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D'Annunzio, Gabriele - Il ritratto di Andrea Sperelli ne Il piacere scaricato 17 volte

Concetti Chiave

  • Andrea Sperelli è ritratto come l'ideale del giovane signore italiano del XIX secolo, influenzato dall'educazione estetica e dalle esperienze di viaggio con il padre.
  • Il protagonista vive una vita edonistica, centrata sul piacere e la bellezza, ma ciò porta a una debolezza morale e una perdita di sincerità con se stesso.
  • La figura di Andrea è ambigua, con un superomismo contaminato da debolezze personali, soprattutto evidenti nel suo rapporto con le donne.
  • Il racconto di D'Annunzio sulla cecità esplora la condizione fisica e psicologica del poeta, enfatizzando la sensibilità acuita e la creazione artistica.
  • La poesia "La sera fiesolana" è caratterizzata da un libero fluire di immagini paesaggistiche, con la sera personificata come una figura femminile che esalta la natura.

Indice

  1. Il ritratto di Andrea Sperelli
  2. Analisi: Andrea Sperelli, eroe ambiguo
  3. Parola e menzogna
  4. Il cieco veggente
  5. Analisi: la cecità e la creazione artistica
  6. Frammenti di sensazioni
  7. La sera fiesolana
  8. Analisi: I palpiti della sera

Il ritratto di Andrea Sperelli

Nel secondo capitolo del romanzo “Il piacere”, l’autore avvia il celebre ritratto dell’ultimo discendente, il protagonista Andrea Sperelli. Il conte Andrea Sperelli, era l’unico erede della propria famiglia e proseguiva la tradizione familiare; egli era L’ideale del giovane signore italiano del XIX secolo, considerato come l’ultimo discendente di una razza intellettuale.
L’adolescenza di Andrea Sperelli, venne costituita da profondi e vari studi e da numerosi e lunghi viaggi in compagnia del padre, con il quale, Andrea Sperelli riuscì a compiere la sua educazione estetica sotto la cura paterna, senza alcune restrizioni.
Dal padre, ottenne il gusto delle cose d’arte, il culto appassionato della bellezza e il paradossale disprezzo dei pregiudizi e l’avidità del piacere. Il padre crebbe all’interno della corte borbonica di Napoli, era un uomo dedito ai piaceri e aveva una certa inclinazione Byroniana al romanticismo fantastico. Il suo stesso matrimonio era avvenuto in circostanze quasi tragiche, dopo una furiosa passione. Dopo essersi diviso dalla moglie, il padre tenne con sé il suo amato figlio Andrea, e con lui viaggió per tutta l’Europa. L’educazione di Andrea era Data non solo dagli studi sui libri, ma anche da ciò che aveva vissuto durante i suoi viaggi con il padre; lo spirito di Andrea era dato non solo dall’alta cultura, ma anche dall’esperienza; Per lui, più grande era la curiosità, più si allargava la conoscenza. Fin da piccolo, Andrea Sperelli venne considerato un prodigio, grazie alla sua forte sensibilità, ma l’espansione di questo suo pregio divenne ben presto la distruzione di un’altra forza, del rigore morale, il quale aspetto nemmeno il padre riusciva a reprimere.
Andrea Sperelli non si accorgeva del fatto che la sua vita fosse la riduzione progressiva delle sue facoltà, del suo piacere e delle sue speranze. Un giorno, Il padre, gli diede la massima fondamentale, la regola di vita che Andrea Sperelli seguirà per tutta la sua esistenza: la vita deve diventare un’opera d’arte, deve cioè essere stabilita dall’uomo d’intelletto, che la regola suo piacimento. Successivamente il padre gli diede altre massime fondamentali, riguardanti “il sofisma” e “il possedere, non essere posseduti”. Le massime del padre, inculcano nel figlio una concezione edonistica della vita, intesa come somma di piaceri da perseguire ogni giorno. Andrea comprende che il piacere é il valore più alto di tutti, tanto da mettere in secondo piano la verità: egli diventerà così abile nella menzogna da non saper più essere sincero nemmeno con se stesso. Dopo la morte prematura del padre, Andrea Sperelli si trovò da solo a 21 anni, proprietario di una fortuna considerevole, distaccato dalla madre e in balia delle sue passioni e dei suoi gusti; Andrea decise di rimanere 15 mesi in Inghilterra, Successivamente a ciò la madre si risposò con un vecchio amante E fu proprio per questo motivo che Andrea Sperelli ritornó a Roma; Roma era il suo grande amore, non la Roma dei cesari ma la Roma dei papi, non la Roma degli archi ma delle terme, non la Roma dei fóri, ma quella delle chiese, delle ville e delle fontane.

