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Concetti Chiave

  • Calandrino, un pittore ingenuo, viene ingannato da Maso riguardo una pietra magica chiamata elitropia, che si dice renda invisibile chi la possiede.
  • Maso racconta a Calandrino di un paese immaginario, Bengodi, ricco di meraviglie, per convincerlo dell'esistenza della pietra magica nel Mugnone.
  • Calandrino, credendo alla storia, coinvolge i suoi amici burloni Bruno e Buffalmacco nella ricerca della pietra lungo il fiume Mugnone.
  • I due amici, fingendo di credere a Calandrino, colgono l'occasione per fargli uno scherzo, lanciandogli pietre e facendogli credere di essere invisibile.
  • Calandrino, convinto dell'invisibilità, torna a casa solo per essere riconosciuto dalla moglie, e sfoga la frustrazione su di lei, mentre Bruno e Buffalmacco raccontano lo scherzo in città.

Indice

  1. Calandrino e i burloni
  2. Le meraviglie di Bengodi
  3. La pietra dell'invisibilità
  4. La ricerca al Mugnone
  5. Il ritorno a casa
  6. La scoperta della beffa

Calandrino e i burloni

Un pittore modesto, di nome Calandrino, conosciuto per la sua stupidità, viveva nella città di Firenze, la quale era ricca di ogni tipo di persona. Egli frequentava spesso altri due pittori, Bruno e Buffalmacco, entrambi grandi burloni, che si divertivano spesso ad ingannarlo.

Un altro burlone fiorentino, chiamato Maso, il quale non perdeva occasione di ingannare gli sciocchi, avendo visto un giorno Calandrino che entrava nella chiesa di San Giovanni, lo seguì insieme ad un amico col quale stava parlando. I due si sedettero in un banco facendo finta di non aver visto Calandrino, il quale stava sotto una parete a studiare alcuni affreschi.

Le meraviglie di Bengodi

Mentre parla con l'amico, Maso cominciò a parlare delle potenzialità di alcune pietre ed ad elogiare il potere dello smeraldo e quello del rubino. Calandrino, il quale ascoltava, si avvicinò ai due.

"Disturbo?" chiese.

"Per niente" rispose Maso. E continuò a parlare.

"Dove si trovano queste pietre?" domandò il pittore ad un certo punto.

"A Berlinzone, terra dei Baschi, in un quartiere chiamato Bengodi, dove si lega l'uva con le salsicce e dove si compra un'oca con pochi soldi."

"Che posto!" esclamò Calandrino.

"Non è finita qui" gli disse Maso. "Nel paese di Bengodi si trova una montagna di formaggio parmigiano grattugiato, sulla cui cima si trovano persone che dalla mattina alla sera cuociono sempre gnocchi e ravioli in brodo di capponi."

"Per mangiarli?" chiese Calandrino.

"No. Quando sono cotti, li buttano giù lungo i fianchi della montagna e chi ne prende di più, più ne porta a casa o, se vuole, se ne ciba. Quando qualcuno ha sete, deve solo bere da un piccolo fiume di ottimo vino che scorre ai piedi della montagna di formaggio."

"Che paese!" esclamava Calandrino. "Ma dimmi, cosa ne fanno di tutti quei capponi cotti?"

"Cosa ne fanno? Se li mangiano i Baschi" gli rispose Maso.

"Ma tu, hai mai visitato questo luogo?"

"L'ho visitato tantissime volte!"

"Quante miglia è distante?"

"È lontanissimo."

"Allora è più lontano dell'Abruzzo?"

"Altro che l'Abruzzo!"

"È troppo distante per me" concluse Calandrino.

"Se, però, fosse un po' più vicino, ti assicuro che verrei con te almeno una volta per veder rotolare quei ravioli e farmene una scorpacciata. Ma dimmi, sant'uomo, qui da noi, si possono trovare quelle pietre di parlavi?"

"Ce ne sono di due tipi" gli rispose Maso "ma sono rarissime. Un tipo sono i massi di Settignano e di Monte Morello, con i quali si fanno le macine. È una pietra che i Baschi apprezzano molto più degli smeraldi, perché ne hanno poca, noi non sappiamo cosa farcene. Loro invece, pensa come è fatto il mondo, hanno così tanti smeraldi nelle campagne, che li impiegano come ghiaia nei giardini. Se potessimo portare ai Baschi un po' di macine, legate come vogliono loro, chissà quanti smeraldi ci darebbero."

