Concetti Chiave
- Il sonetto è un omaggio a Lucrezia Borgia, moglie di Alfonso I d'Este, scritto durante il soggiorno dell'autore a Ferrara.
- La struttura del sonetto segue lo schema metrico ABBA, ABBA, CDE, DEC, tipica della tradizione poetica petrarchesca.
- L'autore enumera le qualità fisiche e morali della donna amata, ispirandosi al sonetto di Petrarca "Erano i capei d’oro a l’aura sparsi".
- Il testo è un esempio di imitazione dello stile di Petrarca, che viene apprezzato per la celebrazione della bellezza femminile nella poesia.
- Le "Rime" di Bembo, pubblicate nel 1530, seguono i principi del Canzoniere di Petrarca, avviando il fenomeno del petrarchismo cinquecentesco.
Introduzione
Il sonetto, composto all’inizio del Cinquecento, è probabilmente rivolto a Lucrezia Borgia, la giovane moglie di Alfonso I d’Este che l’autore conosce durante il suo soggiorno a Ferrara.
Testo e parafrasi
Crin d'oro crespo e d'ambra tersa e pura,
ch'a l'aura su la neve ondeggi e vole,
occhi soavi e più chiari che 'l sole,
da far giorno seren la notte oscura,
riso, ch'acqueta ogni aspra pena e dura,
rubini e perle, ond'escono parole
sì dolci, ch'altro ben l'alma non vòle,
man d'avorio, che i cor distringe e fura,
cantar, che sembra d'armonia divina,
senno maturo a la più verde etade,
leggiadria non veduta unqua fra noi,
giunta a somma beltà somma onestade,
fur l'esca del mio foco, e sono in voi
grazie, ch'a poche il ciel largo destina.
vv.
1-4 Capelli ricci (Crin … crespo) d’oro e d’ambra lucente (tersa) e pura, che al vento (a l’aura) ondeggiate e svolazzate (vole) sulla neve, occhi dolci (soavi) e più chiari del sole, [tanto] da trasformare (far) la notte scura in un giorno sereno,vv. 5-8 sorriso, che placa (acqueta) ogni sofferenza (pena) crudele (aspra) e dura, [come] rubini e perle da cui escono parole così dolci che l’anima non vuole (vòle) nessun’altra gioia (altro ben), mano bianca come l’avorio, che tiene avvinti (distringe) e ruba ( fura) i cuori,
vv. 9-11 voce melodiosa (cantar), che sembra [il suono] dell’armonia divina, saggezza (senno) matura [già] nella più giovane età (verde etade), grazia (leggiadria) mai (unqua) vista tra noi [esseri umani],
vv. 12-14 una massima integrità morale (somma onestade) congiunta (giunta) a una massima bellezza (beltà), furono ( fur) l’esca [da cui divampò] il mio fuoco [amoroso], e sono in voi qualità (grazie) che il cielo dona (destina) in modo così generoso (largo) a poche [donne].
Metrica
Sonetto (schema delle rime: ABBA, ABBA, CDE, DEC).
L’omaggio alla donna amata
L’intenzione che anima il poeta in questo componimento è quella di omaggiare la donna amata, enumerandone le doti fisiche e morali in un unico enunciato che si snoda per ben dodici versi. Con un evidente richiamo al contenuto e allo stile metaforico del sonetto di PetrarcaErano i capei d’oro a l’aura sparsi , egli ricorda che in passato sono state tali doti a causare il suo innamoramento per l’ispiratrice del sonetto: i capelli biondi e mossi, gli occhi chiari e luminosi, il sorriso, la mano bianca come l’avorio, il suono dolce e armonioso della voce, la saggezza («senno maturo», v. 10) e l’aspetto piacevole («leggiadria», v. 11). In altre parole, la straordinaria bellezza della donna unita alla sua grande dignità morale («giunta a somma beltà somma onestade», v. 12) hanno acceso in lui il fuoco della passione. Nei due ultimi versi il poeta aggiunge che a poche altre donne il cielo ha concesso virtù così elevate in misura tanto abbondante. Anche in questo caso egli prende a prestito un’espressione del Canzoniere petrarchesco, in particolare il verso iniziale del sonetto CCXIII, «Grazie ch’a pochi il ciel largo destina», da lui citato quasi alla lettera con le parole «grazie, ch’a poche il ciel largo destina» (v. 14).
Un sonetto esemplare
Come si può notare dalla breve analisi fin qui condotta, siamo di fronte a un testo nel quale l’autore si rifà allo stile di Petrarca senza preoccuparsi di rielaborarlo e adattarlo a un modo di esprimersi personale. Tuttavia è proprio questo tipo per così dire “meccanico” di imitazione che determina il successo del sonetto presso i contemporanei: prova ne è che molti di loro lo considerano un riferimento esemplare del modo in cui si celebra in poesia la bellezza femminile.
Rime
Nelle Rime, pubblicate nel 1530, Bembo traduce in poesia i princìpi teorici formulati cinque anni prima nelle Prose della volgar lingua. A cominciare dalla struttura unitaria improntata a delineare un percorso autobiografico, esse infatti imitano fedelmente il Canzoniere di Petrarca riprendendone lo stile, la metrica, il tema amoroso, le immagini e gli stati d’animo. Il successo di questa raccolta, ristampata in due edizioni ampliate nel 1535 e nel 1548, è tale da dare l’avvio al fenomeno del petrarchismo cinquecentesco (che per tale ragione viene anche definito “bembismo”).Domande da interrogazione
- Qual è l'intenzione principale del poeta nel sonetto?
- A chi è probabilmente rivolto il sonetto?
- Quali elementi del sonetto richiamano lo stile di Petrarca?
- Qual è lo schema metrico del sonetto?
- Qual è l'importanza delle "Rime" di Bembo nel contesto del petrarchismo cinquecentesco?
L'intenzione del poeta è omaggiare la donna amata, enumerando le sue doti fisiche e morali in un unico enunciato che si snoda per dodici versi.
Il sonetto è probabilmente rivolto a Lucrezia Borgia, la giovane moglie di Alfonso I d’Este.
Il sonetto richiama lo stile di Petrarca attraverso l'uso di metafore e l'enumerazione delle qualità della donna amata, simile al sonetto "Erano i capei d’oro a l’aura sparsi" di Petrarca.
Lo schema metrico del sonetto è ABBA, ABBA, CDE, DEC.
Le "Rime" di Bembo, pubblicate nel 1530, imitano fedelmente il Canzoniere di Petrarca e hanno avuto un tale successo da avviare il fenomeno del petrarchismo cinquecentesco, noto anche come "bembismo".