Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • La teoria tripartita degli stili nel Medioevo deriva dall'antichità latina e si basa su materia, destinatari e finalità del discorso, con confusione tra le linee di pensiero.
  • La "rota Vergilii" di Servio e Donato associa tre stili alle opere di Virgilio: umile alle Bucoliche, mediocre alle Georgiche e grave all'Eneide, riflettendo i contesti narrativi.
  • Nel Medioevo, l'uso degli stili letterari è gerarchico e basato sul decoro, con scelte lessicali dettate dal valore degli argomenti trattati.
  • Dante usa i tre stili attraverso termini come "vecchio", "veglio" e "sene", evidenziando una progressione dal basso verso l'alto nei suoi personaggi.
  • Il "sermo humilis" rappresenta una scelta morale cristiana, mescolando stili per rendere accessibili i valori elevati a tutti, influenzando la letteratura medievale.

Indice

  1. Introduzione al tema
  2. La teoria dei tre stili
  3. I criteri su cui si basava la separazione degli stili
  4. Esempio: uso dei tre stili in Dante
  5. La mescolanza di stili e il concetto di “humilitas”
  6. Il “sermo humilis”

Introduzione al tema

Il Medioevo ereditò dall’antichità latina la dottrina degli stili e in particolare la teoria tripartita degli stili. I tre stili venivano identificati in relazione alla materia trattata, ai destinatari, alla finalità del discorso e spesse anche in rapporto a più fattori contemporaneamente.
Nell’insieme esisteva molta confusione.

La teoria dei tre stili

Alcuni commentatori dell’opera di Virgilio e in particolare Servio e Donato, vissuti nel IV secolo d.C., misero un po’ di ordine nella questione, definendo gli stili in funzione della materia trattata. Per fare questo, prendono come modello Virgilio e elaborano la “rota Vergilii”, nella quale i tre stili sono associati alle principali opere di Virgilio, dando così luogo all’individuazione di tre generi letterari.
Nello specifico abbiamo:
1) lo stile umile che i due commentatori associano alla Bucoliche 8= poesia pastorale). Vengono messe in scena vicende di pastori con animali e oggetti ad esso legati quali le pecore, il bastone, il faggio e il pascolo.
2) lo stile mediocre (nel senso che “sta a metà”) è associato alla Georgiche o poesia didascalica. L’argomento trattato è l’attività agricola in generale, cioè i personaggi sono dei contadini circondati dai buoi, ossia gli animali che li aiutano nel lavoro e i vari attrezzi come gli aratri. Lo sfondo è costituito da campi coltivati e da alberi da frutta
3) lo stile grave (o elevato) è associato all’Eneide (che corrisponde alla poesia epica). I personaggi hanno origine aristocratica o sono guerrieri. Gli oggetti presenti sono il cavallo, la spada, la città, l’accampamento militare e l’alloro, simbolo della fama poetica.
Il riferimento ai contenuti è diretto e a quelli di tipo retorico, riservati alla forma, non sono esplicitati. Nel Medioevo succedeva anche che nella trattatistica specifica le diverse linee di pensiero si confondessero un po’, variando anche la denominazione dei vari stili. Per esempio. Lo stile umile è chiamato anche basso o comico; lo stile mediocre, a volte, può essere definito temperato; quello grave, può essere indicato anche come alto, tragico, grande o sommo.

I criteri su cui si basava la separazione degli stili

Questa riflessione sugli stili non si è mai interrotta durante il Medioevo, anzi, tra il XII e il XIII secolo la produzione di tipo teorico diventa ancora più fitta. Per esempio nel Duecento due erano i testi scolastici maggiormente diffuse, prodotte entrambe da due docenti di origine inglese all’università di Bologna
• Giovanni di Garlandia, Poetria (o arte poetica)
• Goffredo di Vinsauf, Poetria nova
Da questa teorizzazione degli stili, peraltro non sempre chiara e lineare, emerge sempre l’esistenza di una gerarchia stabilita dalla materia trattata: il racconto delle vicende degli eroi richiede uno stile elevato mentre quello che riferisce le azioni degli uomini comuni richiede uno stile più basso o comico. Il criterio è quindi quello del decoro e della convenienza. Il procedimento è allora il seguente: prima viene espresso un giudizio di valore sugli argomenti da trattare, quindi l’autore procede alle opportune scelte lessicali e all’applicazione delle regole retoriche più convengono.

