Concetti Chiave
- Giacomo Leopardi nacque nel 1798 a Recanati in una famiglia di nobiltà terriera con problemi economici, influenzando le sue idee politiche iniziali ostili alla Rivoluzione Francese.
- La sua formazione autodidatta nella biblioteca paterna lo portò a una profonda conoscenza di greco, latino ed ebraico, componendo opere già in giovane età.
- Leopardi passò dal pessimismo storico, che vedeva l'infelicità come conseguenza del progresso moderno, al pessimismo cosmico, attribuendo la sofferenza umana alla natura stessa.
- Nella sua poetica, Leopardi esalta il vago e l'indefinito, ritenendo che gli antichi, più vicini alla natura, riuscissero a immaginare un'infinità di piaceri attraverso l'immaginazione.
- Le opere di Leopardi come "Lo Zibaldone", "L'infinito" e "Operette morali" riflettono la sua filosofia pessimistica, esplorando l'infelicità dell'uomo e la natura indifferente come cause del dolore umano.
Indice
- Infanzia e formazione di Leopardi
- Pessimismo e letteratura
- Teoria del piacere e immaginazione
- Il vago e l'indefinito
- Contrapposizione tra antico e moderno
- Infinito e immaginazione
- Visione e suono nello Zibaldone
- Parole poetiche e rimembranza
- Canti e idilli di Leopardi
- Le Operette morali e il dialogo
Infanzia e formazione di Leopardi
Giacomo Leopardi nacque il 29 Giugno 1798 a Recanati,borgo dello Stato pontificio.La sua famiglia era di nobiltà terriera ma avevano problemi patrimoniali tanto che dovettero osservare una rigida economia per conservare la loro dignità.Questo ambiente influenzò agli inizi le idee e gli orientamenti politici di Leopardi che erano ostili alle idee diffuse dalla Rivoluzione Francese.Tra il padre e la madre crebbe in un ambiente privo di affetto e confidenza;inizialmente fu istruito da ecclesiastici ma intorno ai 10 anni proseguì i suoi studi da solo chiudendosi nella biblioteca paterna e formandosi una profonda cultura:imparò in fretta greco,latino e ebraico e compose diverse opere tra cui tragedie e odi.Anche sul piano politico segue gli orientamenti reazionari del padre,esalta il dispotismo illuminato e vuole distogliere gli italiani dalle aspirazioni patriottiche.Nel 1816 avviene la sua conversione dall'erudizione al bello:abbandona la filologia per dedicarsi ai grandi poeti Omero,Virgilio e Dante e legge i moderni Rousseau e Alfieri.Questa apertura verso il mondo esterno suscita in lui il bisogno di uscire da Recanati infatti nel 1819 tenta la fuga ma viene scoperto;questo fallimento che gli impedisce anche la lettura,unico suo conforto alla solitudine,lo porta alla percezione della nullità di tutte le cose divenendo il nucleo del suo pessimismo.Questa sua crisi segna il passaggio dal bello al vero e ha modo di operare sulla letteratura;con l'infinito,lo Zibaldone e altri idilli inizia la stagione più originale della sua poesia.Nel 1822 riesce a uscire da Recanati e si reca a Roma dallo zio ma si rivela un'illusione e torna nella sua città dedicandosi alla prosa.Nel 1825 ha modo di mantenersi con il proprio lavoro di intellettuale grazie all'editore Stella il quale gli offre un assegno fisso per una serie di collaborazioni;soggiorna a Milano,Bologna,Firenze e a Pisa che favorisce il rinascere della sua facoltà immaginativa e nel 1928 compone'a Silvia'aprendo la serie dei grandi idilli.Nel 1828 per problemi di salute lascia il lavoro e torna in famiglia a Recanati dove rimane un anno e mezzo isolato nel palazzo paterno nella sua malinconia;offertogli un lavoro da amici fiorentini lascia la città per non ritornarci più.Esce dalla sua solitudine e stringe rapporti con intellettuali e politici;si invaghisce di Fanny Tozzetti e questo porta alla stesura del'ciclo di Aspasia'.Dal 1833 si stabilisce a Napoli con il suo amico Ranieri,qui lo coglie la morte il 14 Giugno 1837.
