Concetti Chiave
- Giacomo Leopardi, nato a Recanati nel 1798, era un bambino prodigio nello studio, conoscendo sei lingue già in tenera età, ma la sua salute fragile lo afflisse per tutta la vita.
- Leopardi sviluppò una visione del mondo sempre più pessimistica, influenzata dal passaggio tra Classicismo e Romanticismo, focalizzandosi sul contrasto tra finito e infinito.
- Il suo pensiero attraversa tre fasi di pessimismo: individuale, storico e cosmico, ciascuna con una diversa interpretazione dell'infelicità umana e della natura.
- Si avvicina al materialismo settecentesco, vedendo la natura come materia che opera secondo leggi immutabili, e sviluppa la "teoria del piacere" che evidenzia un desiderio umano insoddisfatto.
- Le opere di Leopardi affrontano temi come l'infelicità, la noia, la natura, la critica ai miti tradizionali e moderni, e la consapevolezza della morte.
Indice
Vita di Giacomo Leopardi
Nasce a Recanati nel 1798, primogenito di una famiglia aristocratica. Il padre Monaldo investe gran parte del suo patrimonio per lo studio dei suoi figli, elevati da dei precettori nella biblioteca della casa, fornitissima. Il padre era un uomo molto rigido, voleva addirittura che il figlio diventasse monaco. Bensì sin da bambino Leopardi era predisposto allo studio tanto che all’età conosceva ben 6 lingue (riuscendo a traslitterare e tradurre i testi da una lingua all’altra). Aveva dunque un livello intellettivo molto elevato.E’ durante l’adolescenza che comincia lo “studio matto e disperatissimo” che ha debilitato il fisico del giovane causandogli gravi problemi di salute, portandolo a una morte prematura. Aveva problemi di vista ed era molto debole fisicamente, con una scoliosi.
Viaggia molto, tentando anche una fuga dal suo paese (che però non va a buon fine) perché soffre per la limitatezza culturale dell’ambiente recanatese.
Nel 1817 inizia la sua corrispondenza con il letterato Pietro Giordani. Negli stessi anni inizia a scrivere lo “Zibaldone” e le “canzoni civili”. Nel 1819 le sue condizioni di salute si aggravano e da questo consegue una lunga riflessione filosofica in cui si allontana della religione e inizia ad avvicinarsi alle tesi del meccanicismo materialistico.
Nel 1822 si reca a Roma ma torna due anni più tardi a causa dei suoi problemi di salute. Nel 1827 si trasferisce a Pisa, poi a Firenze dal 28 al 30 dove compone i canti pisano-recanatesi.
Nel 1831 conosce Antonio Ranieri, scrittore napoletano di idee liberali, con cui Leopardi si trasferisce a Torre del Greco nel ‘35. Morirà poi a Napoli nel 1837 all’età di 39 anni.
Opere di Giacomo Leopardi
1817-32 - Zibaldone1819-21 - Idilli
1824-7 - Operette morali (seconda edizione nel ‘34)
1831 - Canti (nuova edizione nel ‘35)
Visione del mondo
Il suo pensiero si evolve in continuazione arrivando ad una visione del mondo sempre più pessimistica. Viene molto influenzato anche dal periodo storico, vivendo a cavallo tra Classicismo e Romanticismo. Guarda la vita da uno sconsolato disincanto, il quale lo rende un poeta molto attuale. Fulcro del suo pensiero è però la questione del finitoe dell’infinito.
Finito e infinito
La riflessione di Leopardi parte dall’analisi critica di alcuni aspetti della cultura illuministica. A cominciare dalla presunta superiorità della scienza come strumento della conoscenza umana. Leopardi dunque da un lato valorizza la funzione critica attribuita dall’Illuminismo alla ragione, che consente all’uomo di mettere a nudo verità fittizie, ma dall’altro sottolinea come l’avanzamento delle conoscenze del mondo naturale non vada di pari passo con un proporzionale perfezionamento morale e civile dell’uomo. Punto di contatto forte tra il poetae la cultura romantica è la centralità di un io lirico che si interroga sul senso dell’esistenza, trasformando la poesia in un’esperienza soggettiva e universale.
Leopardi si contraddistingue dall’Illuminismo e dal romanticismo per la creazione di un modello di pensiero che mette insieme ragione e immaginazione. Il risultato è una poesia sentimentale filosofica che tratta i sentimenti ma anche la riflessione sull’io e sul genere umano. Leopardi la descrive come una ultrafilosofia.
Al centro dell’interrogazione leopardiana sulla vita si pone la riflessione sul desiderio di felicità dell’uomo e sulle ragioni della sua infelicità. L’uomo allude a un piacere duraturo ma è impossibile.L’uomo è finito e non può raggiungere qualcosa di infinito. Per questo motivo l’uomo non è felice e vive nella tristezza e nulla è certo tranne la consapevolezza della morte.
L’amore è la più grande delle illusioni: consolatoria da una parte perché l’individuo coltiva una speranza di piacere fino alla fine, dall’altra funesta perché è la più difficile da dominare.