Analisi: Andrea Sperelli, eroe ambiguo

Nel celebre ritratto di Andrea Sperelli, l’autore sviluppa i principi di una visione del mondo “estrema“, incentrata al culto del piacere, della bellezza e del senso di superiorità estetica. Ma il profilo del personaggio è ben lontano dall’essere monolitico: infatti i caratteri della superiorità contengono dei tratti di estrema debolezza. Il superomismo è contaminato da un’ottica decadente, l’estetismo che rende Sperelli superiore agli altri uomini, è considerata anche una malattia che installa un dubbio, una debolezza e una scarsa solidità morale; Un altro aspetto di Andrea è quello dell’avere delle volontà debolissima, questo difetto avrà grande importanza nella conclusione del romanzo, quando il protagonista, senza volere, pronuncerà nell’abbraccio con Maria, il nome di Elena. Sarà proprio nel momento del possesso di una donna, che Sperelli dimostrerà la sua mancanza di controllo. (Habere, non haberi).

Parola e menzogna

La parola di Andrea può trasformarsi in sofisma, cioè un ragionamento ingannevole. Il culto estremo della parola, è al confine tra positività e negatività, possiamo quindi considerarlo benefico e allo stesso tempo pericoloso. Nel caso del senso estetico, ad esempio, esso in andrea funziona come un punto di equilibrio che gli consente nei momenti in cui la volontà cede agli istinti, di mantenere un certo ordine. Un ordine estetico, non morale. L’estetismo può essere, una regola e al contempo la deriva dell’esistenza. Questa natura ambivalente della personalità di Andrea si riflette anche nella sua città preferita, Roma: la città dello sfarzo e dell’eleganza, che sotto la bellezza dei suoi monumenti, cela un grande tratto di decadenza, ponendosi così come emblema e “doppio“ del protagonista.

Il cieco veggente

Brano di apertura del Notturno. D’Annunzio è a letto immobile con gli occhi bendati per evitare ulteriori traumi agli occhi. Piega un pò le gambe per dare la giusta inclinazione alla tavoletta sulla quale scrive su dei listelli di carta. Tra le dita ha una matita. I suoi gomiti sono fermi e si muove solo il polso per scrivere. L’autore si sente rigido e immobile come uno scriba egizio (riferimento Lo Scriba statua egizia). La stanza dove si trova è totalmente buia e lui così scrive imparando a farlo anche nella sua condizione di cecità.

Analisi: la cecità e la creazione artistica

Il brano descrive la condizione fisica e psicologica del poeta mentre scrive Il Notturno: l’immobilità e l’isolamento acuiscono la sua sensibilità. D’Annunzio è sempre il poeta dell’immediato fluire vitale dei sensi, ma non più quello del mito solare, come in Alcyone, bensì quello nuovo della comunione con il buio. La sensibilità esasperata dalla posizione innaturale cerca un modo ingegnoso per tradurre in immagini quell’angoscia che dal corpo del malato trapassa alla coscienza. La cecità va intesa quindi sia come dolore fisico e concreto ma anche come una condizione mentale conoscitiva e creativa.

Frammenti di sensazioni

Immediatamente evidente in questo primissimo brano del Notturno dannunziano, è la nuova forma che la prosa assume nella registrazione delle sensazioni stimolate nel poeta dalla cecità, ovvero dalla privazione di uno dei sensi che acuisce le percezioni degli altri. Tutto intento all’ascolto e alla registrazione delle proprie sensazioni, lo scrittore prende naturalmente la parola in prima persona, e la particolare articolazione della sua prosa, che procede appunto per singoli lampi, è cadenzata dal susseguirsi dei verbi in prima persona, ai quali è demandata l’apertura di quasi tutti i capoversi di questo brano: Ho, Sto, Sollevo, Scrivo, Sento, Imparo.
Le frasi brevi, il frequente ricorso all’a capo, il prevalere della paratassi sono inoltre il segno di una scrittura che ha rinunciato a qualsiasi sviluppo narrativo e procede, invece, per istantanee per illuminazioni (epifanie). Egli contribuisce anche con questa personale realizzazione di una prosa lirica, alla fondazione di quella che si sarebbe poi affermata come la poetica dominante tra gli scrittori riuniti intorno alla rivista “La Voce” fondata nel 1908 da Prezzolini e Papini: il frammentismo.

