Andrea301AG
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Concetti Chiave

  • "Myricae" di Giovanni Pascoli, pubblicata nel 1891, è una raccolta di poesie dedicata al padre, con un titolo ispirato alle bucoliche di Virgilio che simboleggia umiltà e semplicità.
  • Il tema principale della raccolta è la vita rurale, descritta attraverso immagini suggestive e malinconiche della campagna, soprattutto in autunno.
  • Pascoli esalta la modestia e l'umiltà della vita agreste, riflessa nei cicli stagionali e nel lavoro quotidiano dei campi.
  • Dal punto di vista linguistico, utilizza termini popolari e tecnici, suggerendo un'apparente influenza del verismo.
  • Nonostante l'influenza verista sembri presente, è solo superficiale, poiché Pascoli supera il verismo in modo simile a D'Annunzio nelle sue "Novelle della Pescara".

La prima raccolta di poesie del Pascoli, scritta nel 1891, è dedicata al padre ed ha come titolo “Myricae”, termine tratto dalle bucoliche di Virgilio: esso è posto infatti nella parte iniziale della quarta bucolica: “humiles myricae”. Il termine “umile” deriva da umus, che vuol dire terra. La parola Myricae, accostata all’aggettivo humiles, evidenzia il motivo georgico e costituisce una dichiarazione di umiltà da parte dell’autore, che all’interno della raccolta propone una poetica che si eleva poco da terra (che non tratti quindi argomenti elevati), diversa da quella del Carducci, l’ultimo dei romantici.

Indice

  1. Tema rurale e linguaggio
  2. Verismo apparente

Tema rurale e linguaggio

Il tema dominante della raccolta è quello rurale: la campagna è contemplata e descritta nei suoi momenti più suggestivi e malinconici; essa viene principalmente ritratta durante l’autunno, stagione caratterizzata dalla nostalgia per l’estate e dall’attesa dell’inverno.

Nelle liriche che compongono la raccolta Pascoli sottolinea la modestia, l’umiltà e la quotidianità tipici della vita agreste, caratteristiche evidenziate dall’avvicendarsi delle stagioni, dal succedersi delle ore e dagli aspetti quotidiani, umili e dimessi del lavoro dei campi. La semplicità dei temi trattati si accompagna ad un atteggiamento linguistico caro al verismo, che consiste nel ricorso a termini popolari e gergali e tecnici.

Verismo apparente

Ad una prima e veloce lettura della raccolta, si potrebbe avere l’impressione di trovarsi di fronte a testi di impronta verista, ma ad uno studio più accurato questa impressione viene meno, in quanto all’interno della raccolta l’influenza del verismo è soltanto esteriore ed apparente. Infatti, la raccolta pascoliana può essere paragonata alle “Novelle della Pescara” di D’Annunzio, opera di impronta verista, in cui il verismo, proprio come in Myricae, è solo apparente. Con D’Annunzio e Pascoli si assiste dunque al trascolorare del verismo.

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