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L’origine della poesia lirica
Verso la metà dell’ XI secolo, in Provenza si sviluppa il primo esempio di poesia lirica in lingua volgare il cui argomento può essere amoroso o non. Si tratta di una poesia che costituisce un modello destinato ad avere una grande influenza su tutta la poesia lirica del tardo Medioevo, anche in Italia. Essa si sviluppa nell’ambiente delle corti feudali in cui i signore intendono confermare il loro prestigio gareggiando non più in guerra o nei duelli, ma facendo sfoggio del loro tenore di vita e dei loro rapporti interpersonali. Da questo deriva la raffinatezza del decoro dei castelli, il fasto dei tornei e la ricerca di un nuovo modo per svagarsi. Viene curato in modo particolare l’abbigliamento, il modo di vita è più raffinato e alla donna è riservato un ruolo sempre più prestigioso: basti pensare, a tal fine, alla figura di Eleonora d’Aquitania. La donna si distingue per la sua sensibilità culturale, per il suo comportamento vivace o per il suo mecenatismo. Da sottolineare che, di quell’epoca ci sono pervenute testimonianze di ben diciassette poetesse. Alcuni cronisti del tempo paragonano le donne ai serpenti per i lunghi strascichi che portano e scrivono che gli uomini portano i capelli lunghi come le donne avendo cura di pettinarli e di arricciarli.Elaborazione di un nuovo sistema di valori
Al di là del giudizio moralistico dei costumi espresso dagli uomini dell’epoca,, tra la fine dell’ XI secolo e l’inizio del XII, le corti elaborano anche un nuovo sistema di valori che non si ispira più soltanto alla guerra, ma alle nuove consuetudini e ai nuovi rapporti sociali. Il coraggio, il valore in battaglia, l’essere prodi costituiscono ancora un modello di riferimento, ma a queste virtù se ne aggiungono altre coma la liberalità, la raffinatezza dei costumi, la fedeltà amorosa, la magnanimità, la sensibilità e la delicatezza dei sentimenti. Se prima, le virtù guerresche esistevano in funzione religiosa (il cavaliere era il difensore della cristianità, come compare nella Chanson de Roland), ora il cavaliere non combatte più soltanto per la fede, ma anche per la donna amata, per cui l’obiettivo da religioso si trasforma in laico. Ora, il cavaliere può guadagnare prestigio per sé e agli occhi della donna non solo mostrandosi abile nell’uso delle armi, ma anche nell’uso raffinato delle virtù cortesi (o di corte). In ogni modo il tema maggiormente presente nella poesia lirica cortese è quello amoroso, un tema che, più tardi, si ritrova anche nella scuola sicilianaLa teorizzazione del codice dell’amor cortese
Il codice dell’amore cortese viene teorizzato nel trattato De Amore di Andrea Cappellano. I principi sono i seguenti:• l’amore non può risiede in un animo contaminato dall’avarizia e dalla maldicenza, due aspetti che si oppongono alla tipiche virtù cortesi.
• L’amante ha il dovere di nascondere il proprio amore, perché esso è vagheggiamento intimo e adorazione segreta
• L’amore è soltanto extra coniugale, perché il vincolo matrimoniale elimina la trepidazione e inibisce la libera scelta degli amanti. A questo proposito, bisogna ricordare che il matrimonio era un semplice contratto e, soprattutto in ambito aristocratico, era dettato da interessi politici ed economici, più che dal desiderio dell’uomo e della donna.
• L’amore è dedizione, servizio e contemplazione della donna amata, la cui superiorità si concretizza nella bellezza fisica (chioma bionda e viso luminoso)
• L’amore ha una componente sensuale e mira al possesso fisico della donna amata. Comunque anche se non corrisposto è comunque fonte di raffinamento interiore e spirituale.
