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Concetti Chiave

  • "Malaria" di Verga rappresenta la seconda fase del verismo, caratterizzata da un profondo pessimismo e dalla "religione della roba".
  • I personaggi principali lottano contro una condizione determinata dalla malaria, simbolo di una natura indifferente e di un destino crudele.
  • Il paesaggio, intriso di malaria, costringe i contadini a rischiare la vita per la sopravvivenza, evidenziando la loro impotenza di fronte al progresso.
  • Il linguaggio oggettivo di Verga riflette un punto di vista esterno che esprime pietà per i "vinti" della lotta di sopravvivenza.
  • Verga esplora temi materialistici e deterministici, mostrando un'umanità rassegnata alla sofferenza in un contesto di progresso inarrestabile.

Indice

  1. Introduzione al verismo di Verga in "Malaria"
  2. Il contesto sociale e i personaggi di "Malaria"
  3. La lotta per la sopravvivenza e la "religione della roba"
  4. Il paesaggio e la confluenza delle sorti
  5. I personaggi principali e la malaria come condizione determinata
  6. Il linguaggio e il tema materialistico in "Malaria"
  7. Il pessimismo di Verga e i collegamenti con altre opere
  8. La visione di Verga sulla malaria: un ritratto di sofferenza e rassegnazione

Introduzione al verismo di Verga in "Malaria"

"Malaria" è uno scritto di Giovanni Verga che è stato pubblicato nel 1883 nella raccolta "Novelle rusticane". In questo periodo inizia la seconda fase del verismo del Verga, quella più pessimistica: non c'è più fede in alcun valore morale e l'unica cosa in cui l'uomo crede è la "religione della roba". La novella è ambientata in Sicilia, in un piccolo paese di contadini sulle rive di un lago. In quel periodo, gli abitanti sono soggetti ad una feroce epidemia mortale di malaria, la quale ormai ha assunto una dimensione quotidiana, quasi come fosse una cosa normale.

Il contesto sociale e i personaggi di "Malaria"

Dopo una lunga descrizione del paesaggio e dei comportamenti assunti dagli abitanti durante questa epidemia, Verga racconta i destini di tre uomini diversi in tre situazioni diverse: scrive di Massacro Croce, il compare Carmine (detto anche “Ammazzamogli”) e di Cirino “lo scimunito”. Nella parte finale del testo, le sorti dei tre personaggi, finora analizzate separatamente, vengono riunite in un unico destino, un’unica condizione che sembra imprigionare tutti gli abitanti del paese.

La lotta per la sopravvivenza e la "religione della roba"

In questa novella, come nelle altre della raccolta, è presente il tema della lotta per la vita (reso evidente dalla frase “Il pane che si mangia bisogna sudarlo”): l’uomo è in continua lotta con la sua condizione determinata entro cui è nato, andando quindi contro altri uomini di diverse condizioni nel tentativo di uscire dalla propria. Questa lotta crea vincitori e vinti: nella novella, i personaggi principali (e tutti gli abitanti del paese) appartengono a quest’ultima categoria. I vincitori, in questo caso, sono la malaria e il progresso: la prima perché affligge, come fosse una sorta di maledizione, solo gli abitanti di quel paesello, rendendoli prigionieri di una medesima condizione; il secondo perché i personaggi sembrano proprio essere vinti dalla “marea del progresso”.

Il paesaggio e la confluenza delle sorti

Il paesaggio trasuda malaria da ogni sua parte, sembra quasi di toccarla con le mani. Essa si spande a perdita d’occhio e miete vittime ovunque. Ironia della sorte, dove regna la malaria i campi sono fertili, sicché i contadini devono arrischiarsi in quelle terre infestate dalla malattia per portare da mangiare a casa, anche se molte volte fanno la fine delle spighe, crollando sotto il peso della malaria che li rende deboli fino alla morte. Il paesaggio è statico, avvolto da un’atmosfera di disfacimento e rovina che fa sembrare tutto un sogno angoscioso.

I personaggi principali e la malaria come condizione determinata

I personaggi principali sono quattro, di cui uno invisibile: i tre uomini raccontati da Verga e la malaria, che indica la condizione determinata degli uomini. Il primo, Massacro Croce, muore dopo trent’anni di duro lavoro e di malaria, la quale aveva devastato il suo corpo tanto da farlo regredire ad una figura animale, un rospo. Il suo funerale è simile a quello di tanti: il cadavere viene deposto vicino ad una chiesetta nella campagna solitaria, con un sacco sulla faccia, accompagnato dal pianto e silenzio degli abitanti. Il secondo, compare Carmine, è l’oste del lago, costretto ad assistere impotente alla morte dei suoi cinque figli, tre maschi e due femmine. Quel lago che gli ha dato benessere con la pesca, per il clima malsano dovuto ad acque stagnanti, ora è anche causa della malattia (“Il lago vi dà, il lago vi piglia.”).

