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Erectus
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Concetti Chiave

  • Ungaretti analizza l'uso del passato remoto "mi fu" nell'idillio dell'Infinito di Leopardi, legandolo al sogno e alla memoria che risvegliano sentimenti profondi.
  • L'espressione "il guardo esclude" e il verbo "escludere" sono interpretati come una violenta esclusione della vista, generando solitudine e illusione.
  • Il contrasto tra le parole "ermo" e "siepe" dimostra l'eleganza di Leopardi, unendo termini di diverso tono per creare semplicità poetica.
  • Il poeta usa l'immaginazione e l'inganno per sopravvivere, fingendo un senso di infinito che Ungaretti vede come una menzogna.
  • Ungaretti intravede nell'idillio un senso di morte e oscurità, collegando l'eterno leopardiano alla consapevolezza del nulla e del finito.

Indice

  1. L'Infinito e il Tempo
  2. La Siepe e l'Illusione
  3. L'Orizzonte e la Memoria
  4. L'Inganno del Sogno
  5. Il Vento e l'Eterno
  6. L'Eterno e il Nulla

L'Infinito e il Tempo

Analizzando l’idillio dell’Infinito leopardiano, secondo il porta G. Ungaretti, tutto è in relazione alla durata temporale della vita terrena di un uomo, breve o lunga che sia. Ed ecco, sostiene Ungaretti, che compare il “mi fu” il verbo, l'unico di tutto l’ idillio riferito a un tempo passato. L'uso del passato remoto indica “lo stato di sogno”, dichiara che è il sogno, la reminiscenza, a risvegliare il sentimento, quegli affetti da tempo radicati nell’animo del poeta; altrimenti Leopardi, commenta Ungaretti, avrebbe usato il presente: a me quest’ermo colle è sempre caro, la memoria, il ricordo si fa sogno e il sogno muove quegli affetti, richiama quelle immagini “per assuefazione rese famigliari”

La Siepe e l'Illusione

Tralasciando i successivi vocaboli, Ungaretti passa a considerare la parte finale del terzo verso: "il guardo esclude”. La caratterizzazione principale di questa espressione e, in particolare del verbo escludere, è la violenza con cui lo sguardo è come tenuto fuori dalla vista al di là della siepe. Il “sapere” spiega Ungaretti “fa resistenza” alla siepe “cede” è da qui che scaturisce quella “solitudine e la vaghezza e l’assolutezza dell’ermo colle che produce in seguito l’illusione.

È questa la genesi del processo immaginativo che porta appunto all’illusione del poeta-spettatore.

La parola “ermo” è definita “pellegrina”, cioè solitamente non usata, se non in ambito strettamente letterario. Ha una valenza, quindi, aulica e nel contempo è caratterizzata da un suono particolare, sordo e interiore. Essa viene affiancata a “siepe”, scelta definitivamente dal Leopardi dopo aver scartato le varianti tra “roveto” e poi “ verde lauro”.Un processo opposto di ricercatezza stilistica messo in atto, per “siepe” termine caratterizzato da un tono molto più dimesso rispetto, appunto, all’aggettivo “ermo” . Leopardi allora, dice Ungaretti, usa questo tipo di eleganza, l’accostamento cioè di una parola dimessa con una preziosa facendole diventare tutti e due semplici, poetiche e umane.

L'Orizzonte e la Memoria

Proseguendo con l’analisi del verso “dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”, l’ultimo orizzonte è per Ungaretti la linea ultima dell'orizzonte che il poeta cerca di abbracciare con lo sguardo venendone impedito dalla siepe, qualcosa di familiarmente consueto cui lo sguardo si rivolge distrattamente senza un'intenzione ben precisa. Qualcosa che il poeta si aspettava di ritrovare lì come sempre per assuefazione; sembrano due parole quasi gettate là inavvertitamente come se fossero nulla, in realtà il significato di queste due semplici parole è fondamentale e imprescindibile per penetrare il senso della parte seguente dell'idillio e il suo messaggio ultimo. Infatti, il poeta continua “sedendo e mirando” e il critico ribatte: ma il poeta non poteva ammirare, la sua vista era impedita dalla siepe, lo sguardo era escluso di conseguenza con mirando il Leopardi vuole intendere che guardava già con lo sguardo che gli si andava interiorizzando, uno sguardo cioè che tornava a farsi memoria a partire dal sogno.