Il contesto sociale e la situazione tipica descritta nella lirica
Al di là del codice amoroso, esiste anche un particolare contesto sociale e una situazione tipica in cui evolve il sentimento amoroso. Il poeta compone i suoi versi per la castellana che lo ospita o di cui è innamorato. Egli si rivolge a lei con il termine “mio signore” (al maschile e più tardi nella lirica italiana con l’appellativo ”madonna”, mostrandosi così subordinato al suo volere (derivazione dal latino meus dominus = mio signore), come subordinato era il vassallo nei confronti del suo signore. Ciò rispecchia una precisa gerarchia sociale (se il poeta non ha origini aristocratiche) o una metafora galante. Una delle situazioni più tipiche descritte nella lirica provenzale è il trovatore (nobile o non) che si innamora della moglie del signore feudale e a lei si rivolge con un nome fittizio o con una perifrasi (tecnica del senbal che si ricollega al concetto di “amore celato”). Soltanto in questo modo, il trovatore può esaltare la perfezione del suo amore (= la fin’ amor), dichiarare la propria fedeltà, la purezza dei propri sentimenti e celebrare la virtù e la bellezza della donna (= canto di lode). A volte, ricorda un incontro furtivo, un bacio o un amplesso, come segno di accondiscendenza della donna. Il poeta amante ha paura dei maldicenti (= lauzengiers, in provenzale), ossia dei cortigiani che possono gettare su di lui del discredito, facendo circolare false informazioni, come dicendo alla donna che il poeta l’ha tradita o svelando al marito i suoi sentimenti. Quest’ultimo è spesso descritto come un despota senza alcuna sensibilità che non merita affatto l’amore della moglie.A partire da questa situazione di base, si possono sviluppare delle circostanze particolari: descrizione dell’amante in pena, il lamento del poeta perché la donna ha cambiato atteggiamento, il ricordo di un amore ormai finito, l’amore per una donna che è lontana,, la descrizione di alcuni aspetti della natura che sono associati al sentimento amoroso o come termini di paragone per descrivere il fascino della donna
Nella lirica c’è anche spazio per l’erotismo, soprattutto quando la donna insediata è di un rango sociale inferiore (=la pastorella), per tematiche funebri (= il compianto per la morte della donna amata), per tematiche comiche e libertine. Anche se a volte compare il tema della crociata o della guerra in generale, l’amore rimane sempre il tema principale della lirica.
Lo stile della lirica cortese
La poesia cortese si articola in diverse forme, a seconda della tematica trattata: la lode, il compianto, il saluto d’amore, l’alba, la pastorella, ecc. A seconda della metrica, si ha la canzone, la ballata, il sirventese, la sestina ecc. Alcuni poeti prediligono il trobar claus, cioè una ricercatezza oscura che rende difficile la comprensione del testo, come si trattasse di una sorta di ermetismo. Altri, invece, preferiscono il trobar leu, cioè uno stile facilmente comprensibile, chiaro e scorrevole. Entrambi i modi di poetare avranno un’influenza sulla scuola siciliana, sulla poesia di Guittone d’Arezzo e sul dolce Stilnovo.I maggiori rappresentanti
La lirica cortese si sviluppò dalla fine dell’XI secolo a tutto il XII ed è scritta in lingua d’oc, la lingua propria della Francia meridionale. Tra i lirici più conosciuto abbiamo Guglielmo d’Aquitania, che alcuni critici considerano l’iniziatore del nuovo modo di fare poesia, Bernart di Ventadorn, poeta per eccellenza del sentimento amoroso, Arnaut Daniel, rappresentante del trobar claus e inventore della sestina, caratteruizzata da raffinate e complicate simmetrie stilistiche, Bertran de Born che, utilizzando il sirventese, canta le armi e le virtù guerresche. Il sirventese, di solito, tratta argomenti satirici, morali, politici o letterari.La poesia trobadorica si diffuse anche in Spagna e in Italia; da notare il caso di Guglielmo Figuera che arriva alla corte di Federico II e con lui le modalità della lirica cortese daranno origine alla poetica della scuola siciliana
L’influenza dei trovatori si ebbe anche in Germania con il movimento poetico del Minnesag, in cui Minne = devozione amorosa e Sang = canto.