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Concetti Chiave

  • D'Annunzio vive la vita come un'opera d'arte, caratterizzata da una tensione erotica ed eroica, sfociando in azioni politiche e militari.
  • L'estetismo di D'Annunzio, critico del conformismo borghese, si manifesta attraverso personaggi che incarnano il superuomo, ma spesso rivelano debolezze e sconfitte.
  • Nei suoi romanzi, come "Il Piacere" e "Le vergini delle rocce", esplora temi di crisi interiore e di ricerca dell'ideale estetico, spesso ostacolati da figure femminili fatali.
  • Con l'influsso di Nietzsche, la sua produzione letteraria evolve esaltando la volontà di potenza e il mito del superuomo, rappresentato dal poeta Vate.
  • Le sue opere teatrali e le "Laudi" riflettono un desiderio di sublimare la realtà, celebrando un passato glorioso e la modernità capitalistica, mentre affronta temi di forza e decadenza.

Indice

  1. Vita come un'opera d'arte
  2. Scandalo e letteratura
  3. Estetismo e crisi
  4. Il Piacere e la crisi
  5. Fase della bontà
  6. Influenza di Nietzsche
  7. Romanzi di transizione
  8. Manifesto del superuomo
  9. Teatro e poesia
  10. Le Laudi e il mito

Vita come un'opera d'arte

Secondo d’Annunzio bisogna vivere la vita come un’opera d’arte, e così egli ha fatto.

Scandalo e letteratura

Fin da subito acquista notorietà in campo letterario, sia per i contenuti erotici che spesso suscitavano scandalo, sia per una vita altrettanto scandalosa.

D’Annunzio mira a creare l’immagine di una vita eccezionale: il vivere inimitabile, ovvero volle realizzare una vita “eccezionale”, libera da ogni convenzione e costrizione, in una perenne tensione erotica ed eroica, in un’atmosfera di raffinatezza e sensualità. Questa scelta della vita inimitabile ha bisogno di sfociare in una grande azione: quella politica (sappiamo che partì come deputato dell’estrema destra, ma che ben presto si schierò a sinistra) e militare (la battaglia di Fiume e la guerra combattuta non tra il fango, ma tra i cieli).

Fin subito, rileviamo nei primi scritti momenti di stanchezza e visioni cupe e mortuarie, che fanno intuire come il vitalismo sfrenato celi in sé il fascino ambiguo della morte. Di questi anni troviamo Terra Vergine (preso spunto da Verga-Vita dei campi) e le Novelle di Pescara, che rivelano un mondo ambiguo, superstizioso ed immaginario.

Estetismo e crisi

Verso gli anni 80 troviamo opere, come La Chimera, dove il poeta insiste sui temi della sensualità perversa, di una femminilità fatale e distruttrice. Queste opere sono il frutto dell’estetismo dannunziano: tutto ciò dà origine al culto della bellezza e dell’arte, valore supremo, ad essa devono essere subordinati tutti gli altri valori.

Il personaggio dell’esteta è incarnato nel d’Annunzio letterario, è una sorta di risarcimento immaginario da una condizione di degradazione dell’artista. Nasce in lui il desiderio di un ritorno all’antichità, dove gli artisti vivevano una condizione di privilegio, ma l’esteta non ha il coraggio di opporsi alla società in ascesa: il culto della bellezza diviene menzogna.

Il Piacere e la crisi

L’estetismo entra in crisi, e Il Piacere ne è la testimonianza più esplicita. Al centro del suo primo romanzo si pone Andrea Sperelli, incarnazione dell’autore. È un aristocratico, artista figlio di artisti, “fare della propria vita un’opera d’arte” in un uomo dalla volontà debolissima come il protagonista fa nascere una forza distruttrice che lo prosciuga da tutta la sua creatività. La crisi trova il suo banco di prova con la donna: Elena Muti (donna fatale che incarna l’erotismo e la lussuria) e Maria Ferres (donna pura che incarna la sua occasione di riscatto). L’esteta mente a sé stesso: la figura della donna angelo è solo un’altra forma di perversione. Vuole Elena, che lo rifiuta, quindi si abbandona completamente a Maria, restando con il vuoto e il senso di sconfitta.

In questo romanzo d’Annunzio ostenta un atteggiamento fortemente critico, in esso vi si possono trovare ancora tracce del Verismo. Vi è, però una novità: crea un romanzo psicologico in cui cerca di costruire al di sotto di fatti concreti una sottile trama di allusioni simboliche.

