Concetti Chiave
- Giovanni Pascoli, nato nel 1855 a San Mauro di Romagna, subì un trauma profondo per l'assassinio del padre, evento che influenzò la sua vita e la sua poesia.
- Nonostante le difficoltà economiche e personali, Pascoli completò gli studi e divenne professore, pubblicando opere che riflettono il suo carattere nervoso e fragile, incentrate sul tema del "nido".
- La raccolta "Myricae" segna un rinnovamento nella poesia italiana, con liriche che esplorano temi semplici e familiari, utilizzando un linguaggio simbolico e sonoro.
- Nel saggio "Il Fanciullino", Pascoli esplora la poetica della spontaneità e dell'intuizione, rifiutando la razionalità e sottolineando la scoperta della bellezza innata nel mondo.
- Opere come "X Agosto" e "Novembre" esprimono il dolore personale di Pascoli e la sua visione della natura come rifugio, ma anche come fonte di angoscia e simbolo della mortalità.
Indice
- Infanzia e formazione di Pascoli
- Carriera accademica e prime opere
- Il dolore e la poetica del nido
- La poetica del Fanciullino
- Critica al lessico italiano e Leopardi
- Myricae e la poesia simbolica
- L'assiuolo e il fonosimbolismo
- Il Fanciullino: riflessioni sulla poesia
- Novembre: la precarietà della felicità
- X agosto: il dolore personale
- La Casa mia: confini tra realtà e sogno
- Il gelsomino notturno: solitudine e natura
- Alexandros: riflessioni sui destini umani
- I Canti di Castelvecchio: ritorno alla metrica libera
Infanzia e formazione di Pascoli
Nacque nel 1855 a San Mauro di Romagna ,in una famiglia agiata, quarto dei dieci figli - due dei quali morti molto piccoli.
Il 10 agosto 1867, quando Giovanni aveva quasi dodici anni, il padre Ruggero venne assassinato mentre tornava a casa. Il trauma lasciò segni profondi nella vita del poeta. La famiglia cominciò dapprima a perdere gradualmente il proprio stato economico e successivamente a subire una serie impressionante di lutti, disgregandosi. Anche dopo la morte del padre continuo gli studi nel collegio dei padri scolopi ad Urbino; ed è proprio qui che si forma la sua cultura classica che gli consentirà la stesura delle sue opere in latino.Carriera accademica e prime opere
Nel 1873 s’iscrisse alla facoltà di lettere di Bologna dove entrò nella cerchia dei discepoli di Carducci. Ma dopo 3 anni cadde in miseria, fu costretto a lasciare l’università. Ed è di questo periodo la sua adesione all’Internazionale dei lavoratori e alla militanza in gruppi anarchici che lo portarono in carcere per 3 mesi. Riprese gli studi e si laureo nel 1882 e subito dopo divenne professore. In questi anni pubblica le sue prime opere: nel 1891 pubblica la prima edizione di myricae. Grazie all’aumento della sua notorietà divenne un professore universitario fino a prendere il posto di Carducci nell’università di Bologna. Negli ultimi anni a Bologna compose “i poemi italici” e “ poemi del risorgimento” e alcuni discorsi celebrativi: come quello del 1911 per il cinquantenario dell’unità d’Italia.
Il dolore e la poetica del nido
Pascoli si dipinge come un eroe del dolore, un uomo che con la forza del carattere è riuscito a vincere le sventure e a conquistare un grande ruolo morale nella società. Anche se dalle opere traspare un carattere nervoso e fragile. (es. sfogo nella lettera inviata un amico nel 1897: passo certi giorni in cui mi pare di dover morire. Ha la tendenza a ingigantire ogni difficoltà e a percepire l’intero mondo ostile nei suoi confronti. Traspare un atteggiamento infantile, infatti la sua inspirazione poetica la rintraccia nel “fanciullo”. Personalità profondamente colpita dal lutto familiare di quando era piccolo. Si senti sempre un orfano posseduto dalla nostalgia della famiglia; in ogni sua opera predomina il simbolo del nido, dove ci si sta stretti e ci si protegge reciprocamente: è l’ideale casa contadina celebrata nei poemetti. È un rifugio dove ci si sottrae alle difficoltà. Mentre fuori dal nido la realtà gli appare oscura e minacciosa sia negli aspetti personali sia in quelli naturali. il suo atteggiamento nei confronti della natura è di uno smarrimento angoscioso.