"E come le vogliono legate?" si informò Calandrino.

"Infilato in una corda come anelli avendole prima forate al centro."

Calandrino ci penso su, poi chiese:

"Qual è l'altra pietra che si trova dalle nostre parti?"

"È quella" gli rispose Maso "che viene chiamata elitropia, della quale si parla anche nei libri antichi. Una pietra dalla straordinaria potenzialità, perché hai il potere di rendere invisibile chi la indossa. Capisci? Nessuno lo può vedere dove non è."

"E questa seconda" domandò Calandrino "dove si trova?"

Maso gli confidò che nel Mugnone, un piccolo fiume che scorre a poca distanza da Firenze, si poteva trovare qualcuna di queste pietre, cercando meticolosamente.

"Avremmo bisogno di sapere" insisteva Calandrino "di che dimensione e di che colore sono."

"Ce ne sono" spiegò Maso "di varie dimensioni, ma tutte di un colore nerastro."

La pietra dell'invisibilità

Acquisite le informazioni che desiderava, Calandrino se ne andò dicendo che doveva terminare un suo dipinto, ma invece si sbrigò a cercare i suoi amici Bruno e Buffalmacco per informarli della sua scoperta e per poter andare poi con loro alla ricerca della pietra. Li cercò per tutta la mattina, ma li trovò solo verso sera, nella chiesa di un monastero dove stavano lavorando. Li chiamò ansimando dal basso dai ponteggi sui quali affrescavano i muri e, dopo averli condotti vicino ad un angolo, ancora col fiato grosso, rivelò loro il segreto.

"Compagni" disse "possiamo diventare gli uomini più ricchi di Firenze! Ascoltatemi: Ho saputo da una persona degna di fiducia, che sul letto del Mugnone è possibile trovare una pietra che rende invisibile chi la indossa. Corriamo, prima che qualcun altro ci vada, e cerchiamo di trovarne qualcuna. Io la conosco, so qual è il suo aspetto e non dovremo fare altro che mettercela in tasca e successivamente andare ai banchi di quelli che cambiano moneta che hanno sempre in vista pezzi d'oro e d'argento. Senza essere visti da nessuno, ne prenderemo a volontà e diventeremo ricchi senza sprecare i giorni a dipingere sui muri come se fossimo lumache."

Bruno e Buffalmacco si guardano in faccia e, fingendo di credere a Calandrino, lo ringraziarono di avere svelato loro il suo segreto. Posarono i pennelli e si dichiararono disposti alla ricerca. Volevano sapere il nome della pietra. Calandrino, che lo aveva già dimenticato, rispose:

"Cosa ce ne importa del nome, se ne conosciamo le potenzialità? Non sprechiamo tempo e andiamo subito a cercarla."

"Bene" disse Bruno "ma per riconoscerla bisognerebbe sapere come è fatta."

"Ce ne sono di molto tipi" spiegò Calandrino "ma sono tutte di colore nerastro. Raccoglieremo tutte quelle sul nero, finché non troveremo quella giusta."

"Calandrino ha detto una cosa giusta" osservò Bruno. "Ma questo non è l'orario giusto per andare al Mugnone, c'è il sole alto che asciuga tutte le pietre facendo sembrare bianche anche quelle di colore scuro. Inoltre, oggi è giorno di lavoro e le persone, vedendoci cercare lungo l'argine del fiume, potrebbe intuire le nostre intenzioni. Qualcuno potrebbe trovare la pietra prima di noi. Questa è una cosa da fare di mattina, quando, con l'umidità, si distinguono bene le pietre nere. E di domenica, quando nessuno lavora e tutti vanno a messa."

Buffalmacco elogiò il suggerimento di Bruno, ed essendo Calandrino d'accordo, si diedero appuntamento domenica mattina, dopo aver giurato di non svelare il segreto né in casa né fuori.

La ricerca al Mugnone

Venuta la domenica tanto attesa, Calandrino si alzò prima di giorno ed andò a svegliare i due amici, con i quali da porta San Gallo raggiunse il Mugnone e cominciò a cercare per tutto l'argine.