La sera fiesolana

Troviamo un libero fluire di immagini paesaggistiche, incentrate sui temi della freschezza e della dolcezza di quel momento magico tra il cadere del giorno e l’apparire delle prime stelle. Protagonista di questo componimento è la sera, che assume i tratti di una figura femminile. La poesia si compone di tre strofe, di 14 versi, di varia misura, con una lauda di tre versi a chiudere ciascuna delle tre strofe.
Nella prima strofa, siamo a Fiesole, in Toscana, in un ambiente naturale fatato: una distesa di colline su cui crescono ulivi. siamo alla fine della primavera, Al tramonto, in un contesto in cui pochissimo succede: un uomo, su una scala che sta diventando nera perché il sole sta calando, raccoglie foglie di gelso, con un fruscio che il poeta sfrutta in modo sinestetico, unendo il suono di questo gesto ai colori sfumati della luna che sta spuntando all’orizzonte. L’arrivo della luna permette al poeta di immaginare: egli vede scendere sulla terra il velo argenteo lunare, che ricoprirà ogni pianta; la rugiada che, grazie all’abbassamento della temperatura, bagnerà tutte le campagne fiesolana e, darà loro la pace della notte.
Nella seconda strofa, il poeta, spera che le sue parole, pronunciate in quella magica serata, possano essere dolci come la pioggia che, cadendo sulle foglie, faceva un rumore soffuso in quel momento della giornata, sul fare dell’estate. la pioggia cade sulle piante delle colline: i gelsi, gli oli, le viti e i pini appena germogliati. In questo momento non è più primavera, né ancora estate: il grano non è secco, ma non è più verde. Gli olivi sembrano guardare verso l’alto con le loro foglie, non ancora del tutto verdi e pallide.la sera viene lodata, nella seconda lauda, per i suoi vestiti profumati, ovvero per il profumo che promana dalle piante lungo le colline.
Nella terza strofa, il poeta spiegherà alla sua donna verso quali regni amorosi ci porti il fiume Arno, che solca la valle di Fiesole, le cui fonti custodiscono un segreto, come le colline fiesolana, che per la forma sembrano essere delle labbra socchiuse, pronte a parlare. Qui la natura viene fatta parlare dal poeta superuomo. Egli le permette di spiegare agli uomini quale segreto racchiudano. Nella terza lauda, viene lodata la sera, per la sua morte, per il suo diventare notte, in cui palpita la luce delle stelle che iniziano a vedersi in lontananza.

Analisi: I palpiti della sera

La lirica si articola in tre strofe, ciascuna delle quali è seguita da una Lauda di tre versi. Nella prima strofa il poeta, rivolgendosi alla donna che gli accanto, le rivela le sensazioni che prova mentre scende la sera; la seconda descrive la pioggia il senso di refrigerio che essa diffonde sulla campagna assetata; nella terza il poeta esalta la poesia come rivelazione del mistero delle cose della natura, mettendo in luce la corrispondenza segreta tra le proprie parole e il paesaggio. E l’apertura della lirica segna l’entrata in scena della sera sulle colline fiesolana mentre la chiusura, segna il concerto della sera per far posto al buio della notte costituito dalle “prime stelle”.

Domande da interrogazione

  1. Chi è il protagonista del romanzo "Il piacere"?
  2. Il protagonista del romanzo "Il piacere" è Andrea Sperelli.

  3. Quali sono le massime che il padre di Andrea Sperelli gli ha insegnato?
  4. Le massime che il padre di Andrea Sperelli gli ha insegnato riguardano "il sofisma" e "il possedere, non essere posseduti".

  5. Come descrive D'Annunzio la sua condizione di cecità nel brano del Notturno?
  6. D'Annunzio descrive la sua condizione di cecità come un'immobilità rigida e immobile, ma che acuisce la sua sensibilità.

  7. Quali sono i temi principali della poesia "La sera fiesolana"?
  8. I temi principali della poesia "La sera fiesolana" sono la freschezza e la dolcezza del momento tra il cadere del giorno e l'apparire delle prime stelle.

  9. Cosa rappresenta la terza strofa della poesia "La sera fiesolana"?
  10. Nella terza strofa della poesia "La sera fiesolana", il poeta spiega alla sua donna i segreti della natura e la corrispondenza tra le sue parole e il paesaggio.

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