Pessimismo e letteratura
Al centro della meditazione di Leopardi si pone il motivo pessimistico,l'infelicità dell'uomo.Egli individua la causa prima di questa infelicità nelle prime pagine dell'opera'Lo Zibaldone'del 1820:individua la felicità con il piacere sensibile e materiale ma l'uomo non desidera un piacere in particolare.Egli aspira ad un piacere infinito per estensione e durata,ma poichè nessun piacere in particolare lo soddisfa nasce il lui un senso di insoddisfazione perpetua;da questa tensione verso un piacere infinito che sfugge nasce per Leopardi l'infelicità dell'uomo e la nullità di tutte le cose ma in modo materiale e non spirituale.L'uomo è dunque per lui necessariamente infelice ma la natura ha voluto sin dalle origini porre un rimedio ossia l'immaginazione e le illusioni;per questo gli antichi che erano più vicini alla natura e quindi capaci di illudersi e immaginare erano felici perchè ignoravano la loro reale infelicità.La prima fase del suo pensiero è costruito sulla contrapposizione tra antichi e moderni:gli antichi erano capaci di azioni eroiche e avevano grande forza morale che li permetteva di dimenticare il vuoto dell'esistenza;il progresso della ragione,spegnendo le illusioni,ha reso i moderni incapaci.La colpa dell'infelicità è quindi l'uomo che si è allontanato dalla natura benigna.Scaturisce la tematica patriottica e un atteggiamento titanico in cui il solitario sfida il fato maligno.Questa sua fase prende il nome di pessimismo storico nel senso che la condizione negativa del presente viene vista come effetto di un processo storico e dell'allontanamento dalla felicità;ma si tratta di una felicità illusoria e quindi inquadrata nel pessimismo cosmico.Leopardi si rende conto solo più tardi che la natura mira alla conservazione della specie e per questo può sacrificare il bene del singolo e generare sofferenza,si deduce che il male rientra nel piano della natura.Egli cerca di uscire da queste contraddizioni dando la responsabilità del male al fato,ha quindi una concezione dualistica:natura benigna contro fato maligno.Leopardi concepisce la natura come meccanismo cieco indifferente alla sorte delle sue creature ed è sua la colpa dell'infelicità dell'uomo che è vittima innocente della sua crudeltà.Egli ama però rappresentarla come una sorta di divinità malvagia che opera per distruggere le sue creature,viene così superato il dualismo:alla natura viene attribuita la malvagità crudele che prima erano del fato.Il senso di infelicità umana muta,da assenza di piacere ora è dovuta a mali esterni a cui nessuno può sfuggire come malattia e morte.Se quindi la causa è la natura l'uomo ovunque sarà infelice,anche gli antichi pur essendo capaci di illudersi erano vittime di mali.Al pessimismo storico si contrappone il pessimismo cosmico;ne deriva l'abbandono del titanismo e la contemplazione della verità.In futuro tornerà comunque l'atteggiamento di protesta contro il fato e la lotta titanica ma costruisce una concezione della vita sociale e del progresso.La teoria del piacere,del 1820,rappresenta il punto di inizio della sua poetica che continua con lo Zibaldone.Se nella realtà il piacere infinito è irragiungibile l'uomo può immaginarsi piaceri infiniti mediante l'immaginazione dalla quale derivano le illusioni;è un'alternativa ad una realtà infelice:ciò che stimola l'immaginazione è il vago,indefinito e lontano.Si viene a costruire una teoria della visione,è piacevole la vista impedita da un ostacolo(siepe,torre...)perchè permette di immaginare oltre di esso;contemporaneamente si forma una teoria del suono come un canto che piano piano si allontana o lo stormire del vento.Il bello poetico,per Leopardi consiste dunque nel vago e indefinito e si manifesta in queste immagini e anche nell'intreccio di parole poetiche;queste immagini sono suggestive perchè evocano sensazioni che ci hanno affascinati da fanciulli.La rimembranza diviene essenziale,la poesia non è che il recupero della visione immaginosa della fanciullezza attraverso la memoria.Leopardi osserva che i maestri della poesia vaga e indefinita erano gli antichi perchè più vicini alla natura e capaci di immaginare;i moderni invece hanno perduto questa capacità immaginosa e fanciullesca e sono lontani dalla natura a causa della ragione che li rende infelici,a loro resta una poesia sentimentale nutrita di idee filosofiche che nasce dalla consapevolezza del vero e dall'infelicità.