Fase della bontà

Subentra la fase della bontà, momento influenzato dalla letteratura russa, in particolare da Dostoievskij. Scrive due romanzi: l’Innocente e Giovanni Episcopo, insieme alla raccolta poetica del Poema paradisiaco, percorsa dal desiderio di recuperare l’innocenza dell’infanzia, il ritorno alle cose semplici e gli affetti familiari, ma non bisogna lasciarsi ingannare da questi desideri, difatti è sempre presente il senso di estenuazione e di morte, i vagheggiamenti di un passato irrimediabilmente perduto. Proprio per questo, la bontà costituisce solo una fase provvisoria.

Influenza di Nietzsche

La produzione letteraria cambia irrimediabilmente con l’avvicinarsi del poeta alla filosofia, in particolare a Nietzsche, con il quale condivide alcuni temi:

• Il rifiuto del conformismo borghese;

• L’esaltazione dello spirito dionisiaco;

• Il rifiuto della pietà e dell’altruismo;

• L’esaltazione della volontà di potenza;

• Il mito del superuomo: che per d’Annunzio si identifica con il poeta Vate, capace di essere una guida e un profeta per il paese, che vive una vita originale, piena di emozioni e passioni in una dimensione estetica, in cui la virtù è consacrata all'arte.

ROMANZI

Romanzi di transizione

Il trionfo della morte rappresenta una fase di transizione. Giorgio Aurispa è un esteta, anche se per poco. Predilige inizialmente la famiglia, ma il breve rientro nel nucleo familiare rende più profonda la sua crisi, in quanto rivive il rapporto conflittuale con il padre. Insieme ad Ippolita, femme fatale, comincia una ricerca che lo porta a riscoprire le radici della sua stirpe. Arrivati in un villaggio abruzzese, dove tutto è barbarico e primitivo, Giorgio si sente disgustato e respinto. La soluzione si affaccia nel messaggio dionisiaco di Nietzsche, in un’immersione nella vita in tutta la sua pienezza, ma l’eroe è pervaso dalle forze oscure della sua psiche che lo porteranno al suicidio, insieme alla sua amata.

Tramite il suicidio, quell’alter ego in cui proietta la parte malata e oscura di sé, lo scrittore si sente pronto a percorrere la strada del superuomo.

Manifesto del superuomo

Le vergini delle rocce è il manifesto ideologico del superuomo. D’Annunzio non auspica più ad un personaggio debole ed incerto, ma un eroe forte e sicuro, figura che plasma in Claudio Cantelmo. Egli possiede una visione aristocratica della vita, il suo obiettivo è generare un figlio che diventerà la guida politica dell’Italia. Per creare questo ragazzo speciale, va alla ricerca della donna giusta in una famiglia della nobiltà borbonica, devastata dalla malattia e dalla follia. L’eroe crede di riuscire da questo scenario di decadenza, ma in realtà non è così, poiché si innamora di Anatolia, che non potrà seguirlo perché è responsabile di madre, padre e fratelli malati. Sceglie quindi Violante, incarnazione della donna fatale: immagine non di fecondità creatrice, ma di un eros perverso e distruttivo. Nonostante tutto, i personaggi dannunziani restano deboli e sconfitti.

Fuoco invece rappresenta il manifesto letterario del superuomo: Stelio Effrema vuole creare una grande opera artistica, che sia fusione di poesia, musica, danza, e attraverso di essa vuole creare un nuovo teatro. Forze oscure, ovviamente, si interpongono ai desideri dell’eroe: l’amore nevrotico e possessivo di Foscarina, che ostacola l’eroe nella sua opera. Il romanzo si conclude con il sacrificio di quest’ultima: lascerà libero Stelio in modo che possa seguire la sua via, ma anche qui assistiamo al fallimento della realizzazione del progetto dell’eroe.

Forse che si forse che no: Paolo Taris realizza la sua volontà eroica nel volo. Anche qui è presente una forza negativa, che si incarna in una donna sensuale e fatale: Isabella. L’eroe, proprio quando sembra dover soccombere al suo destino trova una via di liberazione: mentre cerca la morte, sicuro di precipitare con l’aereo in mare, è riassalito dal desiderio di vita. La macchina aerea è miticamente trasformata in un’occasione di sublimazione superumana.

TEATRO

Teatro e poesia

L’approdo al teatro avviene grazie alla relazione con l’attrice Eleonora Duse.

Rifiuta il teatro borghese e realistico, che metteva in scena la quotidianità della vita. Ambisce, invece, ad un teatro di poesia, che sublimi la realtà, che rappresenti personaggi di eccezione, passioni e conflitti psicologici fuori dal comune, tessuti su una complessa trama psicologica. Anche in queste tragedie è presente la tematica superomistica che, al solito, si scontrano con le forze antagoniste. L’eroe si scontra sempre con la donna nemica che ostacola la sua missione, oppure si scontra contro la realtà borghese.

