donna soltanto ideale, che sarebbe stato impossibile vedere nella realtà. In quegli stessi anni l' italiano Francesco Milizia idealizza un altra possibile via per raggiungere il «bello ideale»: l’artista deve eliminare dai suoi soggetti le imperfezioni e nobilitarne invece gli aspetti eccelsi.
Il "bello ideale" e la Grecia antica
Il «bello ideale» viene ricercato non solo nella forma, ma anche nei contenuti: gli artisti neoclassici riproducono nelle loro opere non più gli episodi della storia, ma le leggende e i personaggi della mitologia. In particolare, la Grecia antica diviene agli occhi di Winckelmann un mondo perfetto, la patria di tutti i veri amanti dello spirito classico. Per questo motivo, guardando alla Grecia settecentesca gli intellettuali tedeschi e nordeuropei provano un profondo sentimento di nostalgia verso una perfezione e una nobiltà eccelse, che è possibile sì immaginare, ma non più riportare in vita. Tale nostalgia, in realtà, è un sentimento ormai romantico. Tra i capisaldi della nuova poetica vi sarà infatti l’aspirazione a un qualcosa di lontano e irraggiungibile, che proprio per questo affascina di più.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato dell'omerismo nel contesto del Settecento?
- Come viene percepita l'arte di Shakespeare nel Settecento?
- Qual è la concezione dell'arte secondo i critici di fine Settecento?
- In che modo il Neoclassicismo si distingue dalle altre correnti artistiche del Settecento?
- Qual è il ruolo della mitologia e della Grecia antica nel Neoclassicismo?
L'omerismo rappresenta la rivalutazione di Omero come simbolo di un'arte primitiva, libera e spontanea, apprezzata da intellettuali come Goethe e Foscolo, in contrasto con la visione illuminista.
Shakespeare è visto come un artista primitivo e selvaggio, la cui libertà creativa è lodata da critici come Giuseppe Baretti, in opposizione alla condanna di Voltaire.
L'arte è considerata frutto di ispirazione libera e spontanea, derivante da istinto e fantasia, e non dalla cultura e armonia, un concetto che anticipa la cultura romantica.
Il Neoclassicismo si distingue per la ricerca di una bellezza ideale, non presente in natura, e per il ritorno ai valori della classicità, condividendo elementi con l'Illuminismo e il Preromanticismo.
La mitologia e la Grecia antica sono idealizzate come simboli di perfezione e nobiltà, suscitando nostalgia tra gli intellettuali, un sentimento che prelude al Romanticismo.