Teoria del piacere e immaginazione
La teoria del piacere: La teoria del piacere sostiene che l’uomo nella sua vita tende sempre a ricercare un piacere infinito,come soddisfazione di un desiderio illimitato.Esso viene cercato soprattutto attraverso l'immaginazione concependo piaceri inesistenti,come infiniti in numero,durata ed estensione.Secondo Leopardi,l’umanità poteva essere più vicina alla felicità nel mondo antico,quando la conoscenza scarsa lasciava libero corso all’immaginazione; nel mondo moderno,invece,la conquista del vero ha portato l’immaginazione ad indebolirsi,fino a sparire del tutto.
Il vago e l'indefinito
Il vago,l'indefinito e le rimembranze della fanciullezza: Questo testo afferma che se da fanciulli un qualcosa ci piace,questo piacere è sempre vago e indefinito perchè l'idea è sempre indeterminata e senza limiti;ogni piacere o illusione tende sempre all'infinito e ci riempie l'anima.Da grandi,nei piccoli o grandi piaceri come questi,non troveremo più un piacere simile all'infinito e così vago;poichè le sensazioni indefinite che proviamo solo solo una rimembranza della fanciullezza,una loro conseguenza.La sensazione presente non è quindi un immagine degli oggetti ma della fanciullezza,una ricordanza.
Contrapposizione tra antico e moderno
L'antico: In questo testo la tendenza dell'uomo all'infinito è vista sul piano poetico.La contrapposizione tra antico e moderno è motivata dalla differenza di sensazioni che esse richiamano:l'infinito,proprio dell'antico e il finito del moderno.Percepiamo l'antico specialmente dal punto di vista spirituale,non è infinito ma immaginandolo con l'anima percepiamo come se il tempo fosse infinito e uno spazio in cui l'anima si perde come se non ci fossero confini di nessun tipo.Con il moderno invece percepiamo l'estensione del tempo,questo non è infinito e giungiamo subito all'epoca o ad un termine.Per esempio immaginando con la mente una torre moderna di cui non conosciamo datazione e una antica di cui conosciamo l'epoca precisa rimaniamo più colpiti da questa;in quella l'anima comprende tutto lo spazio sebbene non ci siano confini,in questa invece si vedono i confini ma lo spazio è così ampio che l'anima vi si perde e non distingue lo spazio che separa gli estremi.
Infinito e immaginazione
Indefinito e infinito: Questo testo tratta dell'identificazione di infinito;Leopardi immagina una campagna che si trova leggermente inclinata e ci sono una serie di alberi di cui però non si vede la fine,a causa della sua lunghezza oppure perchè si trovano anch'essi pendenti.Immagina anche una costruzione che sembra innalzarsi sopra l'orizzonte e pare produrre un contrasto tra finito e infinito.In questo scritto il limite della visione produce un sentimento di piccolezza dell'uomo nei confronti di ciò che resta indefinito,questo sentimento viene superato con l'immaginazione che si sostituisce ai comuni sensi come vista e udito.
Il vero è brutto: Nel presente giudichiamo il passato più bello e anche il futuro immaginandolo.Questo perchè il presente ha la forma del vero,della realtà e non è bello.
Visione e suono nello Zibaldone
La teoria della visione e del suono: Nello Zibaldone definisce una teoria della visione e una teoria del suono che definiscono oggetti e situazioni capaci di suscitare la vaghezza.La visione limitata da un ostacolo,stimola l'immaginazione che coglie in maniera vaga e indefinita ciò che sta oltre.E'contemporaneamente piacevole un suono,come un canto che si va a poco a poco allontanando.