Calandrino, il quale era il più volenteroso, avanzava saltando dappertutto, ed appena vedeva una pietra di colore scuro vi si gettava sopra, la raccoglieva avidamente e la riponeva dentro la camicia. Anche gli altri due ne raccoglievano qualcuna ogni tanto, ridendo tra di loro evitando di venir scoperti da Calandrino, il quale, ormai con le tasche e la camicia piene di pietre, si era alzato i lembi della giacca, le aveva fissate alla cintura e ne aveva fatto un doppio sacco per mettervi sempre nuovi pietre.

Vedendo che Calandrino ormai era molto carico e che si avvicinava l'ora di pranzo, Bruno cominciò a chiedere a Buffalmacco:

"Dov'è Calandrino?"

Buffalmacco, che era lontano da lui due passi, guardandosi attorno ed ovunque, rispose:

"Non lo so. Era qui un momento fa. Dove può essere andato?"

"Sarà tornato a casa" disse Bruno. "A quest'ora forse sta mangiando a casa sua e si prende gioco di noi che siamo ancora qui a cercare pietre."

"Ce l'ha fatta" diceva Buffalmacco. "Ha trovato la pietra e se n'è andato. E noi siamo stati così sciocchi da cadere in questo scherzo. Ci deve aver ingannati sul colore della pietra, in modo che solo lui potesse trovarla."

Calandrino, sentendo quelle parole, si convinse di aver trovato veramente la pietra e di essere diventato invisibile. Stette zitto e si avviò verso casa. Intanto Bruno diceva: "Che cosa facciamo ancora qui? È meglio che ce ne andiamo anche noi."

"Andiamo, andiamo" approvava Buffalmacco "intanto, siamo stati presi in giro quanto basta. Ma giuro a Dio che Calandrino ce la pagherà. Guarda Bruno! Se fosse qui, davanti a noi, com'è stato per tutta la mattina, gli tirerei questo sasso sul tallone, in modo da azzopparlo per un mese."

Così dicendo, prese un sasso tra quelli che aveva raccolto e lo tirò sul tallone di Calandrino, che trattenne un urlo a fatica, ma continuò per la sua strada senza fermarsi. Bruno allora, dopo aver preso anche lui una pietra affilata, disse a Buffalmacco:

"La vedi questa pietra? Bene: vorrei che colpire nei reni a quel furfante di Calandrino!"

Lanciò il ciottolo e colpì il povero Calandrino esattamente nel punto stabilito.

Prima con una scusa, poi con un'altra e fingendo di volersi liberare delle pietre tirandole nel vuoto, ma immaginandole dirette a Calandrino, per tutta la strada fino alla porta di San Gallo, continuarono a colpirlo con le pietre senza pietà.

Il ritorno a casa

Gli uomini che stavano di guardia alla porta, precedentemente avvertiti da Bruno e da Buffalmacco, quando si presentò Calandrino carico di pietre finsero di non vederlo e lo lasciarono passare.

Il poveretto, più convinto che mai di essere invisibile, corse come poté verso casa sua. Essendo l'ora di pranzo, non gli capitò di incontrare alcuna persona che lo salutasse e lo riconoscesse.

Arrivato a casa carico di sassi, vide sua moglie Tessa che lo aspettava in cima alla scala e con le mani sui fianchi

"È questa l'ora di tornare a casa?" gli disse. "Possibile che tu non sappia mai quando è il momento di mangiare? "Che il diavolo ti porti!"

'Dunque' pensò Calandrino 'lei mi vede. E se mi vede vuol dire che ho perso la pietra, oppure che le donne hanno il potere di fare perdere il loro potere ai talismani.'

Salì la scala di corsa e, presa la moglie per i capelli, iniziò a picchiarla.

La scoperta della beffa

Bruno e Buffalmacco, che lo seguivano a distanza, arrivati sotto la casa sentirono le grida della donna ed il fracasso della lotta che si stava svolgendo e che non prometteva di finire presto.

Dal basso chiamarono a gran voce Calandrino, che dopo essersi affacciato alla finestra li invitò a venire di sopra, dove i due trovarono la stanza piena di pietre sparse sul pavimento ed in un angolo la donna, con i capelli scompigliati, con i vestiti stracciati e con i lividi delle botte sul viso.

"A cosa ti servono tutte queste pietre? Vuoi costruire un muro?" chiese Bruno.

