Concetti Chiave
- Durante l'Umanesimo, le arti meccaniche guadagnano prestigio, superando i pregiudizi medievali grazie all'associazione con i trattati classici.
- L'intellettuale umanista si evolve con le istituzioni; nei luoghi repubblicani emerge come legista, mentre a corte prevale il cortigiano.
- Il Quattrocento vede lo sviluppo del mecenatismo e la nascita dei cenacoli, favorendo un nuovo metodo di apprendimento basato sul dialogo.
- Dal 1494 al 1527, intellettuali come Pietro Aretino sfruttano la stampa, mentre figure come Machiavelli e Castiglione ridefiniscono i ruoli del principe e del cortigiano.
- Nel Rinascimento, l'artista diventa un modello da seguire; Roma raggiunge il massimo splendore artistico sotto papa Giulio II, con artisti come Bramante, Michelangelo e Raffaello.
Indice
L'evoluzione dell'artigiano umanista
Lo studio delle arti era solitamente associato allo studio dei trattati classici , da qui si ha il passaggio da semplice artigiano ad artigiano umanista . si ha un superamento dei pregiudizi medievali verso le arti meccaniche , in quanto caratterizzate dall’utilizzo elle mani. Durante l’umanesimo proprio le mani caratterizzano l’uomo, definendolo capace di riprodurre l’armonia del corpo umano.
Il ruolo dell'intellettuale nel Quattrocento
L’intellettuale proprio di questo periodo varia a seconda dei luoghi presi in esame: dove vi sono istituzioni repubblicane, principalmente Venezia e Firenze prevale l’intellettuale legista, notaio e politico, spesso appartenente alla borghesia cittadina, nelle corti vi è l’intellettuale cortigiano, mentre in ambito religioso sopravvive la figura del chierico. Nel quattrocento si sviluppa soprattutto il mecenatismo ed oltre a questo fenomeno gli stessi umanisti si riunivano in accademie o cenacoli. I cenacoli erano aggregazioni spontanee di intellettuali nei quali gli umanisti si riunivano per discutere sia dei propri studi che di problemi comuni, attraverso il cenacolo si sviluppa un nuovo metodo di apprendimento: il confronto tra pensieri differenti ma anche dialoghi e scambi di esperienze dirette.
Opportunità e sfide per gli intellettuali
Durante il Quattrocento agli intellettuali erano state date varie opportunità di esercitare il proprio mestiere , come precettori scrittori o funzionari,. Oltre a questo l’intellettuale aveva la possibilità di scegliere fra la corte o la curia . nel 1494 con la discesa in Italia di Carlo 8° si inizia a manifestare la precarietà del potere signorile; nonostante ciò le corti sopravvivono fino al 1527 , data del Sacco di Roma, a questo punto l’intellettuale deve scegliere tra la carriera universitaria o quella editoriale. In questo clima Pietro Aretino porta la stampa a suo vantaggio, aprendo a Venezia circa 200 stamperie.
Il letterato umanista e le sue attività
Il periodo che va dal 1494, discesa di Carlo 8° al 1527. Sacco di Roma , è caratterizzato dalla presenza del letterato umanista che si dedica a svolgere attività concrete, proponendo modelli di comportamento. Mentre Machiavelli descrive in maniera reale il principe indicandolo come una persona immorale per il bene dello stato, e mostrandone anche la natura bestiale dell’uomo , per Castiglione invece il cortigiano è caratterizzato dalla “grazia” che deve essere la qualità principale per poter servire il proprio signore. La figura delineata da Castiglione entra i crisi dopo il sacco di Roma. Il letterato diventa un ministro che risponde non più ad un signore, , ma a casta burocratiche e di conseguenza perde la propria libertà personale diventando subordinato all’ordine di riferimento.
Figure letterarie del Cinquecento
Oltre al principe e al cortigiano , nella letteratura del Cinquecento compaiono altre due figure : il cavaliere e l’indigeno del Nuovo Mondo. La figura del cavaliere , caratteristica dell’età medievale , nonostante perda la sua importanza in battaglia, a causa delle armi da fuoco, rimane ancora la figura ideale . viene introdotta anche la figura de selvaggio del Nuovo mondo. Le tribù indigene sono quindi considerate incivili e paragonabili agli animali; perciò i conquistadores sono visti come portatori di civiltà e di fede. Ovviamente questa visione è preposta a rendere legittime le grandi colonizzazioni.
L'artista nel Rinascimento e il classicismo romano
Nella civiltà rinascimentale l’artista occupa un posto di rilievo, infatti è spesso considerato come modello da seguire e imitare in quanto artefice del proprio destino. In questo periodo Roma , su commissione del Vaticano, le arti figurative e architettoniche raggiungono il massimo splendore. Nel 1503 diventa papa Giulio II , il quale intende riportare la città in vita agli antichi splendori. Costituisce la “scuola romana” di cui fanno parte anche Bramante , Michelangelo e Raffaello. Il classicismo romano è infatti caratterizzato da una “maniera grande” che impone potenza e solennità, inoltre vi è un distacco dalla realtà quotidiana.
Domande da interrogazione
- Qual è stata l'evoluzione dell'artigiano durante l'Umanesimo?
- Quali erano i ruoli principali degli intellettuali nel Quattrocento?
- Quali sfide affrontavano gli intellettuali dopo il Sacco di Roma del 1527?
- Come viene rappresentato il cortigiano da Castiglione?
- Qual è il ruolo dell'artista nel Rinascimento e il suo legame con il classicismo romano?
Durante l'Umanesimo, l'artigiano si è evoluto in artigiano umanista, superando i pregiudizi medievali verso le arti meccaniche e valorizzando l'uso delle mani per riprodurre l'armonia del corpo umano.
Nel Quattrocento, gli intellettuali assumevano ruoli diversi a seconda del contesto: legisti, notai e politici nelle repubbliche, cortigiani nelle corti e chierici in ambito religioso, con un forte sviluppo del mecenatismo e delle accademie.
Dopo il Sacco di Roma del 1527, gli intellettuali dovevano scegliere tra una carriera universitaria o editoriale, perdendo la libertà personale e diventando subordinati a caste burocratiche.
Castiglione rappresenta il cortigiano come una figura caratterizzata dalla "grazia", qualità principale per servire il proprio signore, ma questa figura entra in crisi dopo il Sacco di Roma.
Nel Rinascimento, l'artista è visto come un modello da seguire, artefice del proprio destino, con le arti figurative e architettoniche che raggiungono il massimo splendore a Roma sotto il classicismo romano, caratterizzato da potenza e solennità.