La suddivisione del pensiero leopardiano
È possibile suddividere il pensiero leopardiano in tre fasi:- pessimismo individuale: l’uomo si auto induce all’infelicità. Gli antichi, essendo che non pensavano al progresso (essendo che l’uomo si è allontanato dalle leggi della natura) vivevano meglio. Questo perché la natura donò benignamente ai primi uomini le illusioni per alleviare le loro pene. Le illusioni nascondevano infatti la sofferenza degli uomini. Questi vivevano a contatto con la natura e illusi dalla gloria, dall’amore e dall’amicizia.Così come Rousseau, anche Leopardi crede che la ragione privi l’uomo della capacità di sentire.
- pessimismo storico (dal 1819): non è il singolo a essere infelice ma è il contesto storico che rende la gente infelice dunque tutta la generazione è infelice. Questo è causato anche dal distacco dell’uomo dalla natura a causa del progresso scientifico, il quale ha distrutto le illusioni: esso ha aperto gli occhi all’uomo e la sua conoscenza razionale gli rivela l’infelicità. La natura altera e deforma i desideri dell’uomo. Questa forma di disagio porta l’uomo ad accusare la natura di essere imperfetta.
- pessimismo cosmico (dal 24): la natura in quanto ella è indifferente e maligna dunque l’uomo si sente insignificante. L’infelicità non era dunque la conseguenza di un distacco dalla natura ma era insita nella natura stessa. La ragione riacquisisce dunque un valore positivo perché ci ha aiutato a capire che la natura è in realtà maligna. Non è la natura ad essere imperfetta bensì l’uomo ad essere troppo sviluppato. Ella è indifferente.
Materialismo, teoria del piacere e natura maligna
Leopardi si va accostando al materialismo. Secondo questa corrente filosofica settecentesca tutto ciò che esiste in natura è materia e la materia si aggrega e interagisce secondo leggi immutabili come in un grande meccanismo.La conoscenza procede a partire dai dati raccolti dai sensi. Si lega a queste riflessioni la cosiddetta “teoria del piacere” che compare nello zibaldone: l’uomo desidera la felicità e
identifica quest’ultima con un piacere infinito. La natura però ha dotato l’essere umano di sensi limitati che non gli consentono di soddisfare il suo desiderio illimitato, l’uomo è costretto a morire.
L’immagine di una natura benigna comincia dunque a incrinarsi in quanto essa si mostra come un’entità maligna. Da questo confluisce la nascita di una “filosofia dolorosa ma vera”, in quanto l’uomo appare a Leopardi come una nullità di fronte all’immensità dell’universo, la natura è completamente indifferente all’uomo.
Ciò che rende però la vita degna di essere vissuta è la SOCIAL CATENA ovvero si salvano i rapporti umani. Quindi se qualcuno si uccide, fa mancare la presenza in un altro essere umano e lo farebbe soffrire. Fa l’esempio della ginestra (un fiore che si trova sulle pendici del Vesuvio che seppure bruciata dalla lava ricresce sempre). La ginestra sta dunque a rappresentare la fatica dell’uomo nel superare la sofferenza.
Quindi essendo che l’uomo è destinato a morire le illusioni gli permettono di alleggerire questa dura vita per renderla degna di essere vissuta.
Temi trattati
Ecco i temi trattati:- meditazione sull’infelicità: la felicità non è conseguibile perciò bisogna privarsi dell’infelicità anche se ciò comporta inevitabilmente la rinuncia alla vita;
- il piacere e la noia (tedio): l’individuo, intento a colmare il vuoto della vita capisce che il piacere appartiene sempre al passato o al futuro e mai al presente;
- la natura: inizialmente non viene considerata direttamente responsabile della sofferenza umana ma mano a mano prende la forma di un evidente indifferenza al patire dell’uomo (Dialogo di un folletto e uno gnomo; Dialogo della Natura e di uno islandese);
- infondatezza dei miti tradizionali e moderni: civiltà, critica al progresso e alla scienza (dialogo tra tristano e un amico), il sapere e la saggezza (Dialogo di un venditore di almanacchi e un passeggere);
- la morte.
Domande da interrogazione
- Quali sono le principali fasi del pensiero leopardiano?
- Come si evolve la visione del mondo di Leopardi?
- Qual è il ruolo della natura nel pensiero di Leopardi?
- In che modo Leopardi si avvicina al materialismo?
- Quali sono i temi principali trattati nelle opere di Leopardi?
Il pensiero di Leopardi si suddivide in tre fasi: pessimismo individuale, pessimismo storico e pessimismo cosmico, ognuna caratterizzata da una diversa visione dell'infelicità umana e del rapporto con la natura.
La visione del mondo di Leopardi diventa sempre più pessimistica, influenzata dal periodo storico tra Classicismo e Romanticismo, e si concentra sulla riflessione del finito e dell'infinito.
La natura è vista inizialmente come benigna, ma poi diventa un'entità maligna e indifferente, contribuendo all'infelicità umana e alla consapevolezza della morte.
Leopardi si avvicina al materialismo considerando la natura come materia che segue leggi immutabili, e sviluppa la "teoria del piacere" che evidenzia l'impossibilità di raggiungere un piacere infinito.
I temi principali includono la meditazione sull'infelicità, il piacere e la noia, la natura, l'infondatezza dei miti tradizionali e moderni, e la morte.