Concetti Chiave
- Agli inizi del Cinquecento, emerge la necessità di una lingua volgare stabile per la letteratura, superando le diversità geografiche e linguistiche.
- Pietro Bembo, umanista veneziano, propone una lingua unitaria modellata sui testi trecenteschi, pubblicando opere fondamentali come "Gli Asolani" e "Prose della volgar lingua".
- Le "Prose della volgar lingua" del 1525 segnano la nascita dell'italiano letterario come lingua unitaria, con forte continuità tra antico e moderno.
- Bembo diventa cardinale nel 1539, e la sua influenza si estende a Roma fino alla sua morte nel 1547, consolidando il petrarchismo lirico cinquecentesco.
- L'italiano scritto mantiene una stabilità fino al Novecento, distinguendosi dalla lingua parlata, con cambiamenti minimi nel tempo.
Indice
L'urgenza di una lingua comune
Agli inizi del Cinquecento si ripropone l’urgenza di una riflessione linguistica centrata non tanto sulla lingua parlata, quanto sulla necessità di trovare una lingua volgare stabile e comune per i prodotti letterari. L’urgenza era giustificata dall’esistenza di gruppi di intellettuali che, pur riconoscendosi in un’identità culturale comune, provenivano da realtà geografiche e linguistiche diverse e che, per effetto del sistema signorile, erano in continuo spostamento di corte in corte. Come trovare una lingua scritta che potesse garantire la circolazione delle opere oltre i confini ristretti dell’area geografica in cui si operava? Inizia così a prendere forza la proposta di una lingua unitaria modellata sui testi letterari: i primi grammatici italiani ricavano dunque le regole grammaticali dalle opere degli scrittori trecenteschi.
Pietro Bembo e la lingua volgare
Su questa linea si colloca la riflessione linguistica dell’umanista veneziano Pietro Bembo. Nato a Venezia nel 1470, Bembo è attivo in diverse corti italiane come Ferrara, Urbino e Roma, ma resta in qualche modo sempre legato alla città natale, dove dà alle stampe tutte le sue opere maggiori. Nel 1505 esce a Venezia la sua opera di esordio nella letteratura volgare: Gli Asolani, un dialogo in tre libri, in cui si prospetta una concezione dell’amore come tensione al bene, al bello e al vero, di stampo neoplatonico. Sempre a Venezia Bembo pubblica, nel 1525, il fondamentale dialogo sulla lingua, le Prose della volgar lingua. Intanto, nel 1522 prende gli ordini religiosi, incarnando lo stato, tipicamente umanistico, del “chierico” intellettuale. Nel 1539, divenuto cardinale, si trasferisce a Roma, dove resta fino alla morte, avvenuta nel 1547. Cinque anni dopo l’uscita delle Prose lo stesso Bembo pubblica le Rime che diventano opera di riferimento per la fondazione del petrarchismo lirico cinquecentesco.
La nascita dell'italiano letterario
L’anno di edizione delle Prose della volgar lingua, il 1525, può essere considerato la data di “nascita” dell’italiano letterario come lingua unitaria. Da questo momento l’italiano scritto e letterario sarà caratterizzato, rispetto alle altre lingue europee, da una forte continuità tra antico e moderno, dovuta alla maggiore stabilità della lingua scritta rispetto a quella parlata. Fino al Novecento questa lingua scritta, controllata e stabile, subirà cambiamenti minimi e risulterà ben distinta da quella dell’uso colloquiale.
Domande da interrogazione
- Qual era l'urgenza linguistica agli inizi del Cinquecento?
- Qual è stato il contributo di Pietro Bembo alla lingua volgare?
- Quando si può considerare nata la lingua italiana letteraria unitaria?
L'urgenza era trovare una lingua volgare stabile e comune per i prodotti letterari, necessaria per garantire la circolazione delle opere oltre i confini geografici ristretti.
Pietro Bembo ha contribuito con la sua riflessione linguistica, pubblicando opere come "Gli Asolani" e "Prose della volgar lingua", che hanno influenzato la standardizzazione della lingua volgare.
La lingua italiana letteraria unitaria può essere considerata nata nel 1525, con l'edizione delle "Prose della volgar lingua" di Pietro Bembo.