L'altro gli domandò che cosa avesse fatto sua moglie, per doverla trattare in quel modo.

Calandrino, che si era lasciato cadere, stanchissimo, sopra una sedia, non aveva neanche più il fiato per parlare.

Bruno, con faccia severa, si manifestò davanti a lui e gli disse:

"Che maniere sono queste? Ci porti al Mugnone per cercare la pietra fatata, successivamente ci abbandoni là come due sciocchi e te ne vai a discutere con tua moglie. Questo è l'ultimo scherzo che ci farai!"

"Compagni" rispose sforzandosi Calandrino "non arrabbiatevi. Le cose stanno in modo diverso. Pensate: avevo trovato la pietra! La avevo proprio trovata, quanto è vero che quando vi domandava te l'uno all'altro dove fossi, io ero lì vicino, a pochi passi.

Mi avete persino colpito con dei sassi credendo di tirarli nel vuoto! Guardate: ho un piede gonfio, ho una botta sul fianco e tre o quattro bernoccoli sulla testa. Sono addirittura entrato da porta San Gallo senza che le guardi mi vedessero. Abituati come sono ad impicciarsi negli affari di chiunque entri, se mi avessero visto con tutto quel carico mi avrebbero certamente fermato. Anche per la strada, quelli che incrociavo non si accorgevano di me, ve lo giuro.

Per mia fortuna, non ho incontrato donne. Ma arrivato a casa, ecco che questa sciagurata si manifesta davanti a me e fa perdere tutti i poteri alla pietra. Mi vede, capite! Dovete sapere che le donne hanno il dono di espropriare la magia ad ogni miracolo. Così ha privato la pietra del suo potere e mi ha reso l'uomo più disgraziato del mondo, quando potevo essere il più ricco. Per questo motivo le ho dato tante botte finché ho potuto e non so cosa mi trattenga dall'ucciderla. Maledetto il momento del nostro matrimonio."

Si era talmente infuriato mentre stava parlando, che si sarebbe gettato nuovamente sulla moglie, se Bruno e Buffalmacco non l'avessero trattenuto. Pur volendo ridere, i due cercarono di far capire a Calandrino che sua moglie non aveva alcuna colpa, perché lui, sapendo che le donne hanno il potere di far perdere alle pietre le loro potenzialità, quel giorno non avrebbe dovuto manifestarsi davanti a lei.

Se egli, contro ogni buon senso, aveva fatto ciò, era un segno che Dio voleva punirlo per aver provato ad ingannare i suoi amici non dicendo di aver scovato la pietra.

Vedendo che, a quelle parole, Calandrino si stava tranquillizzando, Bruno e Buffalmacco andarono in giro a raccontare del nuovo scherzo fatto, abbandonando l'amico con la casa piena di sassi e la moglie mal ridotta e malconcia da consolare.

Domande da interrogazione

  1. Chi è Calandrino e qual è la sua caratteristica principale?
  2. Calandrino è un pittore modesto di Firenze, noto per la sua stupidità, e spesso vittima degli scherzi di altri burloni come Bruno, Buffalmacco e Maso.

  3. Cosa racconta Maso a Calandrino riguardo al paese di Bengodi?
  4. Maso racconta a Calandrino di un luogo fantastico chiamato Bengodi, dove ci sono meraviglie come una montagna di formaggio parmigiano e un fiume di vino, e dove le pietre preziose sono usate come ghiaia nei giardini.

  5. Qual è la pietra che Calandrino cerca e quale potere si dice abbia?
  6. Calandrino cerca una pietra chiamata elitropia, che si dice abbia il potere di rendere invisibile chi la indossa.

  7. Come reagiscono Bruno e Buffalmacco alla scoperta di Calandrino sulla pietra dell'invisibilità?
  8. Bruno e Buffalmacco fingono di credere a Calandrino e si uniscono a lui nella ricerca della pietra, ma in realtà lo prendono in giro e orchestrano uno scherzo ai suoi danni.

  9. Cosa succede quando Calandrino torna a casa con le pietre?
  10. Quando Calandrino torna a casa, sua moglie Tessa lo vede, facendogli credere di aver perso il potere della pietra. Infuriato, la picchia, credendo che le donne possano annullare i poteri dei talismani. Bruno e Buffalmacco, intanto, raccontano a tutti dello scherzo.

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