La poetica del Fanciullino
Pascoli scrisse tra il 1897 e il 1903 le sue idee sulla poesia in un saggio intitolato il fanciullino. Per pascoli è presente in ognuno di noi un fanciullo come memoria della nostra infanzia, ed è ciò che abbiamo conservato dell’innocenza e della capacita di scoprire il mondo con occhi nuovi e sempre con rinnovata meraviglia. È un poeta chi sa ascoltare la voce del fanciullino. L’allegoria del fanciullino rappresenta l’identificazione della poesia con un momento di conoscenza libera da ogni influenza. Come sosteneva benedetto croce ritiene che i momenti di vera poesia sono brevi. Ma si differenzia da croce perche sostiene che la poesia non è creazione ma è scoperta di un’essenza poetica che si trova già nella realtà. La poesia dunque nasce dalle cose stesse ed è compito del poeta scoprirle e nominarle.
Critica al lessico italiano e Leopardi
Per pascoli è necessario un lessico estremamente determinato, capace di rappresentare ogni cosa evidenziando ogni particolare. Quindi il lessico italiano, molto generico ed esiguo, non è adeguato allo scopo. Critica leopardi per espressioni come “ un mazzolin di rose e viole”: perché rose e viole crescono in periodi diversi. Ha l’esigenza quindi di arricchire il lessico attingendo a fonti dialettiche. Concilia la sua idea di poesia pura con una concezione moralista:ciò che non è morale non interessa al fanciullino e quindi non è poetico. Per pascoli il compito della poesia consiste nell’insegnare ad accettare la propria condizione e a preferire la conciliazione alla lotta.
Le sue raccolte non seguono un ordine cronologico. Lo stile per ogni opera ė differente e pone attenzione per ogni spigolo particolare come i stuoini e colori. Si basa sulla pura emozione. Tende a distrugge l ordine dei pensieri e dei sentimenti, riducendo al minimo la struttura sintattica e frantuma il periodo a frasi brevi portandole all'estremo usando frasi nominale (senza verbo). Straordinaria inventiva verbale avvicinandosi alla corrente simbolistica. Il suo lessico va oltre i limiti della tradizione. Uso abbondante di onomatopee e allitterazione. Pascolo abbandona la forma chiusa del sonetto ma allo stesso tempo rifiuta il verso libero. Inventa schemi regolari. Fa uso continuo di enjambement.
Myricae e la poesia simbolica
Myricae:La prima edizione di Myricae è del 1891: è una raccolta di liriche di argomento semplice e modesto, come afferma lo stesso Pascoli, ispiratosi per lo più a temi familiari e campestri. Il titolo è dato dal nome latino delle tamerici, umili pianticelle prese a simbolo di una poesia senza pretese, legate alle piccole cose quotidiane e agli affetti più intimi. I temi sono la morte, il “nido”. La pubblicazione di Myricae segna un momento cruciale e di rinnovamento per la poesia italiana. Questa raccolta è cresciuta nel tempo, e dalle 22 poesie della prima edizione si è arrivati alle 156 dell’ultima. In essa sono racchiusi veri e propri capolavori della letteratura italiana: X Agosto; Novembre; Carrettiere; Arano; Orfano; L’assiuolo; Lavandare. "in campagna". : S’ispira a Virgilio, le cose piccole sono migliori delle cose grandi. Tutte le sue opere s’ispirano tutte a cose piccole ma sono talmente cariche di significato che sembrano grandi. Poesie profondamente simboliche.
L'assiuolo e il fonosimbolismo
L'assiulo ė un uccello notturno e secondo un'antica tradizione contadina quando canta porta male. Rappresenta un paesaggio notturno,campestre, dai contorni indefiniti:non solo manca ogni precisazioni di tempo di luogo ma anche elementi dello scenario sono difficilmente afferrabili. La poesia L’assiuolo viene inclusa nella quarta edizione della raccolta Myricae. L’assiuolo, che dà il titolo alla lirica, è un piccolo rapace notturno, simile al gufo e alla civetta, che emette un grido (chiù). Il suo verso lugubre scandisce la poesia e si carica di significati simbolici. chiù… rende la poesia sempre più angosciosa perché introduce sempre il presagio di morte. Peculiarità della poesia L’assiuolo è il fonosimbolismo: un procedimento linguistico tipico in Pascoli, il quale ricerca gli effetti sonori nelle parole per trasmettere dei significati ulteriori,«chiù» non è che il fonosimbolo della morte.