Parole poetiche e rimembranza
Parole poetiche: Questa poesia analizza le parole:lontano e antico,queste sono piacevoli perchè non sono idee confuse ma indefinite e vaste;cosi come le descrizioni della notte,notturno e profondo,sono poetiche perchè l'animo ne concepisce un'immagine indistinta e vaga.
Ricordanza e poesia: Le rimembranze di immagini poetiche sono derivate spesso da altre poesie,molte volte sono piacevoli perchè ricordano l'immagine di un'altra poesia.
Indefinito e poesia: Le sensazioni di infinito che si provano sono anche imitazioni fatte dalla pittura e dalla musica;il bello di queste arti è più di quello che si osserva.
La doppia visione: L'uomo sensibile e pieno di immaginazione immaginando vedrà sempre il mondo e gli oggetti in due modi diversi.Vede con gli occhi una torre,sente con le orecchie una campana e allo stesso tempo attraverso l'immaginazione vedrà un'altra torre e sentirà un'altra campana;in questa seconda visione sta il bello e il piacevole delle cose.La vita è triste e monotona perchè vede solo cose semplici tramite cui gli occhi e le orecchie ricevono la sensazione.
La rimembranza: Se un oggetto qualunque o una veduta non desta alcuna rimembranza allora non è poetica anche se bella,non sarà poetica al rimembrarla.
Canti e idilli di Leopardi
Canti,idilli e altre opere: Per Leopardi i classici antichi sono un esempio di poesia spontanea e immaginosa;in questa esaltazione di ciò che non è contaminato dalla ragione appare più romantico degli stessi romantici italiani:si può parlare perciò di classicismo romantico.Tra le varie forme poetiche egli privilegia quella lirica,intesa come espressione immediata dell'io e dei sentimenti.Le'canzoni'furono composte nel 1823,si tratta di componimenti che impiegano il linguaggio aulico con influenze di Alfieri e Foscolo.Le prime 5 affrontano una tematica civile:la base del pensiero è costituita dal pessimismo storico e sono animate da spunti politici contro l'età moderna.Nell'Ultimo Canto di Saffo invece non vi parla più in prima persona ma affida il discorso a due personaggi,Bruto e Saffo;il pessimismo storico giunge ad una svolta perchè si delinea l'idea di un'umanità infelice per una condizione assoluta.Agli dei e al fato si contrappone l'eroe singolo che si ribella alla forza crudele che l'opprime dandosi la morte.Un carattere diverso presentano gli idilli sia nelle tematiche che sono autobiografiche,sia nel linguaggio che è più colloquiale.Tra questi il piu importante è l'Infinito,scritto nel 1819:in questo compare una situazione che ricorda l'idillio classico ma non è lo scenario di una semplice quiete rasserenante;in questo componimento in endecasillabi sciolti prova il linguaggio poetico giocato sul vago e indefinito.Nel 1828 con la fine delle illusioni giovanili abbandona la poesia che per lui può nascere solo da questi stimoli e si dedica alla prosa filosofica.Dopo il suo trasferimento a Pisa,la stesura di'a Silvia'e il ritorno a Recanati scrive altri componimenti'Le ricordanze'e'il passero solitario'che riprendono il linguaggio degli idilli:le illusioni giovanili,le rimembranze e il linguaggio semplice.Nuovo rispetto ai primi idilli è anche l'architettura metrica perchè non utilizza più l'endecasillabo sciolto ma una strofa di endecasillabi e settenari che si succedono senza schema fisso.Una svolta essenziale si presenta con la'Ginestra'che chiude il suo percorso poetico:qui Leopardi cerca di costruire un'idea di progresso sul suo pessimismo.La consapevolezza della reale condizione umana può indurre gli uomini a unirsi per combattere la sua minaccia;la sua filosofia si apre quindi alla solidarietà fraterna degli uomini che nasce dalla diffusione del vero.La ginestra,proietta la nullità dell'uomo nell'immensità dell'universo e sul quale incombe la minaccia della natura;vi sono simbolicamente la pietà verso la sofferenza umana e la dignità dell'uomo di fronte alla forma invincibile della natura che lo schiaccia.