Esempio: uso dei tre stili in Dante

Esempio: per esempio, Dante adopera i tre termini “vecchio”, “veglio”, derivato dal francese “veux/vieil” e “sene”, dal latino “senex”. Caronte, nel III canto dell’Inferno, è definito “vecchio”; nel I canto del Purgatorio, Catone è un “veglio”, mentre arrivati al XXXI canto del Paradiso a san Bernardo è associato l’aggettivo “sene”. È innegabile che nel passaggio vecchio > veglio > sene esista una professione dal basso verso l’alto, poiché, se il primo fa parte del linguaggio comune, il secondo, essendo di origine francese, ha una risonanza più elegante e distinta, mentre il terzo è più solenne perché derivato dal latino. I tre termini evocano tre ambienti diversi e tre figure di levatura diversa, proprio come lo sono i tre stili a cui esse sono associate.
Occorre aggiungere che la scelta dello stile, in funzione dei criteri sopra indicati, non significava necessariamente che lo scrittore aderisse al mondo subalterno o più umile. Si trattava soltanto di una scelta di codice letterario e in tal senso ci è fornito un valido esempio da Cecco Angiolieri. D’altra parte, è frequente che nel Medioevo gli scrittori sperimentino ora uno stile ora l’altro come Dante, Rustico da Filippo o Cavalcanti

La mescolanza di stili e il concetto di “humilitas”

Tuttavia la rigida separazione degli stili, raccomandata dai teorici, a volte non veniva rispettata (cfr. Divina Commedia o Decameron). Un caso notevole di mescolanza di stili e di violazione del principio della convenienza e del decoro e quello degli scrittori cristiani nell’ alto Medioevo, soprattutto quando si trattava di produrre opere di tipo religioso. In questo caso, lo scrittore si trovava di fronte a due esigenze opposte:
1) Trattare un argomento elevato, per i valori trasmessi (l’incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù Cristo, Dio, la fede), esigeva uno stile alto
2) La necessità di rendere l’umiltà di alcuni dettagli delle Sacre Scritture (nascita in una stalla, crocifissione) e farsi comprendere da tutti, compreso il popolo illetterato, esigeva uno stile basso (o sermo humilis). Tuttavia, a ben guardare la Bibbia offriva un modello di scrittura e di stile assai semplice, molto lontano dalla retorica classica

Il “sermo humilis”

Per un cristiano il ricorso ad un “sermo humilis” aveva un significato morale per cui diventò corrente l’infrazione dei criteri stilistici in uso acquistò sempre più un significato rivoluzionario e polemico. Occorre osservare che l’aggettivo “humilis” era collegato al termine “humilitas” che non era soltanto un indice bassezza sociale, ma anche la virtù che doveva perseguire il vero cristiano. Ecco perché si può affermare che lo stile umile, ben aldilà delle scelte retoriche convenzionali, era una scelta piena di significato morale, da effettuare in modo deciso.
Nel corso del basso Medioevo, con il laicizzarsi della letteratura, riprende vigore lo stile elevato soprattutto con la poesia amorosa della lirica provenzale e stilnovistica, unitamente alla vecchia dottrina dei tre stili. Tuttavia, il “sermo humilis” è persistente, soprattutto nella poesia religiosa. Basti pensare al Cantico di Frate Sole di San Francesco e alla semplicità estrema dei componimenti poetici di Jacopone da Todi.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la teoria dei tre stili ereditata dal Medioevo?
  2. La teoria dei tre stili, ereditata dal Medioevo dall'antichità latina, classifica gli stili in base alla materia trattata, ai destinatari e alla finalità del discorso, con lo stile umile associato alla poesia pastorale, lo stile mediocre alla poesia didascalica e lo stile grave alla poesia epica.

  3. Come vengono associati i tre stili alle opere di Virgilio?
  4. I tre stili sono associati alle opere di Virgilio attraverso la "rota Vergilii": lo stile umile alle Bucoliche, lo stile mediocre alle Georgiche e lo stile grave all'Eneide, riflettendo la natura dei personaggi e degli oggetti presenti in ciascuna opera.

  5. In che modo Dante utilizza i tre stili nella sua opera?
  6. Dante utilizza i tre stili attraverso la scelta di termini come "vecchio", "veglio" e "sene", che evocano ambienti e figure di diversa levatura, dimostrando una progressione dal basso verso l'alto, in linea con i tre stili letterari.

  7. Qual è il significato del "sermo humilis" nel contesto cristiano?
  8. Nel contesto cristiano, il "sermo humilis" rappresenta una scelta morale e rivoluzionaria, poiché l'umiltà non è solo un indice di bassezza sociale, ma una virtù cristiana, rendendo lo stile umile una scelta significativa oltre le convenzioni retoriche.

  9. Come si manifesta la mescolanza di stili nella letteratura medievale?
  10. La mescolanza di stili nella letteratura medievale si manifesta quando gli scrittori cristiani combinano stili elevati e bassi per trattare argomenti religiosi, come nella Bibbia, che offre un modello di scrittura semplice, lontano dalla retorica classica, per rendere accessibili i valori elevati a tutti.

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