Fabrizio Del Dongo
Genius
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Concetti Chiave

  • La novella narra le beffe subite da Calandrino, un personaggio sciocco, ad opera di Bruno e Buffalmacco, due astuti pittori.
  • Calandrino, convinto di essere più furbo degli altri, diventa vittima di un inganno che lo porta a perdere un maiale e due capponi.
  • Il racconto evidenzia il contrasto tra l'intelligenza dei beffatori e la goffaggine di Calandrino, simbolo della sciocchezza umana.
  • Il dialogo è fondamentale nella novella, rendendo vivida la personalità dei personaggi e avvicinando il racconto al genere teatrale.
  • L'ambientazione campagnola arricchisce la storia con dettagli rustici, enfatizzando il divario culturale tra città e campagna.

Indice

  1. La beffa di Calandrino
  2. Il piano di Bruno e Buffalmacco
  3. Il sortilegio del formaggio
  4. La conclusione della beffa
  5. Analisi della novella
  6. Dialogo e ambientazione campagnola

La beffa di Calandrino

Come le altre novelle dell’ VIII giornata, anche questa racconta una beffa a cui viene sottoposto Calandrino che pur essendo uno sciocco, crede sempre di essere più furbo degli altri. Nei suoi confronti, lo scrittore non ha alcuna pietà, anzi è crudele, perché ciò che egli esalta è l’intelligenza di cui fanno uso i beffatori.

La novella è raccontata da Filomena, la quale richiama alla memoria degli ascoltatori i tre personaggi che erano già stati protagonisti di una novella raccontata precedentemente, sempre nella stessa giornata:

• Calandrino fu un pittore che operò a Firenze nei primi decenni del Trecento. In città era noto a tutti per la sua semplicioneria e la sua goffaggine. Nelle pagine del Boccaccio, esso diventa il prototipo della sciocchezza umana in opposizione all’accortezza e all’intelligenza umana di tanti altri personaggi delle novelle

Bruno e Buffalmacco, i due beffeggiatori erano anch’essi pittori. A quest’ultimo è attribuito il Trionfo della Morte nel Camposanto di Pisa.

Il piano di Bruno e Buffalmacco

Calandrino possedeva un piccolo podere non molto lontano da Firenze, dove ogni anno, allevava un maiale. Di solito, nel mese di dicembre, si recava sul posto, insieme alla moglie, per macellare l’animale lavorarne la carne. Una volta, poiché la moglie non stava molto bene, partì per la campagna da solo. Bruno e Buffalmacco, avendo saputo che Calandrino questa volta era solo, decisero di giocargli un brutto tiro. Innanzitutto, si recarono da un prete che abitava nelle vicinanze di Calandrino e rimasero suoi ospiti per qualche giorno. La mattina in cui essi arrivarono, Calandrino che aveva appena ucciso il maiale, vide i due amici e propose loro di venire a rendersi conto del lavoro che stava facendo e come fosse un buon amministratore dei propri beni. Bruno e Buffalmacco gli proposero di vendere il maiale e di godersi denaro, dopo aver detto alla moglie che gli era stato rubato. Calandrino non si lasciò convincere perché temeva troppo la reazione della moglie. Allora, i due amici decisero che sarebbero stati loro a rubarglielo e architettarono la beffa; col ricavato, avrebbero bisboccia insieme al prete.

Così decisero di invitare Calandrino all’osteria con il patto che sarebbe stato il prete a pagare il conto per tutti. Calandrino ne approfittò abbondantemente tanto il vino era gratis. Finita la serata, ubriaco com’era, rientrò a casa, ma si dimenticò di chiudere a chiave la porta. Bruno e Buffalmacco, dopo cena, decisero di mettere in opera il loro piano (tanto, in preda alla sbornia, Calandrino non si sarebbe accorto di nulla). Trovando la porta aperta, per loro fu ancora più facile rubare il maiale.

Il sortilegio del formaggio

La mattina, quando Calandrino si alzò, passatagli la sbornia, andò su tutte le furie nel vedere che il maiale gli era stato rubato. Ma i due compari, gli volevano far credere che egli aveva inscenato il furto, come essi gli avevano suggerito, qualche tempo prima. Davanti all’insistenza di Calandrino che sosteneva di aver detto la verità, per capire chi era il ladro, Buffalmacco propose di ricorrere ad un’usanza del tempo: il sortilegio del formaggio. Si trattava di una sorta di prova della verità: per scoprire l’autore di un furto si davano agli indiziati dei pezzetti di pane e di formaggio che erano stati precedentemente segnati e benedetti: il colpevole non sarebbe riuscito a inghiottirli. Bruno propose di inserire in due tozzi di pane con formaggio dei pezzetti di zenzero e l’acqua benedetta con della vernaccia a cui fu aggiunto del succo di aloe, un liquido molto amaro. Quindi, incaricò Calandrino di organizzare gli inviti per tutti coloro che erano sospettati. Il banchetto ebbe luogo sotto un olmo; ai convenuti Bruno spiego la questione, poi cominciò a distribuire i pezzi di pane (ovviamente Calandrino ebbe quello farcito di zenzero e succo di aloe). Ognuno guardava in faccia il proprio compagno; quanto a Calandrino che si vergognava di sputare il boccone di pane amaro, cercò di masticarlo il più possibile, fino ad avere le lacrime agli occhi, ma alla fine non ce la fece più e sputò il tutto, con grande meraviglia dei presenti.

