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Concetti Chiave

  • Nel Medio Evo, il latino era una lingua di élite culturale, mentre il resto della popolazione usava idiomi volgari per la vita quotidiana.
  • Il latino classico si divideva in letterario, usato da scrittori e in documenti ufficiali, e parlato, più libero e diverso dalla lingua scritta.
  • Il latino parlato, o sermo vulgaris, si diversificò in numerose varianti locali, influenzate dalle lingue preesistenti.
  • L'influenza delle lingue di sostrato portò a differenze nella pronuncia, morfologia e sintassi nelle varie regioni dell'Impero.
  • Nonostante le differenze locali, la rete di scambi e le istituzioni romane mantennero una base comune di comprensione linguistica.

Indice

  1. Lingua della cultura romana
  2. Distinzione tra latino letterario
  3. Evoluzione del sermo vulgaris

Lingua della cultura romana

Nei primi secoli del Medio Evo la lingua della cultura romana era esclusivamente il latino, la lingua impiegata da una ristretta cerchia di intellettuali, mentre tutto il resto della popolazione ignorava ed usava per le necessità quotidiane della vita associata altri idiomi, detti volgari.

Distinzione tra latino letterario

Già nel corso della civiltà classica occorre distinguere il latino letterario, quello usato dai grandi scrittori nei documenti ufficiali (leggi, editti, trattati), dal latino parlato correntemente. La lingua parlata è sempre molto diversa da quella scritta, colta: è più libera, meno regolare nell’uso dei termini e della sintassi, ricca di parole e modi di dire che la lingua letteraria disdegna come troppo familiari e volgari. Così era anche per il latino classico (anche se possiamo più che altro supporlo per congettura, dato che ci sono pervenuti scarsissimi documenti della lingua parlata quotidianamente).

Evoluzione del sermo vulgaris

Durante i secoli dell’Impero questo latino parlato, o sermo vulgaris, si era ulteriormente differenziato in una miriade di varietà locali: il latino parlato da un contadino della Gallia era diverso da quello parlato da un contadino italico o della penisola iberica. Questo perché tali linguaggi subivano l’influenza delle parlate precedenti alla conquista romana, che avevano lasciato residui nella pronuncia, nella morfologia, nel vocabolario, nella sintassi (effetti delle lingue di sostrato); inoltre, come sempre avviene, ogni comunità o gruppo, grande o piccolo, tendeva ad apportare modificazioni, introdurre modi di dire che valevano solo in quel determinato ambito e lo differenziavano dagli altri. Comunque la fitta rete di scambi che avvenivano tra le varie regioni dell’Impero e la presenza capillare dell’amministrazione romana e di istituzioni come la scuola e l’esercito impedivano una totale separazione linguistica e consentivano la permanenza di una base comune di comprensione.

Domande da interrogazione

  1. Qual era la lingua della cultura romana nei primi secoli del Medio Evo?
  2. Nei primi secoli del Medio Evo, la lingua della cultura romana era esclusivamente il latino, utilizzato da una ristretta cerchia di intellettuali, mentre il resto della popolazione usava idiomi volgari per le necessità quotidiane.

  3. Qual è la differenza tra il latino letterario e il latino parlato?
  4. Il latino letterario era usato dai grandi scrittori nei documenti ufficiali ed era più formale e regolare, mentre il latino parlato era più libero, meno regolare e ricco di espressioni familiari e volgari.

  5. Come si è evoluto il sermo vulgaris durante l'Impero Romano?
  6. Il sermo vulgaris si è differenziato in molte varietà locali a causa delle influenze delle lingue preesistenti e delle modificazioni introdotte dalle comunità locali, ma la rete di scambi e l'amministrazione romana hanno mantenuto una base comune di comprensione.

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