L'Inganno del Sogno

Lo sguardo che si interiorizza e lo sguardo che si eclissa, che si abbassa dinanzi alla realtà e inizia a vagare nell'interiorità fatta di sola memoria. Il poeta, cioè, continua il critico Ungaretti, ricordandoci il tono di rimembranza di quel “fu”iniziale era già sul punto di lasciarsi andare, di abbandonarsi a quel sogno derivato dalla memoria, dei ricordi. Già stava addentrandosi nella dimensione onirica e già provava a “fingersi nel pensier” a rappresentarsi quel senso del vago e dell'indefinito, operazione questa delineata debitamente dall'espressione “mi fingo”. È un inganno quindi questo espediente, se così lo possiamo definire per la sopravvivenza. Espediente che è tentato nell'idillio dell’Infinito. Esso si rivela una menzogna, è il poeta che prende in giro che mente a se stesso è il poeta che si prende in giro. Infatti egli in seguito rinnegherà questo espediente, con un processo di allontanamento dalla dimensione atemporale e a spaziale dell'infinito e dalla memoria di alla luna. Un processo di allontanamento che implicherà a sua volta un avvicinamento alla materialità, alla corporeità dell'esistenza reale, come sarà soprattutto evidente in “Alla sua donna

Il Vento e l'Eterno

Tornando alle parole di Ungaretti stava già per avvenire l'inganno quando improvvisamente quasi un nuovo elemento inaspettato e che non è parte integrante dell'operazione per il “fingersi” della facoltà immaginativa e cioè” il vento che si ode e stormire ” Interviene potremmo dire dall'esterno, abbiamo in definitiva che la sensazione uditiva ha portato alla reminiscenza, al ricordo, esattamente come all'inizio dell'idillio il ricordo, la memoria aveva suscitato la sensazione visiva sorretta poi dal “fingersi” dell'immaginazione

L'Eterno e il Nulla

Chiariamo questo passaggio: il poeta utilizza il verbo “sovvenire” che dà l'idea di qualcosa che è già passato, probabilmente concluso e che ora ritorna punto e tale espressione verbale si riferisce all’ “eterno” come alle “morte stagioni” e addirittura alla “presente e viva”.

È possibile scorgere, secondo me, tra le parole di Ungaretti un senso di morte e di oscurità per l'idillio dell'infinito. Il critico parla di una stagione presente che è già morta, di un futuro che non si può aspettare poiché è pieno di orrore e di un passato altrettanto perduto, ormai è andato definitivamente via.

L'eterno di cui Leopardi parla nel l'idillio, allora, non ha a che fare né con il passato né con il futuro e neppure con il presente; è un eterno che non ha a che fare con il tempo, mentre scaturisce dalla finzione tra virgolette io nel pensier mi fingo e la finzione avviene tramite l'immaginazione, l'illusione. Una sensazione uditiva cioè il vento che stordisce, causa il comparare è causa il sovvenire dell'eterno. Il “sovvenire” è espressione propria di qualcosa che lentamente si riaffaccia alla coscienza, di un ricordo latente che silenziosamente riemerge. Così è l'eterno e così sono “le morti stagioni e la presente e viva e il suon di lei” ; sono già un ricordo, già qualcosa di passato, dice Ungaretti, di estinto. Anche il critico parla di una dimensione nell'infinito che coincide con uno stato di sogno, di immaginazione, di figurazione da parte del pensiero. Il poeta chiude gli occhi dinanzi alla realtà e crea l'unico mondo in cui la sua ispirazione poetica può sopravvivere: un mondo fatto di astratta immaginazione e privo di materialità.

Anche il tempo nostro è già finito, concluso, passato e ciò che sovviene da lontano alla mente dell'uomo è sempre più la consapevolezza del nulla, del finito. Ecco l'ironia nell'esilio intitolato l'infinito. E infatti tutto si conclude con una parola che richiama e sottolinea il senso del disastro: “naufragar”.

Domande da interrogazione

  1. Secondo G. Ungaretti, a cosa è legato l'idillio dell'Infinito leopardiano?
  2. L'idillio dell'Infinito leopardiano è legato alla durata temporale della vita terrena di un uomo.

  3. Come viene descritta la sensazione dello sguardo escluso nel testo?
  4. La sensazione dello sguardo escluso viene descritta come violenta, tenuta fuori dalla vista al di là della siepe.

  5. Qual è il significato delle parole "ermo" e "siepe" nel testo?
  6. "Ermo" è un termine solitamente non usato, con un suono particolare, sordo e interiore. "Siepe" è un termine più dimesso rispetto a "ermo", ma entrambi vengono accostati per creare un effetto poetico.

  7. Cosa indica il verbo "sovvenire" nel testo?
  8. Il verbo "sovvenire" indica qualcosa che lentamente riemerge alla coscienza, un ricordo latente che ritorna.

  9. Qual è il messaggio finale dell'idillio dell'Infinito secondo il critico Ungaretti?
  10. Il messaggio finale dell'idillio dell'Infinito è l'ironia dell'esilio e la consapevolezza del nulla e del finito.

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