Il Fanciullino: riflessioni sulla poesia
Fanciullino: La prosa del Fanciullino è la riflessione più sistematica di Pascoli sulla poetica; opera teoretica, scritto in posa che pubblico su una rivista a puntate. il titolo originario era, infatti, Pensieri sull'arte poetica. venti capitoli del Fanciullino partono dall'idea che esistono due età poetiche, fanciullezza e vecchiaia: la seconda sa dire, ma la prima sa vedere. Il poeta è chi, divenuto vecchio e non potendo più vedere, dice ciò che ha visto da fanciullo. Il poeta è quel fanciullino presente "in un cantuccio dell'anima di ognuno di noi. Esso arriva alla verità non attraverso il ragionamento ma in modo intuitivo ed irrazionale, guardando tutte le cose con stupore, come fosse la prima volta. Anche la poesia deve essere spontanea e intuitiva, come intuitivo è appunto il modo di conoscere e di giudicare dei fanciulli. Dunque è il rifiuto della ragione. Gli occhi del fanciullo scoprono "nelle cose le somiglianze e le relazioni più ingegnose "; adattano "il nome della cosa più grande alla più piccola, e al contrario"; rimpiccioliscono “per poter vedere” ingrandiscono “per poter ammirare", giungendo, immediatamente e intuitivamente, quasi per suggestione, al cuore delle cose. Nel primo capitolo è espressa l'idea secondo cui la poesia è la prima forma di conoscenza e il primo linguaggio dell'umanità. Nel terzo capitolo è espressa l'immagine del fanciullino come "Adamo che mette il nome a tutto ciò che vede e sente. Accanto al poeta-Dio c'è dunque il poeta-mago, con tutta la suggestione dei recenti esempi della poesia francese (Baudelaire). Si noterà che lo stile rimane costantemente ricercato, solo in apparenza vicino all'espressione popolare, ma in realtà sintetico e analogico, tale da obbligare il lettore ad uno sforzo d'immedesimazione e quasi d'auscultazione interiore. Se invece si analizzano gli ultimi capitoli si capisce che il fulcro del discorso di Pascoli è estetizzante: la poesia si giustifica sul solo piano estetico. Da ciò dipende il rifiuto del fanciullino di tutto ciò che è brutto, che equivale al cattivo. Da qui, in particolare proviene il rifiuto della funzione civile ed ideologica del poeta-vate.
Novembre: la precarietà della felicità
Novembre è una delle poesie che compongono la raccolta Myricae di Giovanni Pascoli sin dall’edizione del 1891. È un testo assai rappresentativo della poetica di Pascoli, in cui si concentrano la sensibilità pascoliana nella descrizione del mondo naturale, la presenza sotterranea del dolore della vita, la ricerca stilistica, soprattutto sul piano fonosimbolico. In Novembre il poeta descrive quanto sia precaria la felicità a cui l'essere umano può aspirare ricorrendo ad un paragone con il mondo naturale, che, nell’ultima strofe del testo, dimostra la propria illusorietà. Pascoli descrive infatti, nella prima strofa, una primavera novembrina, attraverso una serie di immagini solari e caratterizzate positivamente. La prima strofe si chiude tuttavia con una nota cupa, segnata da una sensazione olfattiva: si sente nel cuore “l’odorino amaro” di un prunalbo. Nella seconda strofe si infittiscono i segnali negativi. Questi amari indizi vengono confermati dalla natura circostante, come le foglie secche. Il ritorno alla vita, tanto atteso e sperato, si rivela essere quello dell’estate “dei morti”. Pascoli concentra così in questa poesia alcune tematiche ricorrenti della sua produzione poetica: il fascino ambiguo del paesaggio naturale l’ossessiva presenza del tema della morte.
X agosto: il dolore personale
X agosto: Questa poesia rievoca uno degli eventi più dolorosi della vita di Pascoli. Infatti il giorno di San Lorenzo, ovvero il 10 agosto Pascoli, ricorda la morte del padre assassinato mentre tornava a casa. notte di san Lorenzo il giorno delle stelle cadenti. C’è un parallelo tra la rondine e il padre che torna al nido e viene uccisa come il padre. Tutti e due erano proiettati a portare qualcosa, la rondine la cena il padre le bambole. Il nido e la casa sono gli unici luoghi di riparo in un mondo d'insidie e di contrasti. A partecipare a questa tragica situazione vi è, non solo Pascoli in persona, ma anche il Cielo che con, appunto, la notte di San Lorenzo famosa per il fenomeno delle stelle cadenti, raffigura il pianto.