Il linguaggio e il tema materialistico in "Malaria"

Rispetto alla tragica morte dei figli, Carmine si limita a constatare che è meglio muoia una femmina piuttosto che un maschio, senza far trasparire alcun sentimento di sofferenza: il personaggio ormai è consapevole della sua condizione determinata. Soprannominato l’Ammazzamogli, Carmine era diventato vedovo ben quattro volte per colpa della malaria, che l’aveva macchiato di quel soprannome: l’uomo è giudicato omicida, dai pregiudizi maligni della gente, per ciò che non ha commesso. Non avendo più avventori, l’oste aveva perso il lavoro, rimanendo con due nemici: la malaria, cioè la sofferenza provocata dalla natura, e la ferrovia, simbolo dell’idea per cui il progresso viene raggiunto solo al soccombere dei più deboli. Infine, Cirino è lo scemo del paese, affascinato dalla ferrovia e scampato alla malaria (che gli aveva rovinato il cervello), ed urla al passare della macchina a vapore: questo può essere visto come una protesta disperata contro un progresso che non modifica le condizioni misere oppure come un richiamo verso un mondo sconosciuto che potrebbe offrire una via di fuga immaginaria alla realtà intrisa di sofferenza. Il linguaggio è oggettivo e dettagliato e ciò porta a pensare ad un narratore esterno, un osservatore colto (in cui Verga stesso si riconosce) ed estraneo alla realtà rappresentata. In gran parte della novella il linguaggio è distaccato, anche se non fa mancare un senso di pietà verso i vinti dalla lotta di sopravvivenza. Inoltre, spesso il narratore assume il punto di vista del popolo e ne esprime i giudizi maligni (come l’appellativo “Ammazzamogli”).

Il pessimismo di Verga e i collegamenti con altre opere

Nella novella è evidente il pensiero materialistico e deterministico del Verga: tutti gli uomini sono esseri determinati che ricercano continuamente il proprio utile. Dalla tematica della lotta sociale per la sopravvivenza deriva un pessimismo di fondo sulla condizione umana che caratterizza il testo. L’opera è accostabile ad un’altra novella del Verga, “Rosso Malpelo”, perché il personaggio, proprio come compare Carmine, giunge ad una “disperata rassegnazione” nei confronti della propria condizione (l’oste, dopo aver cercato di medicare i figli malati, si era rassegnato alla loro morte). Ancora, “Malaria” è paragonabile a “I Malavoglia”, un altro testo in cui è presente la cosiddetta “marea del progresso” che travolge i vinti, i quali alzano le braccia disperate che cercano aiuto: è la stessa sorte degli abitanti del paesello, soprattutto di Carmine, costretto a perdere il lavoro per colpa della ferrovia. Il tipo di narrazione è riscontrabile in altre opere del Verga, come “I Malavoglia”, “Libertà” e “Mastro Don Gesualdo”. La novella affronta temi simili ad un’opera di Giacomo Leopardi, “Dialogo della Natura e di un Islandese”: il tema principale è quello della condizione di dolore che la natura riserva all’uomo, determinato da un destino di sofferenza già scritto (la malaria che affligge l’uomo senza via di scampo). Inoltre, entrambe le opere terminano con un finale ironico: in “Malaria” Carmine viene assunto a lavorare nella ferrovia, che disprezzava con tutto se stesso, mentre nel dialogo di Leopardi l’islandese viene divorato dalla natura, la quale sosteneva di non voler far del male all’uomo.

La visione di Verga sulla malaria: un ritratto di sofferenza e rassegnazione

Giovanni Verga, nel suo racconto "Malaria", dipinge un quadro desolante di una comunità rurale siciliana assediata da una malattia devastante. Attraverso questo racconto, Verga esprime un profondo pessimismo riguardo alla condizione umana, mettendo in luce la lotta incessante degli individui contro una natura indifferente e un destino spietato. La malaria diventa metafora della sofferenza universale e della rassegnazione, dove gli abitanti del paesino, simboli degli "umili", sono intrappolati in una vita di miseria e di lavoro estenuante senza speranza di redenzione. Verga utilizza il realismo per esplorare la brutalità della vita contadina, evidenziando come le classi sociali meno privilegiate siano costrette a subire le ingiustizie senza poter aspirare a un futuro migliore. La sua narrazione, cruda e diretta, riflette la sua visione materialistica del mondo, dove l'unico dio in cui gli uomini sembrano credere è quello del guadagno materiale, nonostante ciò non basti a salvarli dalla loro dura realtà.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il contesto sociale e geografico in cui è ambientata la novella "Malaria" di Giovanni Verga?
  2. La novella è ambientata in Sicilia, in un piccolo paese di contadini sulle rive di un lago, durante un'epidemia mortale di malaria che colpisce quotidianamente gli abitanti, rendendo la malattia una parte normale della loro vita.

  3. Chi sono i personaggi principali di "Malaria" e quale ruolo gioca la malaria nella loro vita?
  4. I personaggi principali sono Massacro Croce, compare Carmine (detto "Ammazzamogli") e Cirino "lo scimunito". La malaria è una condizione determinata che affligge tutti, simbolizzando la sofferenza e la rassegnazione che imprigionano gli abitanti del paese.

  5. Come viene rappresentata la lotta per la sopravvivenza nella novella?
  6. La lotta per la sopravvivenza è un tema centrale, con gli abitanti che devono affrontare la malaria e il progresso, entrambi visti come vincitori che schiacciano i più deboli, costringendoli a una vita di miseria e lavoro estenuante.

  7. In che modo Verga utilizza il paesaggio per riflettere la condizione degli abitanti?
  8. Il paesaggio è descritto come statico e avvolto da un'atmosfera di disfacimento, con campi fertili infestati dalla malaria, simbolizzando la condizione di sofferenza e impotenza degli abitanti che devono rischiare la vita per sopravvivere.

  9. Qual è la visione di Verga sulla condizione umana espressa in "Malaria"?
  10. Verga esprime un profondo pessimismo riguardo alla condizione umana, evidenziando la lotta incessante contro una natura indifferente e un destino spietato, dove la malaria diventa metafora della sofferenza universale e della rassegnazione degli "umili".

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