Un’opera teatrale che ha rilievo è sicuramente La figlia di Iorio, che ambienta la vicenda in un Abruzzo primitivo, magico e superstizioso, inscenando canti, scongiuri, preghiere, proverbi, dove regna un gusto tutto decadente per il barbarico e primitivo.

LE LAUDI

Le Laudi e il mito

D’Annunzio disegnò cicli di romanzi che molto spesso non portò a termine, ci provò con le laudi. Nel campo della lirica vuole affidare il compito di vate a sette libri di Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi. Terminò i primi cinque: Maya, Elettra, Alcyone, Merope, Asterope. Gli ultimi due libri furono annunciati, ma non furono mai scritti.

Maia non è una raccolta di liriche, ma un poema lungo 8000 versi.

D’Annunzio non segue più gli scemi della metrica tradizionale, e adotta il verso libero con rime ricorrenti senza schema fisso. Si presenta come un carme ispirato, profetico e vitalistico. Il poema è l’immersione in un passato mitico alla ricerca di un vivere sublime, divino, all’insegna della forza e della bellezza. Dopo questo salto nell’antichità, il poeta riemerge nella realtà moderna, le metropoli industriali orrende.

Nel mondo moderno però d’Annunzio scopre una segreta bellezza: la forza grandiosa del capitalismo. Da qui in poi il poema diviene inno alla modernità capitalistica ed industriale, alle nuove masse operaie, strumento nelle mani del superuomo. Il poeta assume la figura pubblica del propagatore dei miti più oscurantismi e reazionari, come il dominio della stirpe latina sul mondo, il disprezzo dei deboli e il trionfo della forza.

Elettra è dedicato al mito del superuomo nell’arte e nell’eroismo universale, denso di propaganda politica diretta. Anche qui vi è un polo positivo rappresentato da un passato e da un futuro di gloria e bellezza, che si contrappongono ad un polo negativo, il presente da riscattare. Una parte cospicua del volume è costituita da una serie di liriche sulle Città del silenzio, che corrispondono alle antiche città italiane, conservatrici del ricordo di un grande passato e della bellezza artistica. Medioevo e Rinascimento sono l’equivalente dell’Ellade della precedente Lauda.

Alcyone è molto diverso rispetto agli altri due. Tratta, infatti, della fusione con la natura. Il libro comprende 88 componimenti, ambientati durante la stagione estiva. Quest’ultima è più propizia ad eccitare il godimento sessuale, a consentire la pienezza vitalistica: l’Io del poeta si fonde col fluire della vita del Tutto, si identifica con qualsiasi presenza naturale, potenziandosi e attingendo ad una condizione divina. Alcyone non è una manifestazione del superomismo, ma dell’ulissismo, ovvero la febbre di vivere tutte le esperienze al di là del limite.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la visione di vita di d'Annunzio e come si riflette nelle sue opere?
  2. D'Annunzio crede che la vita debba essere vissuta come un'opera d'arte, caratterizzata da un'esistenza eccezionale e inimitabile, libera da convenzioni. Questa visione si riflette nei suoi scritti, che spesso esplorano temi di sensualità, estetismo e crisi personale.

  3. Come si manifesta l'estetismo nelle opere di d'Annunzio e quale crisi rappresenta?
  4. L'estetismo di d'Annunzio si manifesta attraverso il culto della bellezza e dell'arte come valori supremi. Tuttavia, questo estetismo entra in crisi, come illustrato nel romanzo "Il Piacere", dove il protagonista Andrea Sperelli vive una vita artistica che lo prosciuga creativamente.

  5. In che modo l'influenza di Nietzsche si riflette nella produzione letteraria di d'Annunzio?
  6. L'influenza di Nietzsche si riflette nel rifiuto del conformismo borghese, nell'esaltazione dello spirito dionisiaco e della volontà di potenza, e nel mito del superuomo, che d'Annunzio identifica con il poeta Vate, una guida e profeta per il paese.

  7. Qual è il significato del "Manifesto del superuomo" nei romanzi di d'Annunzio?
  8. Il "Manifesto del superuomo" si esprime nei romanzi come "Le vergini delle rocce", dove d'Annunzio crea personaggi forti e sicuri, come Claudio Cantelmo, che aspirano a generare una nuova guida politica per l'Italia, ma che spesso si scontrano con la decadenza e la sconfitta.

  9. Qual è l'approccio di d'Annunzio al teatro e come si differenzia dal teatro borghese?
  10. D'Annunzio rifiuta il teatro borghese e realistico, preferendo un teatro di poesia che sublimi la realtà e rappresenti personaggi eccezionali e conflitti psicologici complessi. Le sue opere teatrali, come "La figlia di Iorio", esplorano temi superomistici e si scontrano con forze antagoniste.

Domande e risposte

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