Concetti Chiave
- Il Decadentismo nasce da un'insoddisfazione verso la poesia tradizionale e il positivismo, e si diffonde tra artisti e intellettuali alla fine dell'Ottocento.
- Parigi emerge come epicentro del movimento, con molte riviste letterarie e gruppi di intellettuali che esprimono una visione antiborghese della vita.
- Gli intellettuali decadenti, anziché impegnarsi politicamente, si concentrano su un sentimento di decadenza e sfiducia nell'agire umano.
- La poetica del Decadentismo considera la poesia come il mezzo per esplorare il mistero, l'inconscio e l'assoluto, rifiutando le forme metriche tradizionali.
- In Italia, il Decadentismo include figure di rilievo come i poeti Giovanni Pascoli e Gabriele D’Annunzio, e gli autori Italo Svevo e Luigi Pirandello.
Indice
L'insoddisfazione artistica dell'Ottocento
Verso la fine dell’Ottocento si diffonde tra gli artisti, i poeti e gli intellettuali l’insoddisfazione per la poesia tradizionale, per il positivismo e per l’atteggiamento mentale della classe borghese tutta volta alla realizzazione del guadagno. Ne derivano una produzione artistica e una serie di comportamenti di vita che caratterizzeranno questo fine secolo (non solo in Francia). Parigi è un pullulare di riviste letterarie e di gruppi di intellettuali che esprimono questa visione antiborghese della vita. È importante notare che quest’atteggiamento, che avrebbe potuto sfociare in un serio impegno di lotta politica, prende invece uno sbocco diverso. In pratica gli intellettuali di questo periodo non si impegnano a trasformare il presento, ma hanno dentro un cupo senso di stanchezza, una tristezza, una tristezza, una sfiducia nell’agire umano, quasi un ebrezza di rovina, essendo consapevoli di essere la voce di un età di decadenza, di tramonto. I borghesi benpensanti li chiamarono per scherno “Decadenti”; ma essi accettarono tale termine e del disprezzo degli avversari si fecero un titolo di vanto, una controprova del loro essere diversi. Una delle loro pubblicazioni s’intitola appunto “Le Decadent”. D’altra parte era stato Verlaine, il primo, in un verso, a paragonarsi all’Impero romano sul finire della sua decadenza (“Je suis l’empire à la fin de la decadence”). Questo insieme di atteggiamenti fa sì che l’artista si senta uno sradicato, estraneo al mondo che lo circonda e ai valori che lo dominano (produzione, profitto, denaro) e che si svolge invece verso un mondo in cui c’è posto per ciò che si oppone all’ovvietà giornaliera: e quindi ecco la fuga verso un mondo di bellezza raffinata, insolita, preziosa. Si tratta cioè di quell’atteggiamento che si suole definire Estetismo. Mentre in Francia, Inghilterra e Germania col termine decadentismo si indica una corrente letteraria del tardo Ottocento, in Italia invece ha finito per indicare tutta la letteratura e la civiltà del Novecento.
Il Decadentismo e la sua poetica
La poetica del Decadentismo è strettamente legata alla sua visone della vita intesa come mistero. Essa infatti considera la poesia come strumento di conoscenza appunto del mistero che si avvolge. In un mondo concepito privo di certezze e di valori, in cui filosofia e scienza sono incapaci di mantenere le proprie promesse di liberazione dell’uomo, la poesia resta l’unico mezzo che ci mette in comunicazione con l’ignoto, l’inconscio e l’assoluto. Così il poeta non è più il divulgatore del sapere, come era considerato nell’Illuminismo, né il vate, ossia la guida del popolo e il cantore dei più nobili ideali umani, com’era considerato nel Romanticismo, ma il Decadentismo considera il poeta come il “veggente” cioè l’esploratore del mistero, dell’inconscio e dell’assoluto attraverso improvvise folgorazioni e intuizioni. Per la sua oscurità la poesia dei decadenti sfugge alla comprensione delle persone comuni e a volte si presta a diverse interpretazioni. Inoltre il Decadentismo rifiuta le forme metriche chiuse, rigide, i versi e le strofe tradizionali e preferisce le strofe e i versi liberi, perché la poesia, essendo la rivelazione del mistero, non può seguire regole precise e razionali. La parola adoperata non viene ricercata per il suo significato logico, ma per la sua suggestione musicale (cioè per il potere evocativo della parola).
Scrittori italiani del Decadentismo
Tra gli scrittori del Decadentismo italiano ricordiamo i poeti Giovanni Pascoli e Gabriele D’Annunzio e gli autori Italo Svevo e Luigi Pirandello.
Domande da interrogazione
- Quali sono le principali cause dell'insoddisfazione degli artisti verso la fine dell'Ottocento che hanno portato alla nascita del Decadentismo?
- Perché Parigi è considerata un centro nevralgico per il Decadentismo?
- Come si differenzia l'atteggiamento degli intellettuali decadenti rispetto a un possibile impegno politico?
- Qual è il ruolo della poesia nella visione del Decadentismo?
- Chi sono alcuni dei principali esponenti del Decadentismo italiano?
Gli artisti, poeti e intellettuali della fine dell'Ottocento manifestano un'insoddisfazione per la poesia tradizionale, il positivismo e l'atteggiamento materialista della classe borghese, orientato esclusivamente verso il guadagno, che li porta a sviluppare una produzione artistica e comportamenti di vita caratteristici del Decadentismo.
Parigi diventa un punto di riferimento per il Decadentismo grazie alla sua vivace scena di riviste letterarie e gruppi di intellettuali che esprimono una visione della vita antiborghese, facendo della città un luogo di fermento culturale per questa corrente.
Gli intellettuali decadenti scelgono di non impegnarsi in una lotta politica per trasformare la società, ma piuttosto manifestano un profondo senso di stanchezza, tristezza e sfiducia nell'azione umana, percependosi come portavoce di un'epoca di decadenza.
Nel Decadentismo, la poesia è vista come l'unico mezzo capace di metterci in comunicazione con l'ignoto, l'inconscio e l'assoluto, in un mondo privo di certezze e valori, dove filosofia e scienza falliscono nel loro intento di liberare l'uomo.
Tra gli scrittori italiani che hanno caratterizzato il Decadentismo si ricordano i poeti Giovanni Pascoli e Gabriele D’Annunzio, e gli autori Italo Svevo e Luigi Pirandello, che hanno contribuito significativamente alla letteratura e alla civiltà del Novecento italiano.