La Casa mia: confini tra realtà e sogno
La Casa mia: il poeta è come se fosse "ai confini della realtà", dove vivi e morti entrano in contatto, dove esperienze oniriche e fatti concreti si manifestano insieme simbolo di questo confine è il cancello: il poeta rivede sua madre morta, le parla, ma non può invitarla in casa, né lei può entrarci intorno ogni suono, ogni colore, ogni profumo è un simbolo: le rose rampicanti, le ombre che scendono, il vespro che ben presto si fa notte le parole della madre sono interrotte, flebili, perché flebile è la voce dei morti: i puntini di sospensione rendono bene l'atmosfera il Pascoli, che non ha mai avuto la possibilità di costruirsi una famiglia, promette alla madre di provvedere alle sorelle (Ida e Maria), immaginando così di ricostituire il nido perduto (cosa che farà davvero, acquistando la casa di Barga), lavorando alacremente e lasciando che la vita scorra placidamente, magari senza le personali gioie dell'amore, ma almeno anche senza ulteriori pene ma il poeta oltrepassa il confine: immagina che anche la madre possa tornare a far parte di quel confortevole nido, sente quasi a livello fisico la carezza sulla sua testa; a un certo punto, però, si accorge "delle sue guance smorte" poi sarà lei a ricordargli: tu vorresti lavorare e condividere tutto questo con me? Ma non vedi che dove sono io piove e nevica? Sarebbe bello vivere qui, davvero, ma io - come vedi - non posso far altro che stare al cancello le immagini, i simboli di questa poesia, sembrano avvitarsi in un vortice, tornare indietro, quasi che tutto regredisse allo stato di uovo-embrione, prima che il nulla tutto inghiotta e tutto cancelli.
Il gelsomino notturno: solitudine e natura
Il gelsomino notturno: composta per il matrimonio di un suo amico. Nel momento della sera prova degli stati d’animo nella sua solitudine. Il primo la descrizione della natura con il giungere della sera, i fiori notturni richiamano i suoi pensieri che di sera incombono come i suoi ricordi. Cessano le grida mentre ancora una casa bisbiglia. tutti dormono nei loro nidi, Sono svegli solo i fiori notturni. Con poche immagini ci fa capire le nozze dell’amico.
Alexandros: riflessioni sui destini umani
Alexandros:In questo celebre poemetto conviviale, Alessandro Magno è giunto alla fine di tutto ciò che poteva conquistare; ora si volge , turbato, a esaminare il significato del suo cammino e delle sue conquiste. La celebrazione dell'eroe antico diviene così, in Alexandros, una turbata interrogazione sui destini umani. Il poemetto Alexandros, come gli altri poemi conviviali, è ambientato nel mondo dell'antichità classica, di cui fa rivivere i personaggi e i riferimenti storici, secondo però i modi e i sentimenti del Pascoli. Il poemetto esprime lo stato d'animo di Pascoli più, allusivamente e suggestivamente , per mezzo di quadri, di immagini e di musica che non per mezzo di sentenze. E in ciò sta il suo valore poetico.
I Canti di Castelvecchio: ritorno alla metrica libera
I Canti di Castelvecchio ritornano alla metrica estremamente libera ed al linguaggio particolare di Myricae, tant’è che sono stati definiti dallo stesso Pascoli Myricae autunnali. Rispetto alla prima produzione si può notare che queste poesie sono più articolate e meno frammentarie. Alcune delle liriche da ricordare sono La cavalla storna;La mia sera; Il gelsomino notturno; La voce della madre; L’ora di Braga.
Domande da interrogazione
- Quali eventi hanno segnato l'infanzia di Giovanni Pascoli?
- Come si è sviluppata la carriera accademica di Pascoli?
- Cosa rappresenta la "poetica del nido" per Pascoli?
- Qual è il significato del "Fanciullino" nella poetica di Pascoli?
- Quali critiche Pascoli muove al lessico italiano e a Leopardi?
L'infanzia di Pascoli è stata segnata dall'assassinio del padre Ruggero nel 1867, un trauma che ha avuto un impatto profondo sulla sua vita e sulla sua poetica, portando la famiglia a perdere gradualmente il proprio stato economico e a subire una serie di lutti.
Pascoli si iscrisse alla facoltà di lettere di Bologna nel 1873, ma dovette abbandonare gli studi per difficoltà economiche. Dopo un periodo di militanza anarchica e un breve arresto, riprese gli studi, si laureò nel 1882 e divenne professore, pubblicando le sue prime opere e succedendo a Carducci all'università di Bologna.
La "poetica del nido" rappresenta per Pascoli un rifugio sicuro e protettivo, simbolo della famiglia e dell'infanzia perduta. È un tema ricorrente nelle sue opere, dove il nido è visto come un luogo di protezione dalle difficoltà e dalle minacce del mondo esterno.
Il "Fanciullino" è un concetto centrale nella poetica di Pascoli, rappresentando l'innocenza e la capacità di meravigliarsi del mondo con occhi nuovi. Per Pascoli, il poeta è colui che sa ascoltare la voce del fanciullino, scoprendo l'essenza poetica già presente nella realtà.
Pascoli critica il lessico italiano per essere troppo generico e inadeguato a rappresentare ogni particolare. Critica anche Leopardi per l'uso di espressioni imprecise, come "un mazzolin di rose e viole", poiché queste piante fioriscono in periodi diversi. Pascoli ritiene necessario arricchire il lessico attingendo a fonti dialettali.