Concetti Chiave
- Gabriele D'Annunzio, nato a Pescara nel 1863, mostrò fin da giovane aspirazioni a una "vita inimitabile".
- Pubblicò la sua prima raccolta di poesie, "Primo vere", nel 1879, suscitando polemiche per i temi liberi e sensuali.
- A Roma, si distinse nei salotti letterari per articoli e avventure, diventando una figura di spicco nel panorama letterario.
- Le sue opere, come "Il Piacere", incarnano il gusto decadente, unendo sensualità e simbolismo francese.
- D'Annunzio fu influenzato dalla teoria del "superuomo" di Nietzsche, applicandola alla sua poetica e vita pubblica.
Indice
Infanzia e primi successi letterari
Gabriele D'Annunzio nacque a Pescara nel 1863 da un'agiata famiglia. A soli dieci anni lasciò la terra natale per studiare al prestigioso collegio Cicognini di Prato, dove rimase fino al 1881, dando già prova dell'aspirazione a una "vita inimitabile". Nel 1879 pubblicò un volume di versi, "Primo vere", che gli procurò un'ammonizione dai professori per la libertà dei temi e del linguaggio e per la forte sensualità.
Per pubblicizzare l'opera, il poeta arrivò a diffondere sui giornali la notizia della propria morte, suscitando il compianto; poi ne fece pubblicare la smentita, inviando alle redazioni anche copie del suo libro. Divenuto celebre e conseguita la licenza liceale, si trasferì a Roma, dove si iscrisse alla facoltà di Lettere e filosofia, senza tuttavia conseguire mai la laurea.Vita mondana e opere letterarie
A Roma D'Annunzio venne subito accolto nei salotti mondani dove si distinse per i suoi articoli giornalistici e per le sue avventure galanti, divenendo presto un personaggio del panorama letterario.
Dal 1882 uscirono le sue numerose raccolte poetiche dove prevalgono toni languidi e sensuali, sensazioni forti e violente e in particolare il simbolismo francese. Sul versante narrativo, sono questi gli anni del "Libro delle Vergini" (1884), una raccolta di tre novelle e del romanzo "Il Piacere" (1889), l' "apoteosi", in prosa, del gusto decadente che prevale nelle opere poetiche, immerso in un'atmosfera di passioni in cui si muove il protagonista, Andrea Sperelli, uomo avido di piaceri, eroe decadente convinto di dover fare della sua vita un'opera d'arte.
Influenze filosofiche e politiche
Tra il 1889 e il 1890, D'Annunzio fu chiamato a prestare sevizio militare; in questo periodo si dedicò ai romanzi di Tolstoj, ai temi della purezza e della bontà d'animo. Nel 1892, l'incontro con Nietzsche, il filosofo tedesco che aveva elaborato la teoria del "superuomo", segnò l'avvio di una nuova vitalità poetica per D'Annunzio che applicò tale teoria alla figura del poeta considerandolo libero da ogni regola morale.
nel 1897 egli fu eletto deputato nelle file dell'estrema destra e tre anni dopo, si presentò alle elezioni nelle file di sinistra, ma senza avere successo. Acceso interventista, D'Annunzio tornò in Italia nel 1915, dove tenne numerosi e infiammati discorsi alle folle per convincerli ad appoggiare la guerra.
Eredità e stile poetico
D'Annunzio, sia come uomo sia come poeta, incarnò quel particolare eroe decadente già tipizzato dai francesi, raffinato cultore del bello, che unisce al disprezzo grigio e anonimo del vivere l'esaltazione di un'esistenza eroica e gioiosa. gli autori più importanti (Verga, Carducci) furono i suoi modelli, manipolati con originalità in modo da rispondere ad un gusto poetico, ma legato al coinvolgimento dei sensi. Inoltre, l'arte d'annunziana mira alla preziosità, alla raffinatezza e alla musicalità del linguaggio.
Domande da interrogazione
- Quali furono i primi successi letterari di Gabriele D'Annunzio?
- Come si distinse D'Annunzio nella vita mondana di Roma?
- Quali influenze filosofiche e politiche caratterizzarono D'Annunzio?
- Qual è l'eredità e lo stile poetico di D'Annunzio?
Gabriele D'Annunzio pubblicò il suo primo volume di versi, "Primo vere", nel 1879, che suscitò scalpore per la libertà dei temi e del linguaggio. Per promuovere l'opera, diffuse la falsa notizia della sua morte, attirando l'attenzione del pubblico.
A Roma, D'Annunzio si fece notare nei salotti mondani per i suoi articoli giornalistici e le avventure galanti, diventando una figura di spicco nel panorama letterario.
D'Annunzio fu influenzato da Nietzsche e dalla teoria del "superuomo", che applicò alla figura del poeta. Fu anche un acceso interventista e partecipò attivamente alla politica, sebbene con alterne fortune.
D'Annunzio incarnò l'eroe decadente, raffinato cultore del bello, con un'arte che mirava alla preziosità e musicalità del linguaggio, manipolando modelli come Verga e Carducci per un coinvolgimento sensoriale.