Le Operette morali e il dialogo
Le Operetti morali: composte nel 1824,sono prose di argomento filosofico e in esse Leopardi attinge al vasto materiale accumulato nello Zibaldone attraverso una serie di invenzioni e miti.Molte operette sono dialoghi i cui interlocutori sono creature immaginose e personaggi mitici o storici;in alcune l'interlocutore principale è la proiezione dell'autore stesso.Le sue invenzioni si concentrano intorno ai temi fondamentali del pessimismo:l'infelicità dell'uomo,l'assenza di piacere e il dolore che affligge l'umanità.Tra le operette morali importante è il dialogo della natura e di un Islandese,scritto nel 1824;in esso si parla delle condizioni degli islandesi minacciati dal gelo e dal vulcano;Leopardi assume un islandese come esempio di infelicità dell'uomo per colpa della natura.Un islandese è infelice e crede sia colpa dei brutti rapporti con i vicini,per questo decide di isolarsi ma ancora una volta è insofferente e attribuisce la sua infelicità al clima.In casa è costretto a stare vicino al fuoco ma qui soffre per l’ambiente secco e pieno di fumo,all’esterno invece il clima è troppo rigido;decide dunque di girare il mondo convinto di trovare un luogo adatto a lui ma non riesce.Arrivato in Africa incontra la Natura,personificata da una donna appoggiata ad una montagna,alla quale rivolge delle domande sull'uomo e la accusa di essere la causa dell'infelicità degli uomini e lei risponde che il mondo non è stato fatto per la felicità degli uomini e che se lui si estinguesse nemmeno se ne accorgerebbe.Secondo l'islandese la natura,avendo fatto nascere gli uomini,deve trattarli umanamente.La natura gli ricorda che la vita è un ciclo di trasformazione e non le sfugge nulla,lui allora le chiede il motivo della vita ma a questa domanda la natura non rispose.Il dialogo si conclude per due probabili motivi:secondo alcuni fu divorato da due leoni permettendo alla specie di sopravvivere;secondo altri venne investito dalla sabbia trasformandolo in mummia che serviva agli studiosi come oggetto di studio.Si può notare che ci sono due concezioni della natura:per l'islandese era come un'entità malvagia che perseguita le creature,la natura invece fa il male senza accorgersene;in questa contrapposizione si rispecchia l'atteggiamento filosofico-scientifico dell'autore che considera la natura come un meccanismo.
Domande da interrogazione
- Quali sono stati gli influssi dell'infanzia e della formazione di Leopardi sulla sua visione del mondo?
- Come si manifesta il pessimismo nella letteratura di Leopardi?
- In che modo Leopardi concepisce la teoria del piacere e dell'immaginazione?
- Qual è il ruolo del vago e dell'indefinito nella poetica di Leopardi?
- Quali sono le caratteristiche principali delle "Operette morali" di Leopardi?
Leopardi crebbe in un ambiente privo di affetto e confidenza, influenzato dalle idee reazionarie del padre. La sua formazione autodidatta e l'isolamento a Recanati contribuirono al suo pessimismo e alla percezione della nullità delle cose.
Il pessimismo di Leopardi si manifesta attraverso la consapevolezza dell'infelicità umana, causata dalla tensione verso un piacere infinito irraggiungibile. Egli attribuisce la colpa alla natura e al fato, sviluppando una visione dualistica.
Leopardi sostiene che l'uomo cerca un piacere infinito attraverso l'immaginazione, che permette di concepire piaceri inesistenti. Nel mondo antico, l'immaginazione era più libera, mentre nel moderno è indebolita dalla conoscenza del vero.
Il vago e l'indefinito sono centrali nella poetica di Leopardi, poiché evocano sensazioni che stimolano l'immaginazione. Queste sensazioni sono spesso legate a rimembranze della fanciullezza e si manifestano attraverso immagini poetiche.
Le "Operette morali" sono prose filosofiche che esplorano temi di pessimismo, come l'infelicità e l'assenza di piacere. Spesso presentano dialoghi tra personaggi immaginari o storici, riflettendo la visione di Leopardi sulla natura e la condizione umana.