La conclusione della beffa

Nonostante l’esito della prova, Calandrino insisteva nel dire che non era lui ad aver trafugato il suo maiale. Ma Bruno gli fece notare di aver saputo che egli tratteneva rapporti amorosi con una fanciulla di cui egli era solito pagare i capricci. Dopo aver ricordato le altre beffe, gli chiede due capponi in cambio del silenzio, altrimenti nonna Tessa sarebbe stata informata del furto e di tutto ciò che il marito nascondeva. Calandrino acconsentì per paura dell’ira della moglie e i due compari lasciarono il paese per rientrare a Firenze con il maiale e i due capponi e lasciandosi alle spalle l’amico beffeggiato.

Analisi della novella

Ne Decamerone accanto all’esaltazione della capacità di progettare e di realizzare e quindi dell’intelligenza, fa da riscontro la disapprovazione più o meno velata per gli sciocchi, vittime di una società come quella del Trecento, fondata sul valore dell’ingegno e dell’astuzia. Un esempio di quest’ultima categoria ci è fornita da Calandrino, protagonista di quattro novelle: 1) Bruno e Buffalmacco conducono Calandrino sul greto del Mugnone per cercare una pietra miracolosa che rende invisibile chi la possiede e fingendo di non vederlo, gli fanno credere che l’abbia trovata 2) il fallito tentativo di una relazione extraconiugale di Calandrino 3) Bruno e Buffalmacco fanno credere a Calandrino di essere incinto 4) I soliti amici fanno credere a Calandrino di essersi auto derubato di un maiale

Sono tutti meccanismi centrate sul meccanismo della beffa, attraverso la quale possiamo capire la personalità del beffato in tutte le sue sfaccettature.

Dialogo e ambientazione campagnola

Due aspetti sono molto importanti per analizzare la novella: la prevalenza del dialogo e l’ambientazione campagnola.

La parte narrativa è molto ridotta perché il dialogo è la tecnica che meglio di altre rende la personalità del protagonista. Calandrino è tutto nelle sue parole, nei suoi commenti alla situazione a cui far fronte. Per questo motivi, alcuni critici hanno scritto la novella si orienta di più verso il genere teatrale (commedia) che non verso il racconto. Un esempio della rapidità con cui lo scrittore descrive il furto del maiale potrebbe essere questo: “entrarono dentro e ispiccato il porco via a casa del prete nel portarono e, ripostolo, se n’andarono a dormire.

L’atmosfera campagnola è presente fin dalle prime righe e continua con particolari legati all’ambiente rustico: l’uccisione del maiale, il prete del luogo, l’osteria (forse l’unica del paese dato che si parla dell’ osteria e non di un’osteria), la riunione davanti alla chiesa, sotto un albero, un dettaglio quest’ultimo presente anche nella novella del prete di Varlungo che era solito riunire i parrocchiani sul sagrato della chiesa, sollo un olmo.

Alcuni aspetti linguistici ci rimandano alla vita di campagna: massaio, alcune imprecazioni, il termine uguanno.

L’ambientazione rustica ci rimanda al tema, non dominante, ma comunque presente: il rapporto città/campagna. Buffalmacco e Bruno vivono in città e possiedono lo spirito e la vivacità d’intelletto proprie di un abitante della città, Invece, Calandrino ha le abitudini campagnole

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema principale della novella "La beffa di Calandrino"?
  2. Il tema principale è la beffa subita da Calandrino, un personaggio sciocco che crede di essere più furbo degli altri, ma viene ingannato da Bruno e Buffalmacco, che rappresentano l'intelligenza e l'astuzia.

  3. Chi sono i protagonisti della novella e qual è il loro ruolo?
  4. I protagonisti sono Calandrino, Bruno e Buffalmacco. Calandrino è il beffato, noto per la sua ingenuità, mentre Bruno e Buffalmacco sono i beffatori che orchestrano il piano per derubarlo.

  5. Come viene descritto il piano di Bruno e Buffalmacco per ingannare Calandrino?
  6. Bruno e Buffalmacco decidono di rubare il maiale di Calandrino mentre è ubriaco, approfittando del fatto che ha lasciato la porta aperta. Successivamente, lo convincono di aver inscenato il furto lui stesso.

  7. Qual è il significato del "sortilegio del formaggio" nella novella?
  8. Il "sortilegio del formaggio" è una prova della verità usata per scoprire il colpevole di un furto. Calandrino, ingannato, non riesce a inghiottire il pane e formaggio amaro, convincendo i presenti della sua colpevolezza.

  9. Quali elementi della novella suggeriscono un'ambientazione campagnola?
  10. L'ambientazione campagnola è suggerita dall'uccisione del maiale, la presenza del prete locale, l'osteria del paese, e la riunione sotto un albero, elementi che riflettono la vita rurale e il contrasto tra città e campagna.

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